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Pensione di vecchiaia e anticipata, le novità della riforma Monti e gli esempi pratici per capirle

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Cancellata la pensione di anzianità e le finestre: si passa a “vecchiaia” e “anticipata”. Di seguito, tutte le norme per capire quando si potrà andare in pensione Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha modificato radicalmente il sistema previdenziale italiano. Gli aspetti sui quali ci si è focalizzati maggiormente sono: 1. la conversione immediata al sistema di calcolo contributivo per tutti, 2. l’aumento più rapido dell’età di pensionamento delle donne del settore privato 3. ed il superamento delle pensioni di anzianità. Giovanni Sicali Nel Dl Monti (201/2011) ribattezzato “Salva-Italia”, c’è meno spazio per l’equità e più per i sacrifici. Fatte salve le varie forme come: gli assegni di invalidità, le pensioni di inabilità e le pensioni ai superstiti, dal primo gennaio 2012, il sistema pensionistico italiano si fonderà su due tipologie principali di pensioni: 1. la pensione di vecchiaia 2. e la pensione anticipata; Viene cancellata la pensione di anzianità con le sue quote ed è eliminato il meccanismo delle “finestre d’uscita” che obbligava chi aveva raggiunto i requisiti ad attendere il traguardo della pensione e rimanere al lavoro per 12 o 18 mesi. Ad Primum. LA NUOVA PENSIONE DI VECCHIAIA Si tratta della pensione che si ottiene con il raggiungimento della soglia d’età e con, almeno, 20 anni di contributi. • Nel 2012 gli uomini, sia autonomi che dipendenti, dovranno avere 66 anni di età; concretamente non v’è alcun aumento rispetto ai 65 anni di oggi, dal momento che prima vigeva il meccanismo della “finestra” che costringeva ad attendere l’anno successivo. Anzi, vi è beneficio per gli autonomi che avevano una finestra di 18 mesi e che, con i 66 anni di età, si risparmiano 6 mesi di lavoro. • Per quanto riguarda le donne del settore pubblico, anch’esse dovranno aver raggiunto i 66 anni. • Diverso il discorso per le lavoratrici del settore privato: le dipendenti andranno in pensione a 62 anni, mentre le autonome dovranno aggiungere a quell’età altri 6 mesi. La soglia per le lavoratrici del settore privato salirà a 66 anni nel 2018, ai quali dovranno essere poi aggiunti gli incrementi per l’aumento della speranza di vita. • Discorso particolare meritano invece tutti coloro che hanno iniziato la propria attività lavorativa a partire dal 1° gennaio del 1996 e che già godevano del sistema di calcolo completamente contributivo: fatte salve le regole della pensione di vecchiaia sopraesposte, dovranno anche far valere almeno 20 anni di contributi. Altrimenti dovranno attendere i 70 anni ed un’anzianità retributiva di almeno 5 anni. Gli adeguamenti. Nonostante l’obiettivo sia quello di uniformare i requisiti di età per la pensione di vecchiaia (obiettivo che sarà raggiunto nel 2018 quando l’età necessaria sarà di 66 anni e 7 mesi), ciò che continuerà a modificarsi saranno proprio i requisiti d’accesso a tutte le tipologie di pensioni, che si adegueranno in base agli incrementi della speranza di vita. Il primo adeguamento arriverà nel 2013 e sarà pari a 3 mesi; mentre dal 2021 viene stabilito che l’età per la pensione di vecchiaia dovrà essere, almeno, pari a 67 anni. Dopo i primi due adeguamenti triennali, 2013 e 2016, a partire dal 2019 l’adeguamento alla speranza di vita sarà biennale. Lavorare fino a 70 anni. Ma c’è un’altra importante novità: i lavoratori potranno scegliere, ed in questo caso avranno diritto al mantenimento del posto di lavoro, se svolgere la propria attività lavorativa fino al compimento dei 70 anni. Il motivo è semplice: grazie ai coefficienti di trasformazione della pensione calcolati fino all’età di 70 anni, l’importo della pensione crescerà al crescere dell’età del pensionando. Ad Secundum. LA PENSIONE ANTICIPATA Con la “nuova” pensione di vecchiaia, che rappresenta sicuramente l’aspetto preponderante, le vie d’uscita alternative sembrano essere davvero poche, fatta eccezione per la pensione anticipata. • Dal 2012, per ottenere questo trattamento sarà sufficiente avere un’anzianità contributiva pari a 42 anni ed 1 mese per quanto riguarda gli uomini; per il sesso femminile, invece, il requisito sarà di 41 anni e 1 mese. Il requisito, per le donne, crescerà di un mese all’anno per il 2013 ed il 2014. • Ma se la pensione è calcolata, anche parzialmente, con il metodo retributivo, sono però previste penalizzazioni per chi lascia prima dei 62 anni; infatti, la quota di pensione retributiva determinata fino alle anzianità contributive precedenti al 1° gennaio 2012, prevederà una riduzione dell’1% per due anni di anticipo e 2% per ogni anno rispetto alla soglia dei 62 anni. • C’è poi la possibilità per i lavoratori attivi dal 1° gennaio 1996 di conseguire la pensione anticipata all’età di 63 anni, a condizione che siano stati versati almeno 20 anni di contributi effettivi. • L’art. 24 comma 14 continua a prevedere la possibilità della pensione anticipata per le donne grazie alla legge 243/2004 e sperimentalmente fino al 31/12/2015. Le lavoratrici devono avere, al 31/12/2011, almeno 57 anni e non meno di 35 anni di contributi ma obbligatoriamente devono accettare la pensione calcolata col sistema contributivo (perdendo fino al 30% sul netto mensile rispetto all’importo con sistema di calcolo retributivo). Attenzione inoltre che, per il comma 5 dello stesso articolo 24, il pagamento della pensione avverrà il primo settembre dell’anno successivo se il requisito viene maturato entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento! (Per tale categoria infatti non viene abrogata, per il personale della scuola, la “finestra” decisa dal governo Berlusconi IV con la legge 14872011). Scompare la quota 96. La famosa “quota 96” (esempio 61 anni di età e 35 di contributi), nel corso del 2012, non varrà più: chi raggiungerà questa quota nel prossimo anno, rientrerà nella particolare categoria restrittiva prevista dall’articolo 24 del Dl del 6 dicembre 2011. • Costoro non potranno più accedere al pensionamento di anzianità che, con la manovra Monti, scompare. In questa situazione, quindi, non resterà che attendere la pensione di vecchiaia al compimento dei 66 anni di età, più gli adeguamenti legati alla speranza di vita che scatteranno dal 2013. Un esempio concreto di questo nuovo meccanismo: prendiamo un lavoratore di 60 anni che, nel 2012, raggiungerà i 36 anni contributivi. Con le regole vigenti fino al 31 dicembre 2011 sarebbe andato in pensione, a causa delle finestre, nel marzo del 2013. Con la riforma Monti invece dovrà aspettare sette anni, ossia quando avrà compiuto i 66 anni e 7 mesi utili per andare in pensione con la “vecchiaia” e/o i 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. • I lavoratori con un’anzianitá contributiva di almeno 35 anni al 31 dicembre 2012, potranno andare in pensione anticipata a 64 anni. Mentre le donne potranno andare in pensione di vecchiaia a 64 anni se al 31 dicembre 2012 avranno almeno 20 anni di contributi e 60 anni d’età. • Un contentino per questo lavoratore: avrà una pensione un po’ più consistente. Nota bene sui riscatti. Durante la scorsa estate il Governo Berlusconi aveva pensato ad una norma destinata a rendere non utili gli accrediti figurativi per il servizio militare e gli anni riscattati di laurea. Nel decreto legge firmato Monti non vi è alcun riferimento a questo punto; pertanto questi accrediti non subiscono cambiamenti nell’ambito della manovra. Di conseguenza, la contribuzione figurativa per servizio militare e per gli anni riscattati per il corso legale di laurea saranno considerati utili, ancora, sia ai fini della maturazione del diritto alla pensione, sia per la determinazione della misura dell’importo dello stesso.

Giovanni Sicali giovannisicali@gmail.com

da aetnanet

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