’offesa diretta nei confronti di un docente nel corso del consiglio d’Istituto è costata cara ad un dirigente scolastico di un istituto professionale siciliano.
La frase incriminata “lei dice solo stronzate” è stata, infatti, ritenuta dalla sezione penale della Corte di Cassazione sufficiente a configurare il reato di ingiuria ex art. 594 del Codice Penale.
La V sezione penale con la sentenza n. 37380 del 13/10/2011 ha osservato che “la collocazione dell’episodio in una riunione di docenti di un istituto scolastico, lo svolgimento dello stesso in presenza di colleghi quotidianamente impegnati in un’attività professionale comune a quella del soggetto passivo e la provenienza dell’espressione contestata da un immediato superiore di quest’ultimo sono elementi sicuramente rilevanti nel definire l’incidenza lesiva della condotta”.
In sintesi, dunque, anche ammettendo che l’espressione in questione possa essere stata diretta a censurare soltanto le opinioni espresse dalla docente e non la persona, vanno comunque tenuti presenti il decoro e l’onore della persona offesa, soprattutto in considerazione del contesto nel quale la frase è stata pronunciata e della qualità dei soggetti che hanno partecipato alla vicenda; perché, secondo la Suprema Corte, “il giudizio sulla lesione effettiva di detti beni non può pertanto prescindere dal considerare se, rispetto all’ambiente nel quale una determinata espressione è proferita, la stessa si limiti alla pur aspra critica di un’opinione non condivisa ovvero trasmodi nello squalificare la persona destinataria rispetto ai profili appena indicati”.
Così la Cassazione ha annullato la sentenza del tribunale di Enna rinviando ad un nuovo esame ad altra sezione della Corte d’Appello di Caltanissetta che tenga conto degli aspetti motivazionali indicati.