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Presidi, supplenti, graduatorie: il nuovo anno scolastico nel caos

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AVVIO DELL’ANNO SCOLASTICO tutto in salita. A meno di una settimana dal tradizionale collegio dei docenti del primo settembre, che apre ufficialmente le attività, nella scuola è ancora tutto in alto mare. Gli ex provveditorati (ora Ambiti territoriali provinciali) stanno facendo i salti mortali per concludere tutte le operazioni relative al personale della scuola entro settembre. Ma si andrà certamente oltre.
In pochissimi giorni occorre infatti nominare 30mila nuovi insegnanti a tempo indeterminato e 36mila amministrativi, tecnici e ausiliari appena immessi in ruolo 1; occorre effettuare i trasferimenti dei dirigenti scolastici e procedere alla nomina dei reggenti nelle scuole sottodimensionate e nelle sedi vacanti; bisogna conferire migliaia di supplenti, che per la prima volta dopo anni saranno individuati direttamente dalle scuole, possibilmente prima dell’inizio delle lezioni.              
   Tutte le operazioni sono però concatenate e le scuole non potranno convocare nessun supplente se i provveditorati non avranno terminato le operazioni di loro pertinenza. Il megaritardo accumulato dagli uffici periferici del ministero è causato dalle ricadute amministrative di scelte politiche maturate tra luglio e agosto, che rischiano di fare aprire i battenti alle scuole con migliaia di cattedre scoperte o, nella migliore delle ipotesi, con un balletto di docenti ad anno scolastico iniziato.

Su tutto incombe inoltre l’eventuale annullamento di diecimila immissioni in ruolo di altrettanti docenti, che saranno individuati da graduatorie dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale.

Graduatorie, alle quali i direttori scolastici regionali stanno aggiungendo l’ulteriore incognita di migliaia di immissioni in ruolo, per la maggior parte a vantaggio di supplenti meridionali, “accantonate” e date in supplenza ad un docente locale. Nella sola provincia di Brescia, su 47 docenti accantonati 19 sono siciliani, e la restante parte meridionale.

Per dare idea del caos in cui sono stati gettati i dirigenti centrali e periferici del ministero basta citare alcune circolari. “Si comunica – scrive lo scorso 24 agosto il direttore scolastico regionale della Lombardia, Giuseppe Colosio – a tutti gli aspiranti interessati inseriti nelle graduatorie ad esaurimento 2010/2011 ed in particolare coloro che risultano inseriti nelle graduatorie per effetto di esecuzione di ordinanze del commissario ad acta, che questo ufficio procederà al relativo accantonamento dei posti sino alla definizione dei giudizi avanti il giudice amministrativo con sentenza nel merito”.

Una indicazione ricevuta solo telefonicamente da Roma perché nessuno nella Capitale vuole assumersi la responsabilità di mettere nero su bianco il congelamento dei posti che darà luogo alla richiesta di risarcimenti onerosi.

Per la prima volta, quest’anno, le nomine in ruolo degli insegnanti saranno effettuate per un terzo dalle graduatorie dell’anno scorso e per la restante parte dalle nuove graduatorie. Il decreto sviluppo approvato a giugno prevedeva infatti la “retrodatazione di una parte” delle nomine in ruolo. Una procedura che agli addetti ai lavori appare illegittima e fatta col parere contrario degli stessi dirigenti ministeriali, che conoscono molto bene la materia. Le graduatorie del 2010/2011 sono già state infatti dichiarate illegittime dall’Alta corte e per di più sono relative alla stessa materia di quelle nuove.

Inoltre, i giudici si sono già pronunciati su queste graduatorie, arrivando al commissariamento del ministro Gelmini e consentendo l’inserimento “a pettine”, anziché in coda, di circa 3 mila supplenti che ora si ritrovano il posto per l’agognata immissione in ruolo “accantonato”.

Il Tar Lazio, con tutta probabilità, quando si esprimerà nel meritò della questione non potrà fare altro che confermare l’inserimento “a pettine” dei 3 mila supplenti “accantonati” che chiederanno il risarcimento del danno subito per la mancata immissione in ruolo e il pagamento dei relativi stipendi a decorrere, vista la retrodatazione della nomina dal 2010/2011, dal primo settembre dell’anno scorso.

Ma il direttore generale di viale Trastevere, Luciano Chiappetta, il 25 agosto fa sapere che anche per i docenti reclutati dalle vecchie graduatorie per effetto della retrodatazione della nomina, “la nomina ha decorrenza dall’anno scolastico 2011/12, con possibilità di retrodatazione dall’anno scolastico 2010/2011”. Una specie di rompicapo inestricabile che darà luogo ad un immenso contenzioso.

Intanto, la manovra economica di luglio ha costretto i provveditorati ad azzerare le procedure di trasferimento dei dirigenti scolastici avviate per tempo e a ricominciare tutto da capo. Perché nelle scuole sottodimensionate – con meno di 500 alunni o 300 nelle piccole isole e nei comuni di montagna – non potrà più andare un preside in pianta stabile ma solo un reggente: uno che ha già un’altra scuola da guidare.

Una norma che, per quest’anno, vale tuttavia solo nei confronti di dirigenti scolastici in scadenza di contratto. La restante parte dovrà fare le valigie l’anno prossimo. Reggente che occorrerà assegnare anche alle migliaia di sedi vacanti esistenti al momento.

Il rischio è che il primo settembre le scuole debbano celebrare il collegio di inizio anno senza il preside e ritardare tutte le attività con l’avvio delle lezioni che incombe. Gli uffici periferici del ministero, per garantire un capo d’istituto ad ogni scuola, dovranno lavorare anche sabato e domenica.

In tredici regioni e province autonome la prima campanella è prevista per lunedì 12 settembre. Le scuole entro quella data dovranno avere anche nominato i supplenti.
  (di Salvo Intravaia da la Repubblica)

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