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E alla fine i sindacati litigarono sulle immissioni in ruolo

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Tutte le volte che si raggiunge un risultato nel mondo della scuola tutti fanno a gara per arrogarsene la paternità. Mentre loro litigano, però, i precari pagano.
Sappiamo bene che da settembre saranno immessi in ruolo 30.000 docenti e 37.000 Ata e che si giungerà nel triennio a circa 130.000 assunzioni.

L’accordo è stato raggiunto con un compromesso visibile e non gradito a parecchie rappresentanze sindacali minori, mentre è stato sottoscritto da tutte le sigle confederali, a eccezione della Flc Cgil, che si riserva di firmare dopo che il Governo avrà dato alcune risposte alle sollecitazioni politiche su stabilizzazione e copertura degli organici. Il problema è il costo che i precari dovranno pagare per essere immessi in ruolo, con una lesione, a dire di molti, dei più elementari principi del diritto del lavoro: un maxigradone di 8 anni che procurerà perdite ingenti sugli stipendi per lunghi anni.
Ma, a quanto pare, per alcuni sarà un sacrificio sopportabile. La Gilda esulta con queste parole: “Ci sembra doveroso ricordare che i ricorsi che per prima la Gilda degli Insegnanti ha promosso per la stabilizzazione del rapporto di lavoro, hanno consentito di conseguire un importante risultato: infatti per la prima volta da molti anni tutti i posti in organico di diritto saranno destinati alle immissioni in ruolo.”, mentre commenta così il segretario generale Uil Scuola, Massimo Di Menna: “E’ un esempio positivo di sindacato utile e di relazioni sindacali moderne. Un cambio di passo rivoluzionario rispetto alla tradizione, per più ragioni. In questi mesi abbiamo convinto il Governo, negoziato in sede contrattuale, in un confronto basato sul merito delle questioni. Soggetti contraenti che determinano un risultato. E il risultato è sotto gli occhi di tutti, ottenuto per via pattizia, con un contratto. Uno scambio tra un aspetto della progressione economica, anche se limitato, a favore di tante persone che hanno stabilità nel lavoro in un momento di crisi.”
Nel frattempo Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc è fin troppo chiaro: l’accordo sarebbe una vera e propria truffa orchestrata da “alcuni ministri” (presumibilmente Tremonti, Brunetta e Sacconi) con il benestare (se non addirittura con la complicità) dei sindacati firmatari.
Ma la Cisl scuola replica con un duro attacco: “ La Flc Cgil esca dall’ipocrisia e dalle ambiguità: non può continuare a dire che tiene sospesa (?) la firma su un contratto già sottoscritto da tutte le altre sigle e nello stesso tempo affermare che si tratta di un accordo “a perdere”, ricorrendo alla collaudata tecnica delle “mezze verità” per tentare di darne dimostrazione. E’ una mezza verità fare il conto di quanto costa rinviare di sei anni uno scatto: l’altra mezza, che viene taciuta, è che nella stragrande maggioranza dei casi il rinvio sarà molto più contenuto, o addirittura non ci sarà affatto.”
Secondo la Cisl la strada da percorrere era una sola: “Le 67.000 assunzioni sono possibili proprio perché si è sottoscritto un accordo che consente di farle ad invarianza della spesa. Senza quell’accordo, non sarebbero state fatte: nel valutarne i costi, se ne deve tenere debitamente conto. Il sacrificio richiesto ai lavoratori, modesto e in moltissimi casi inesistente, è ampiamente ripagato da una stabilizzazione del lavoro che noi abbiamo ottenuto, mentre la Flc si limitava solo a sparare cifre ad alto effetto mediatico.”
La Cgil dunque, secondo la Cisl, bleffa: “E’ un accordo che, ancora una volta, vede unite quasi tutte le più importanti sigle sindacali, meno una. Una su cinque, più che mai convinta di essere l’ombelico del mondo sindacale, visibilmente infastidita dal fatto che siano altri, abituati a puntare alla sostanza più che all’immagine, ad ottenere un risultato che, dati i tempi, appare di straordinaria portata.”
Nel frattempo le immissioni in ruolo, tra le schermaglie dei sindacati, sono avvenute nel caos più totale, con assunzioni da ben cinque graduatorie, comprese quelle di coda, dichiarate a suo tempo incostituzionali. il decreto interministeriale che prevede l’utilizzo delle graduatorie di cui il D.M. 42 per il 50% delle immissioni in ruolo retrodatate all’1.9.2010 si prevede che sarà impugnato , con grave preoccupazione dei sindacati che hanno dato il loro assenso, Cisl Uil Snals e Fgu.
E’, infatti, giuridicamente corretto nominare parte dei nuovi assunti dalle vecchie graduatorie? Le nuove non annullano automaticamente le precedenti? Eppure la Lega, dopo il fallimento della proposta del bonus di 40 punti per chi non cambiava provincia, ha preteso che almeno 10mila posti fossero assegnati sulle vecchie liste. E però nessuno ancora sa al momento come, se tenendo conto delle sentenze del Tar o meno. E i precari della scuola sanno bene quale rischio corrono a essere nominati dalla vecchia graduatoria perché potranno diventare oggetto di ricorsi fondatissimi.
Non a caso a proposito è intervenuta l’associazione nazionale Professione insegnante con toni netti e recisi: “Per la prima volta, vigente una nuova graduatoria, pubblicata in tutte le province, si decide di regalare una quota parte delle immissioni in ruolo , 1 posto su tre, per un totale di 10.000 posti, agli aspiranti inseriti in graduatorie scadute, quelle delle code della vergogna, un grave vulnus, una procedura mai  praticata, illegittima, un cadeau alla Lega, che in tutti i modi aveva brigato contro il diritto  costituzionale al trasferimento per i precari e per vanificarlo aveva inventato con Pittoni  un fantomatico  bonus di  40 punti, avendo in questo la sponda di certi sindacati.”
Sindacati consenzienti e in lotta fra loro. Perché? Cerchiobottismo dilagante o malcelata piaggeria?
Mentre loro litigano, i precari pagano. Chissà, tra i due litiganti, chi è il terzo che gode. Ma, con lo scherzetto dei gradoni, possiamo immaginarlo…
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