Gio, 04/08/2011 – 09:17
orizzontescuola; – Sul sito sussidiario.net, Roberto Pellegatta, snocciola i numeri che dimostrano la possibilità di attivare TFA più corposi, a fronte dei risicati numeri anticipati dal MIUR. Il PD presenta una interrogazione parlamentare con la quale si chiedono chiarimenti sull’attivazione dei TFA e dei nuovi concorsi
Roberto Pellegatta non ci sta e, se i numeri che snocciola nel suo articolo sono effettivi, non si riesce a dargli torto. Infatti, il presidente dell’associazione DiSAL mette in evidenza come nei prossimi due anni i posti che potrebbero essere coperti sono 122.200 (per la ricostruzione del calcolo leggete l’articolo originale), dei quali il 50% da assegnare alle graduatorie ad esaurimento e il restante 50% a candidati vincitori di concorsi e quindi, sottolinea il Pellegata, da “aspiranti provenienti dai nuovi abilitati”.
Sarebbero, dunque, 61 mila i posti disponibili per i TFA che potrebbero essere banditi nei prossimi due anni. Una cifra ben lontana dai 5.000 precisti dalle tabelle calcolate dal MIUR. Se poi si considera anche la “mortalità universitaria” i numeri per le nuove abilitazioni arrivano a 70.000
Un’operazione che, però, presuppone il blocco degli aggiornamenti per le graduatorie ad esaurimento e l’avvio per il TFA entro novembre 2011 che garantisca una seria selezione e l’inclusione negli albi regionali degli aspiranti docenti entro luglio 2012.
D’altro canto, un docente precario inserito in graduatoria permanente o nelle ormai obsolete graduatorie di “merito” potrebbe obiettare e suggerire di utilizzare quei 122.200 posti che si libereranno nei prossimi due anni per sanare quella lunga agonia che costringe gli iscritti nelle lughe liste di docenti a TD a beccarsi come i polli di Renzo. Ed anche qui diventa difficile dar torto al nostro precario immaginario.
Il Partito Democratico, da canto suo, (con una interrogazione a firma Bachelt, Ghizzoni, Coscia, De Biasi, De Torre, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Russo, Siragusa), entra a gamba tesa sull’argomento chiedendo al Ministro chiarimenti sulla nuova formazione dei docenti e sui concorsi con argomenti non dissimili da quelli affrontati dal Pellegatta. Adesso la palla passa al Ministro.
Pubblichiamo il testo integrale dell’interrogazione
Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:
nel giugno 2008, bloccando un concorso di accesso per il quale erano in corso le procedure, il Ministro interrogato ha fatto cessare le scuole di specializzazione all’insegnamento secondario (SSIS);
nei mesi immediatamente successivi il Ministro stessa ha annunciato come imminente un nuovo sistema di abilitazione all’insegnamento;
all’inizio del 2009 la Commissione incaricata di formulare le relative proposte ha concluso i suoi lavori;
a settembre 2010, in una Conferenza stampa, il Ministro ha esaltato meritocrazia e apertura ai giovani del regolamento, appena firmato, del nuovo sistema di abilitazione;
dal febbraio del 2011 tale regolamento è in vigore;
a partire dall’aprile 2011, con successive comunicazioni (tra loro in parte contraddittorie), il Ministro ha invitato le università a istituire fin dall’anno accademico 2011-2012 le lauree magistrali previste dal regolamento, e molte di esse hanno provveduto;
malgrado ciò il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca non ha ancora dato notizia dei criteri con i quali sarà determinato il contingente di posti da mettere a disposizione del nuovo sistema formativo;
nelle settimane scorse gli uffici scolastici regionali hanno comunicato alle università dati sul «fabbisogno» per i tre anni scolastici dal 2012-2013 al 2014-15;
da tali dati risulta che in alcune classi di concorso il fabbisogno sarebbe nullo in tutta Italia (esempio: l’insegnamento delle materie letterarie nella scuola secondaria di 1o grado) e per la maggior parte delle altre sarebbe limitato a poche unità in poche regioni;
fabbisogni così modesti appaiono in flagrante contraddizione col fatto che in diverse province, dopo tre anni di blocco dei meccanismi di abilitazione, un crescente numero di laureati non abilitati riceve incarichi di insegnamento;
fabbisogni così modesti appaiono altresì incongruenti con gli oltre 100 mila incarichi a tempo determinato (annuali su posti vacanti o fino alla fine delle attività didattiche) conferiti nel 2010-2011, dei quali il saldo di nuove assunzioni, cessazioni e tagli non copre neppure la metà;
dopo tre anni di annunci (ultimo il 24 luglio 2011) il provvedimento ministeriale sulle nuove modalità di reclutamento che la legge delega coordinava con la nuova formazione iniziale non ha ancora visto la luce;
la legge tuttora vigente dispone che metà dei posti disponibili per il reclutamento degli insegnanti sia assegnato sulla base delle graduatorie permanenti (ora a esaurimento) e l’altra metà per pubblico concorso, ma l’ultimo concorso pubblico i cui vincitori alimentano questo secondo canale risale a più di dieci anni fa -:
se il Ministro, che nel 2008 denunciava che gli insegnanti italiani sono i più anziani di Europa e oggi esalta una scuola italiana che grazie al suo nuovo sistema di formazione iniziale sarà finalmente dotata di insegnanti validi, sia al corrente del fabbisogno incredibilmente scarso appena citato che non appare coerente con le esigenze di ringiovanimento della classe docente, nonché proporzionato allo sforzo in corso per l’avvio della nuova formazione iniziale;
in quali tempi il Ministro intenda attivare il tirocinio formativo attivo, che, nel regime transitorio, offre la prima opportunità di abilitazione a chiunque si sia laureato dal 2007 in poi;
se, data l’assenza di nuove modalità di reclutamento, il Ministro intenda almeno, secondo la legge vigente, bandire concorsi che, sulla base del merito e di un adeguato contingente di posti, consentano tanto ai migliori insegnanti già in graduatoria di accelerare il proprio ingresso negli organici, quanto ai migliori laureati degli ultimi anni, conseguita la nuova abilitazione, di giocare le proprie opportunità.
(5-05222)