aetnanet – L’esercito di precari della scuola italiana sta per essere investito dal piano triennale di immissione a ruolo deciso dal governo. Tra insegnanti e personale Ata (amministratori, tecnici e ausiliari) saranno 67mila a conquistare un contratto a tempo indeterminato. Un intervento che coinvolgerà, secondo i primi calcoli, circa un migliaio docenti della provincia di Brescia che al momento lavorano a tempo determinato. Non ancora definite dal governo le metodologie di reclutamento ma su questo punto sono già scoppiate le polemiche. Per il direttore dell’Ufficio scolastico regionale ed ex provveditore di Brescia, Giuseppe Colosio, la nostra provincia non soffre soltanto del problema dei precari della scuola ma anche della carenza di dirigenti scolastici.
E il primo anno della scuola riformata dal ministro Gelmini è passato. D’obbligo un bilancio di un anno scolastico che si ricorderà, nel bene e nel male, per molto tempo.
«Nei fatti la riforma che porta la firma del ministro Gelmini, che quest’anno ha coinvolto la scuola secondaria superiore, è andata bene. Le polemiche ci sono state ma sono state tutte polemiche di principio. In fondo nella maggioranza dei casi non si è trattato che di applicare dei modelli già sperimentati. Senza dubbio qualche problema c’è stato: la riduzione delle ore di lezione, per esempio, ha creato non poche preoccupazioni ma si deve capire che la permanenza sui banchi di scuola deve essere proporzionata alla necessità di apprendimento».
Degli ultimi giorni il via libera da parte del governo alle assunzioni a tempo indeterminato (in ruolo) di 67mila precari della scuola (30mila cattedre e 32mila personale Ata) in tre anni..
«La novità non è tanto che si assuma, perchè questo succede ogni anno nella scuola. La vera novità è che c’è un programma triennale di immissioni. La stabilizzazione di migliaia di docenti, credo, darà una scossa al settore e produrrà risultati positivi. Il piano triennale è un provvedimento che toccherà in maniera significativa la Lombardia. La nostra regione possiede il più alto numero di insegnanti d’Italia, intorno alle 25-30 mila persone. E’ chiaro che poi tutto deve sempre essere fatto in base alle esigenze del bilancio perchè nulla si può fare se non ci sono i finanziamenti».
Le cifre parlano di 67mila immissioni in ruolo nei prossimi tre anni a livello nazionale. Quali le previsioni su Brescia?
«Con un calcolo approssimativo si può dire che, se in tutto il Paese saranno assunti 32 mila docenti precari e 5-6 mila in Lombardia, a Brescia saranno interessati dal provvedimento circa un migliaio di insegnanti. Un ritmo di assunzioni che difficilmente si realizza in altri comparti soprattutto in questi anni di crisi».
Un intervento che non è immune da polemiche. In particolare rispetto alle modalità di selezione dei docenti. Si attingerà dalle vecchie graduatorie o dalle nuove? O con una modalità mista?
«Per il momento nessuno può ancora dire quale sarà la metodologia applicata, non ci resta quindi che attendere le decisioni del governo. Per quando mi riguarda penso che lo strumento delle graduatorie nazionali sia sbagliato e ha già dimostrato in molto casi tutta la sua fragilità. Prima si parla di graduatorie permanenti, poi di liste a esaurimento e poi ancora di inserimento a pettine senza che questo porti a dei vantaggi. Credo che il reclutamento a livello nazionale sia una dimensione troppo ampia.
Quest’attività dovrebbe essere, invece, portata avanti dalle istituzioni scolastiche stesse, attraverso un reclutamento più mirato».
Quali allora le alternative?
«E’ necessario tornare a forme di reclutamento legate alla professionalità. Credo che il concorso sia lo strumento che produce il male minore. Con le graduatorie è come comprare a scatola chiusa, non posso guardare in faccia l’insegnante che sto assumendo, non posso verificare la sue capacità. Per chi ha il compito di scegliere, i docenti in graduatoria non sono altro che punteggi sulla carta,. Non voglio poi prendere in considerazione l’ipotesi di punteggi gonfiati, ma è una possibilità esistente visto il poco controllo che c’è. La scelta di utilizzare le graduatorie era nata con una funzione garantista ma ora è tempo di cambiare, di affidarsi ai concorsi.
Sfortunatamente per tutti i danni che hanno provocato le graduatorie ce li porteremo dietro per i prossimi dieci anni».
L’inizio del nuovo anno scolastico è vicino ma a Brescia mancano ancora all’appello decine di dirigenti scolastici.
«Questo è un grosso problema presente nel territorio bresciana a cui però, almeno per quest’anno, non c’è soluzione. Il buco a Brescia è all’incirca di 70 dirigenti, più o meno il 45 per cento di quelli di cui la scuola bresciana necessita. Per fortuna è stato bandito il concorso per dirigenti, ma nell’immediato la nostra città dovrà comunque ricorrere alle reggenze. A proposito è proprio di ieri la notizia che possibiamo trattenere in servizio alcuni pensionati per arginare una difficoltà oggettiva di gestione. In Lombardia mancano 500 dirigenti scolastici. Spero si arrivi presto a una soluzione perchè la situazione ormai è al limite».
(da http://www.bresciaoggi.it)