A svelare il mistero non sono i sindacati della scuola che in questo mare sconfinato hanno scelto di navigare, usufruendo, sia delle quote mensili dei lavoratori, e sia del distacco per avere più tempo da dedicare ai colleghi, né i politici, dell’opposizione e no, che con le leggi hanno a che fare, ma un attento osservatore come Reginaldo Palermo de La Tecnica della Scuola che ha sede nella periferia della Nazione, a Catania, relativamente al dubbio se le promesse 67mila assunzioni di altrettanti precari (30.500 docenti e 36.700 Ata) partiranno da quest’anno oppure nell’arco di tre. E a guardare bene le sue note sembra proprio che abbia proprio ragione nel momento in cui fa osservare una sibillina (che poi non lo è) dichiarazione, che anche noi abbiamo pubblicato, del ministro Brunetta e inserita nel testo della Legge:
“l’adozione del piano di assunzione è subordinato agli esiti di una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola nel rispetto del criterio dell’invarianza finanziaria”. Che vuol dire? Palermo svela il giallo (ma quanto gialli misteriosi stanno mettendo in fibrillazione la nostra scuola?): “il piano non è automatico ma è subordinato alla stipula di un contratto nazionale che preveda che le nuove assunzioni non determinino oneri aggiuntivi” e questi oneri aggiuntivi per lo Stato non possono essere altro che la mancata corresponsione di tutti gli arretrarti derivanti dalla ricostruzione di carriera di cui tutti gli insegnanti, visto che quasi tutti sono passati da anni di precariato, hanno subito i benefici e per norma contrattuale. Da un lato dunque si sbandiera da parte della maggioranza al governo della immissione in ruolo di un numero comunque insufficiente di docenti e di Ata, si innalzano quasi altari alla Gelmini, un po’ tutti gli operatori della politica e del sindacato si prendono gli allori di questa miseria ma poi si capisce che se si vuole fare passare il piano di assunzione bisogna modificare le norme contrattuali in vigore. E dove si prendono infatti i denari per pagare la ricostruzione di carriera di docenti con decenni di precariato sulle spalle? L’argent fait la guerre e se manca la guerra è persa. “La prossima settimana”, conclude Reginaldo Palermo, “i sindacati potrebbero essere messi di fronte ad una scelta difficile: mantenere le regole attuali sulle ricostruzioni di carriera e quindi accettare il rinvio del piano di assunzioni a tempi migliori oppure accettare di fatto l’azzeramento di tutto il servizio pre-ruolo e dare il via libera alle nuove assunzioni. Se sarà così, la scelta sarà comunque difficile.” Gettiamo un pronostico sul tappeto verde di questo gioco ormai senza più regole per salvare una Nazione che qualcuno (chissà chi? visto che le molte colpe sono senza madri ma con molti padri e madri i pochi meriti) ha gettato sul lastrico: la solita Flc-Cgil si opporrà, non così i sindacati cosiddetti concertativi che pur di portare a casa qualche risultato accetteranno la proposta del Ministero.
Pasquale Almirante
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da aetnanet.org