Mer, 06/07/2011 – 11:52
da orizzontescuola – Abbiamo chiesto a Maria Teresa De Nardis, membro e per molti anni referente del Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici (che raggruppa per la maggior parte docenti utilizzati in altri compiti), un intervento sulle novità in materia di docenti inidonei introdotte dalla manovra approvata dal Consiglio dei Ministri a fine giugno e che tante polemiche hanno suscitato.
D. Intanto. Di che cosa si occupano i docenti inidonei utilizzati nelle scuole?
R. Indicativamente di tutti i compiti relativi ad attività di supporto all’insegnamento, per esempio:
- servizio di biblioteca e documentazione;
- organizzazione di laboratori;
- supporti didattici ed educativi;
- supporto nell’utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche;
- attività relative al funzionamento degli organi collegiali e ogni altra attività deliberata nell’ambito del progetto d’istituto.
D. Una risorsa o un fastidio?
R. I docenti inidonei all’insegnamento costituiscono una risorsa per la scuola perché svolgono compiti che altrimenti non potrebbero essere svolti da altri, visto anche l’aggravio di lavoro dei docenti curriculari e la scomparsa delle ore “a disposizione”.
D. In questi giorni, i docenti inidonei sono saliti alla ribalta delle coronache a seguito di alcune novità inserite nel decreto della manovra. Potresti chiarirci quali sono tali novità rispetto alla normativa vigente?
R. A) La Finanziaria 2008 e l’ultimo contratto collettivo che regola l’utilizzazione dei docenti inidonei prevedevano l’istituzione di un ruolo ad esaurimento finalizzato alla mobilità, che è stato bypassato. B) La mobilità – all’interno del comparto Scuola oppure verso altri Enti – era prevista in maniera volontaria; se il docente inidoneo non avesse accettato la mobilità, avrebbe potuto optare per il pensionamento con gli anni maturati. Anche la possibilità di pensionarsi è stata cancellata. (In altri settori è previsto il pensionamento anticipato per il personale in esubero).
D. Come commenti la perdita dello status di docente prevista dal decreto, pur mantenendone il livello stipendiale?
R. Innanzitutto non è vero che si mantiene il livello stipendiale: ciò avviene solo al momento del passaggio, ma la quota di stipendio eccedente rispetto al ruolo di arrivo verrà riassorbita progressivamente.
D. Questo è un punto sul quale alcuni sindacati hanno voluto rassicurare i docenti inidonei. Potresti essere più specifica?
R. Questo significa che gli inidonei divenuti ATA non avranno più aumenti stipendiali, finchè lo stipendio degli ATA non avrà raggiunto quello degli inidonei.
D. Concordi con quanto sostenuto dal segretario della FLCGIL Pantaleo secondo il quale ci troviamo di fronte ad “una norma palesemente penalizzante per i professori, che si troverebbero a ricoprire ruoli da personale Ata”?
R. La norma non è penalizzante solo per la “dignità” dell’insegnante: negli ultimi 10-15 anni i docenti utilizzati in altri compiti – soprattutto nelle biblioteche – hanno partecipato a corsi di formazione e aggiornamento, master, progetti finalizzati al miglioramento dell’offerta scolastica e sono in gran parte portatori di specifiche competenze che verranno dequalificate e perse per il patrimonio culturale della Scuola pubblica.
Inoltre molte biblioteche scolastiche, che sono curate dalla maggior parte dei docenti inidonei, chiuderanno provocando la cancellazione di un servizio e di conseguenza un grave impoverimento culturale. Solo in Italia non viene riconosciuto il ruolo importantissimo delle Biblioteche scolastiche, che invece è valorizzato in altri paesi europei, dove il bibliotecario è considerato un valore aggiunto
D. Altra critica mossa al decreto è la mobilità regionale e interregionale dei docenti inidonei. Scrima, segretario CISL scuola, ha attaccato duramente il Governo su questo punto, tacciando di unilateralità il decreto. Si tratta di uma materia, ha sostenuto il segretario, sulla quale “devono valere le prerogative della contrattazione”.
R. Questa è un’altra aberrazione: non si tiene in alcun conto che si tratta di personale con problemi di salute, che difficilmente può affrontare un trasferimento o lunghi tragitti.
Come Conbs abbiamo lottato insieme ai sindacati, anche con manifestazioni pubbliche, per 6 anni, dal settembre 2002 quando si conobbe la prima bozza di Finanziaria che penalizzava i docenti inidonei, perché la materia venisse regolamentata da un contratto condiviso. Ci sono state una sentenza del Consiglio di Stato e due della Corte Costituzionale: pare che tutto questo sia accaduto invano e siamo tornati, dopo 9 anni, al punto di partenza.
Si ricordi che i docenti inidonei sono stati dichiarati tali da una commissione medica su validi motivi di salute e sottoposti più volte a visite di controllo. Inoltre avrebbero potuto andare in pensione mentre hanno scelto di restare nella scuola perché si ritengono ancora utili. In più molti docenti inidonei sono tali per malattie contratte per causa di servizio. C’è anche da valutare che il disagio psico-fisico (burnout) è un grave pericolo che si aggira fra gli insegnanti e la loro salute dovrebbe essere tutelata, non minacciata.
D. Abbiamo appreso che gli ATA precari non sono affatto contenti…
R. Infatti, il governo vuole scatenare una “guerra fra poveri”: 5-6000 docenti inidonei trasferiti nel ruolo ATA creerebbero altrettanti disoccupati fra gli ATA precari. Senza contare che si ritroverebbero negli uffici e nei laboratori persone esperte in altri campi, ma che non sanno nulla del nuovo lavoro. La loro formazione comporterebbe un ulteriore aggravio alla spesa pubblica.
D. Esistono altri inidonei negli apparati dello Stato?
R. Si, ci risultano sicuramente nelle Forze armate e nella Sanità, forse anche in altri comparti. Questa norma è un precedente molto pericoloso per tutti i lavoratori (il medico potrebbe divenire infermiere….). Sarebbe anche da valutare se è costituzionale o meno….
D. Avete intenzione di rivolgervi alla politica per modificare la nuova normativa? State contemplando un intervento legale?
R. Sicuramente. Il Conbs sta valutando tutte le azioni utili a tale scopo. Nel 2003 facemmo ricorso al Giudice del lavoro e poi il ricorso arrivò alla Corte Costituzionale: non è escluso che la cosa si ripeta.
Ti ringraziamo per aver fatto chiarezza su un argomento così importante e delicato.
Grazie a voi. Approfitto per ricordare il link del Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici: http://conbs.altervista.org/