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Immissioni in ruolo, la storia infinita

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Si annuncia, e non viene smentito dal ministro Gelmini, un piano triennale di assunzioni su tutti i posti vacanti e disponibili. Ma a ben guardare nel passato di queste vecchie promesse, ci sono dati inquietanti. I ministri dell’istruzione, infatti, hanno sempre dovuto fare i conti con i ministri dell’economia.
Infatti, che fine hanno fatto le decine di migliaia di immissioni in ruolo di cui parlava Letizia Moratti nel febbraio 2005? E quelle di cui parlava il ministro Fioroni? Ma dov’è finita la tanto sbandierata copertura di tutti i posti vacanti e disponibili? Altro che dimezzamento del precariato storico: addirittura negli anni 2002/2003 e 2003/2004, grazie alla solita sforbiciata di Tremonti, non ci fu nessuna immissione in ruolo.
E se rileggiamo con attenzione, già l’art. 1bis della legge 143/2004 stabiliva “un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato che, nel corso del prossimo triennio, consenta la copertura dei posti disponibili e vacanti”, da definire con decreto interministeriale.
Ripercorriamo, dunque, per un attimo la storia delle immissioni in ruolo negli ultimi dieci anni. Ci renderemo conto che è la storia di mille promesse fatte e mai mantenute.
Per l’anno scolastico 1999/2000, nell’agosto del 1999 il Ministro Berlinguer, con il D.M. n. 207 del 30 agosto 1999, programma 24.500 assunzioni a tempo indeterminato per il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario delle scuole e istituti di ogni ordine e grado.
Per l’anno scolastico 2000/2001 nel novembre 2000 il Consiglio dei Ministri nella seduta del 18 (Ministro De Mauro), decide 40.000 nomine in ruolo per il personale docente, educativo e Ata. Contestualmente viene varato un piano triennale di assunzioni in base all’atto di programmazione del ministro della pubblica istruzione, concernente il personale del settore della scuola per gli anni scolastici 2000/2001, 2001/2002 e 2002/2003, pari a 103.000 unità complessive, “in ragione del fabbisogno complessivo accertato di personale docente, educativo e Ata” (si legge nella motivazione).
Per l’anno scolastico 2001/2002 nell’agosto 2001 arriva il nuovo Governo Berlusconi e il Ministro Moratti, nella giornata del 3 agosto 2001, fa varare 35.000 assunzioni in ruolo. Si tratta dello stesso contingente di assunzioni già previsto e finanziato dal Governo Amato nel piano triennale dell’anno precedente. Al primo settembre 2001 però non si fanno solo 35.000 assunzioni, ma ben 60.000. E questo perché delle 40.000 dell’anno precedente solo una parte (poco più di 10.000 e solo dalla prima fascia delle graduatorie permanenti ereditata dal passato) furono effettivamente fatte. 
Il Ministro Moratti si trova così a fare 60.000 assunzioni e se ne arroga subito il merito. In realtà erano state tutte decise e finanziate non dal suo Governo, ma dal precedente.
Per l’anno scolastico 2002/2003 il Ministro Moratti, per effetto del “patto” sottoscritto con il Ministro dell’Economia Tremonti sui tagli al personale della scuola, non effettua alcuna immissione in ruolo. E’ la prima volta che accade nella storia recente della scuola. Quindi, non viene completato il piano Amato, già finanziato, il quale per il terzo anno 2002/2003 prevedeva altre 28.000 assunzioni.
Nell’anno scolastico 2003/2004 il copione si ripete e ancora non si fa nessuna immissione in ruolo per il secondo anno consecutivo.
Nell’anno scolastico 2004/2005 c’è una sorta di “ripensamento”: si autorizza l’assunzione di 15.000 unità di personale (12.500 docente e 2.500 Ata).
Nell’anno scolastico 2005/2006 il Governo Berlusconi autorizza il Ministro Moratti a fare 40.000 assunzioni (35.000 docenti e 5.000 Ata).
Poi, ad ottobre 2005 – anziché a gennaio – il Governo vara il piano pluriennale di assunzioni in attuazione della Legge 143/2004 in cui si prevedono altre 20.000 assunzioni per l’anno scolastico 2006/2007 e 10.000 per il 2007/2008. In tutto 30.000 posti per il solo personale docente e nulla per il personale Ata. Con tale piano sia il Ministro sia il Governo disattendevano, ancora una volta, il mandato della legge che prevede la copertura di “tutti i posti vacanti e disponibili”.
Nel frattempo la Moratti sbandierava ai quattro venti che in passato nessun Governo aveva fatto tante immissioni in ruolo quanto lei.
In effetti, se si sommano le 24.500 immissioni del Ministro Berlinguer nel 1999/2000, alle 103.000 del piano triennale del Ministro De Mauro, e cioè: 40.000 del 2000/2001; 35.000 nel 2001/2002 e 28.000 da fare nel terzo anno 2002/2003 (poi rinviati di 2 anni e ridotti dalla stessa Moratti a 15.000), si vede chiaramente che: 
– 127.500 assunzioni in ruolo erano previste e finanziate dal precedente Governo tra il 1999 ed il 2003;
– 70.000 ne prevedeva il Ministro Moratti tra il 2005 ed il 2008 di cui 40.000 già fatti e 30.000 da fare.
Poi è arrivato Fioroni, il ministro col cacciavite. E anche qui grossi numeri. Altro che la Moratti. 
Fioroni si proponeva con un piano triennale di assunzione di ben 150mila unità. Numeri stratosferici. E invece, subito dopo, la Finanziaria, che Tommaso Padoa Schioppa ha portato in Parlamento, prevedeva il taglio di 50 mila posti nella scuola. Poco meno di 42 mila cattedre e poco più di 8 mila posti di personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), il tutto in appena tre anni. E, così, l’entusiasmo iniziale per le 150 mila immissioni in ruolo annunciate dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, cominciò a smorzarsi. Il resto è storia nota. Unica annata buona, come per il vino, il 2007 con 50mila docenti e 10mila ata, poi nel 2008 25mila docenti e 7mila Ata. E infine il crollo del 2009, appena 8.000 docenti e 8.000 Ata. Parimenti nel 2010: 10mila insegnanti, 6mila Ata.
Che fine hanno fatto le assunzioni su tutti i posti vacanti e disponibili? Se adesso gli organici sono bloccati, le immissioni si faranno solo in base ai pensionamenti e non sul numero dei posti effettivamente disponibili? In sintesi non c’è stato mai un solo governo che sia riuscito a chiuderla definitivamente con questo annoso precariato storico. Certo è frutto di politiche dissennate, di abilitazioni a buon mercato, di pasticci vari, della mancanza di una reale programmazione. Ma ormai c’è e va affrontato, sono parole del governo “per risolvere definitivamente un problema nato nei decenni passati, a causa di scelte politiche irresponsabili che hanno fatto lievitare fino a 250.000 il numero degli insegnanti abilitati, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento”.

Speriamo, ma i dati precedenti non ci confortano, in questo nuovo, tanto vecchio piano di immissioni della Gelmini.

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