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Riceviamo e pubblichiamoInviato il 24/06/2011 alle 11:24 pm

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 Ci sono molti aspetti che non vengono sottolineati e molte falsità che vengono mascherate per far passare per equo il “bonus di permanenza”.
Viene continuamente sbandierata la scelta di chi nel 2007 ha deciso di trasferirsi in province del nord. Senza dubbio è dura allontanarsi dal proprio ambiente. Anch’io nel 2002 dal sud sono stato costretto a puntare su una provincia lontana per lavorare. La mia scelta nel 2007 è stata quella di tornare al sud, avendo accumulato un punteggio che, nella mia provincia di residenza, mi prospettava l’immissione in ruolo da lì a pochi anni. I tagli perpetrati da questo governo e i trasferimenti da fuori provincia hanno vanificato ogni progetto di vita nella mia provincia di attuale residenza. E quando qualcuno cerca di far passare la tesi che anche al nord ci sono stati tagli afferma una grande verità, e dovrebbe avere il pudore di dirlo a bassa voce, ma dimentica di dire che al sud, in proporzione al personale che da anni offre a tempo determinato il proprio servizio allo Stato, i posti sono di gran lunga inferiori a quelli disponibili nelle province del centro-nord. Non è certo un caso se al sud con punteggi superiori di molto ai 100 punti si spera in supplenze brevi, mentre al centro-nord si è immessi in ruolo con anche 50-60 punti (parlo del mio settore).
E che si smetta di dire che al sud i voti sono gonfiati. Il punteggio attribuito per il concorso va da 3 a 12, con una differenza di appena 9 punti. Non credo che al nord abbiamo ottenuto tutti il minimo nelle procedure concorsuali e al sud tutti il massimo. I punti per altri titoli (corsi e/o master) sono massimo 10 e tanto al nord quanto al sud figurano punteggi per altri titoli. Tra l’altro le graduatorie delle province del centro e del nord sono piene di meridionali! Credo che quindi si possa convenire che questo è un falso problema!
A chi legge vorrei che fosse chiaro che i supplenti con 100, 200 punti hanno lavorato per anni e anni per raggiungere tali punteggi. Un punteggio così alto determina oltretutto un bagaglio esperienza lavorativa enorme. E un governo che sbandiera la ricerca delle professionalità e delle competenze dovrebbe tener conto di quest’aspetto e non regalare 40 punti per la sola permanenza in provincia.
E veniamo al bonus.
Si cerca di farlo passare per equo ma tutti sappiamo che è un meccanismo che, di fatto, per molti può vanificare l’aspettativa lavorativa in caso di trasferimento in altra provincia.
Si cerca di farlo passare per giusto per dare giustizia a chi ha fatto una scelta nel 2007. Ma forse dimentichiamo, o meglio facciamo finta di dimenticare per avvalorare tesi di parte, che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il decreto del 2007, nella parte in cui non permette il trasferimento da una provincia all’altra. Capisco i timori di chi teme di essere scavalcato in graduatoria, ma il diritto è dettato dalla Costituzione. Il bonus cerca di raggirare la Costituzione non di seguirne i dettami! Tra l’altro vorrei ricordare che la prima sentenza del TAR del Lazio contro il blocco del trasferimento risale al 2008. Se solo adesso i governi hanno deciso di applicare la Legge è una loro colpa, non di chi sceglie di trasferirsi. Un braccio di ferro inutile durato tre anni che ha causato confusione e false aspettative.
Hanno preferito metterci gli uni contro gli altri per cercare di indebolire la protesta contro i tagli!
Se chi teme di essere scavalcato fa riferimento ad un’assicurazione illegittima (il blocco dei trasfermenti da provinvia a provincia bocciato dalla consulta) e si sente tradito, anch’io mi sento tradito dalla disettasa promessa di assunzione di 100mila docenti e ata in tre anni!
L’on, Pittoni che tanto tiene a cuore le promesse dei passati governi perchè non comincia a mantenere le promesse di assunzione e lotta per ripristinare i posti persi a causa delle loro tagli?
L’on. Pittoni ritiene il bonus costituzionale facendo un parallelo con quanto spettante al personale di ruolo secondo il CCNL. Un’altra inesattezza!
I punti per continuità nella stessa sede spettanti al personale di ruolo sono attribuiti nell’ottica della continuità didattica. Tra l’altro vengono persi solo quando si ottiene il trasferimento in altra sede lavorativa.
Per il personale non di ruolo, invece, si perderebbero per la sola iscrizione in graduatoria di altra provincia, andando a determinare una disparità di accesso a vantaggio di chi era già iscritto in quella determinata provincia.
Nel caso dei docenti di ruolo i punti di continuità nella stessa sede favoriscono la mobilità nel caso di scelta di trasferimento in quanto concorrono alla stesura degli elenchi per i trasferimenti nella sede d’arrivo.
Nel caso del bonus di 40 punti il meccanismo è inverso e di ostacolo alla mobilità!
Non dimentichiamo, poi la cosa più importante: per il personale di ruolo più o meno punti di bonus favoriscono la permanenza nella stessa sede in caso di esubero o favoriscono la mobilità in caso di scelta di trasferimento. In ogni caso si tratta di personale assunto a tempo indeterminato e la questione verte solo sulla sede lavorativa.
Nel caso del personale non di ruolo il bonus va a creare una disparità nella procedura di reclutamento.
Non basta dire che ne avrebbero diritto tutti, nel caso in cui non si trasferissero, per vestire il bonus di costituzionalità, è necessario che determini un meccanismo che favorisca le pari opportunità di accesso al lavoro.
Il bonus di 40 punti vuole solo essere una tutela per chi non si trasferisce, mala Costituzione per fortuna è a tutela di tutti.

Luca Paradiso

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