A una prima lettura, sembra tutto ok, anzi. Sapere che la scuola italiana, da qui a 4 anni, ha bisogno di 23 mila nuovi docenti da abilitare alla professione può apparire addirittura consolante, dal punto di vista delle opportunità formative ma anche occupazionali. Ma quando si leggono i dati disaggregati per grado di scuola e per classe di concorso, la percezione cambia radicalmente.
Perché i 23 mila docenti che le università potranno formare fino al 2015 si traducono tra primaria e secondaria, spalmati tra matematica, lettere, inglese e lingue, storia e filosofia, latino e greco, e poi suddivisi su tre annualità accademiche, in una manciata di posti. Risicate chance lavorative che parlano di una professione in declino, in cui c’è poco spazio per nuovi docenti. In alcuni casi, come per esempio la classe 050 alle superiori, ovvero Lettere, vi sarebbero in tutta Italia solo 75 posti disponibili da occupare. Del resto, ci sono già circa 230 mila insegnanti abilitati, quelli delle graduatorie permanenti, che vanno immessi in ruolo. Una situazione choc che, se confermata, renderebbe l’organizzazione di alcuni nuovi corsi un affare in perdita per le università. Già, perché i nuovi percorsi abilitanti previsti dalla riforma Gelmini (laurea magistrale e tirocinio attivo) sono blindati: per evitare il formarsi di nuovo precariato, gli atenei formeranno solo in base ai flussi programmati a livello regionale. Le prime stime sul fabbisogno di nuovi docenti fatte dal ministero dell’istruzione, università e ricerca sono state trasmesse in questi giorni ai direttori scolastici regionali. Obiettivo: prendere contatto con le varie università del territorio perché queste abbiano l’ordine di grandezza dei corsi di laurea a decorrere dal 2012. ItaliaOggi ha avuto modo di leggere le stime. Complessivamente, ci sono 23.200 disponibilità per la formazione: 4.550 per il 2012/2013; poco più di 7.400 per il 2013/2014 che salgono a 11.200 per il 2014.2015. L’ordine di scuola più affamato sarà la scuola media con 8.200 nuovi docenti, seguito dalla secondaria di secondo grado con 5.100 e poi la scuola dell’infanzia quasi a quota 5 mila e la primaria a poco meno di 4.900. Le stime sono state elaborate tenendo conto, su un organico di 605 mila unità, dei posti vuoti in organico e delle cessazioni dal servizio che si avranno, a legislazione vigente. Sommando i due dati, vanno poi sottratti gli abilitati ad oggi già iscritti in graduatoria. Ovviamente le stime non sono in grado di dire cosa accadrebbe in caso di ulteriori strette sugli organici.
A spulciare i dati emerge per esempio che per la Campania alle superiori la classe di concorso A013, Chimica, avrà una disponibilità di 4 posti; A034, ovvero elettronica, in Abruzzo avrà un fabbisogno di zero docenti per il 2012, sempre zero per il 2013 e un solo nuovo docente per il 2014/2015. Va meglio per Igiene, A040: a livello nazionale quasi 400 posti, sempre su tre anni ovviamente. Per A036, ovvero Filosofia e pedagogia, ce ne saranno nel triennio 75; 184 per Storia e Filosofia. Difficile immaginare che le università possano realizzare corsi per un solo potenziale aspirante o comunque poche decine. Ecco perché il ministero sta studiando integrazioni legislative per accorpare presso un solo ateneo regionale o anche nazionale i corsi di laurea più poveri. Se la strategia, avviata dal precedente governo di centrosinistra, è quella di non formare più docenti di quelli che presumibilmente potrà assorbire il sistema, per un po’ di anni bisognerà inevitabilmente mettere il lucchetto ad alcune classi di concorso. Ed evitare che, come invece avvenuto per le Siss, le maglie per l’accesso vengano via via allargate.
(da ItaliaOggi di Alessandra Ricciardi)