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Il DL sviluppo: le cifre ed il cifrario

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Mer, 11/05/2011 – 06:24

inviato da Brunello Arborio – I docenti precari assistono da tempo all’evolversi di situazioni così ingarbugliate da apparire grottesche. L’ultima, in ordine di tempo, è il continuo rinvio del varo del c.d. Decreto Sviluppo (DL, d’ora in poi) che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo, mai quanto in questo caso) accompagnarsi ad un Decreto Ministeriale (d’ora in poi, DM) di aggiornamento delle Graduatorie.

Tralasciando l’oramai annosa questione del trasferimento/aggiornamento che già di per sé ha una storia buffa, se non fosse che si sta giocando sulla pelle di 250.000 precari in attesa di avere certezza sul loro futuro, il DL dovrebbe, nelle intenzioni, predisporre delle linee guida per un “celere” assorbimento del precariato scolastico: in sostanza, predisporre il terreno per le immissioni in ruolo.

Ricordiamo, preliminarmente, agli smemorati che, attualmente, nelle Graduatorie ad Esaurimento (GaE, d’ora in poi), stazionano (in taluni casi, da più di un decennio) 250.000 docenti. Per assorbire questo numero, dunque, nei 6/7 anni pomposamente annunciati, più volte, dal Ministro Gelmini, occorrerebbe predisporre un piano di immissioni in ruolo pari a 35/40.000 unità per ogni anno.

Il MIUR, con un comunicato stampa del 5 maggio 2011, cambiato ben tre volte afferma, nella sua ultima versione, che, tra le misure previste, il DL contiene “un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed ATA, su tutti i posti disponibili e vacanti in ciascun anno. Questo piano sarà annualmente verificato, ai fini di eventuali rimodulazioni che si dovessero rendere necessarie. Nell’anno scolastico in corso i posti vacanti sono 67.000, di cui 30.000 insegnanti e 37.000 ATA”.

Già questo dovrebbe bastare a far insorgere le OO.SS., poiché i 6/7 anni di orizzonte temporale si riducono del 50% (tre anni). Ma, fin qui, andrebbe bene, tutto sommato. Il punto è che le immissioni non sono per nulla chiare nel numero e nei modi. E, sarà un caso, le tre versioni del comunicato del MIUR erano contrastanti proprio su questa parte: il primo comunicato, infatti, asseriva che le immissioni sarebbero state fatte “a partire dall’a.s. 2010/11” (quindi con le graduatorie attualmente vigenti); il secondo “con le vigenti graduatorie” (notare che “vigenti” non reca alcun riferimento temporale preciso); il terzo è quello citato. Che, dal punto di vista temporale, è ancor più fumoso.

Ma, soprattutto, ai docenti precari è stato subito chiaro come i numeri sopra riportati (30.000 docenti e 37.000 ATA) non avessero alcun riferimento alla contingentazione annuale: in un anno? In due? In tre?

Stando a talune organizzazioni sindacali, le immissioni sarebbero state fatte subito, nessuna “spalmatura” sul triennio sarebbe stata prevista.

Invece, l’agghiacciante intervista della Gelmini al Mattino di sabato 7 maggio 2011 chiarisce tutte le falsità che il MIUR aveva propagandato ai giornali sul DL: il piano epocale di assunzioni in ruolo si ridurrà a meno della metà dei pensionamenti e le 65.000 immissioni verranno spalmate in 2 o 3 anni. Si parla quindi di circa diecimila assunzioni l’anno per i docenti, all’incirca equivalenti al pochissimo già “concesso” dal governo negli ultimi due anni. Quindi, di questo passo, ci vorranno 25 anni per smaltire le GaE! Giusto il tempo di diventare nonni. O, forse e più probabilmente, di morire di stenti!

A parte alcune cautele (la CGIL, in particolare, sottolinea come ci sia la possibilità di effettuare ben 130.000 immissioni subito), le OO.SS. sono state clamorosamente sbugiardate.

Ma è il resto del decreto sviluppo che riguarda il settore scolastico che desta maggiori preoccupazioni: c’è il rischio che le ipotetiche assunzioni verranno effettuate senza la ricostruzione della carriera, un autentico furto assolutamente illegale ed anticostituzionale; tale norma, già proditoriamente inserita nel DL per aggirare le sacrosante sentenze dei giudici del lavoro contro lo sfruttamento pluriennale dei precari della scuola, rischia ora di estendersi anche ai neoassunti.

Inoltre, la norma che estende la vigenza delle GaE a tre anni (invece dei due attuali), reca anche disposizioni in merito ai trasferimenti e le assegnazioni provvisorie. Tali norme, a nostro avviso, sono solo ed esclusivamente punitive nei confronti dei docenti che decideranno di trasferirsi allorquando le GaE verranno aggiornate. Infatti, tali norme introducono, per i neo-immessi in ruolo, una permanenza forzata (5 anni) nei confronti dei soli docenti che si trasferiranno di provincia a partire dall’A.S. 2011/12, lasciando inalterata ed intatta la possibilità di chi si è trasferito prima di adire trasferimenti ed assegnazioni provvisorie interprovinciali in qualsiasi momento: in pratica, un provvedimento che interesserà una percentuale irrisoria di docenti (che devono essere “puniti” poiché intendono usufruire di un Diritto sancito da una sentenza della Consulta, la 41/11)
che, tuttavia, non si applica alla stragrande maggioranza. Anzi, probabilmente, se questa stragrande maggioranza di docenti (meridionali, scommettiamo) chiedono assegnazioni provvisorie o trasferimenti, liberano addirittura cattedre per gli “indigeni” e, quindi, è un bene che vadano via! Pazzesco! Pazzesco quanto la motivazione: garantire la continuità didattica! Che, invece, non è per nulla garantita: la maggioranza dei docenti continuerà a chiedere (e la otterrà) la assegnazione provvisoria interprovinciale, lasciando sguarnite le cattedre su cui è titolare, senza alcuna contingentazione.

Facciamo notare, senza presunzione, che tale norma introdurrebbe una disparità di trattamento basata sulla scadenza temporale di inclusione/trasferimento in graduatoria: ciò richiama sentenza di merito (ultima quella della Consulta, 41/11, già citata) sulla disparità di trattamento e non impedimento delle mobilità dei lavoratori. Insomma, si rischierebbe un nuovo contenzioso fino alla Corte Costituzionale, con esito molto prevedibile.

A nostro avviso, la strada seria, sarebbe quella di contingentare una percentuale di posti da destinare ad assegnazione provvisoria interprovinciale, riportando la mobilità (assegnazioni e trasferimenti) nel 50% dei posti in organico di diritto, immettendo in ruolo su TUTTO il restante 50% disponibile e consentendo ai precari di occupare TUTTE le cattedre in organico di fatto della propria provincia di iscrizione in GaE.

Quindi, in conclusione, il DL contiene una presa in giro, un furto e la perpetrazione e incrudimenti di un abuso. Bel modo di risolvere il problema del precariato!

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