L’attesa è tutta per giovedì, quando il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, potrebbe presentare al consiglio dei ministri il decreto legge Sviluppo. Il primo provvedimento dei due previsti in materia, quello incentrato prevalentemente sulla riduzione della pressione burocratico-regolativa.
Nel dl, tutto ancora rigorosamente nelle mani del Tesoro, sarà probabilmente inserito un articolo unico che riguarda la scuola (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso), dai precari alle graduatorie. Secondo i rumors di viale Trastevere, nelle pieghe dell’articolo sarà previsto anche il divieto di trasferimenti di provincia per gli insegnanti neosassunti, per i primi 5 anni dalla immissione in ruolo. Un divieto che si applicherà anche alle assegnazioni provvisorie, quelle normalmente disposte per rispondere a esigenze personali di famiglia e che oggi era possibile chiedere ogni anno.
La bozza di articolo chiarisce in prima battuta che per i precari della scuola, durante il servizio a tempo determinato che precede l’eventuale immissione in ruolo, non è possibile operare nessuna ricostruzione di carriera. In questo modo, il governo risponde alle sentenze dei giudici che hanno condannato l’amministrazione a risarcire i docenti, gli ausiliari, i tecnici e gli amministrativi «tappabuchi storici», ovvero assunti a tempo determinato per più di tre anni, e dunque in violazione della normativa europea. I risarcimenti, alla luce della nuova disposizione, non saranno possibili. La stretta sarà possibile grazie al fatto che i precari della scuola godono di una specificità, è il ragionamento, cioè fanno fronte a esigenze non pianificabili del servizio didattico. Per rendere il tutto credibile, e giuridicamente inoppugnabile, è necessario però eliminare quei posti perennemente vuoti. Ecco allora che si passa la secondo punto, ovvero al piano triennale di assunzioni. La bozza non indica ancora però il numero di posti sui quali si procederà nei prossimi anni ad assumere a tempo indeterminato. Sul punto ci sono ancora trattative in corso, tra il ministero dell’istruzione che indica in 65 mila i posti vuoti e disponibili, tra insegnanti, segretari e bidelli. E, dall’altra parte, il ministero dell’economia, che sta ancora valutando la sopportabilità finanziaria dell’operazione anche rispetto ai flussi del turn over e ai risparmi di spesa da realizzare nel settore.
Ma per avviare l’operazione non è neanche necessario che siano indicati i numeri, dicono dal dicastero dell’Istruzione, perché per le assunzioni basta il decreto di autorizzazione del Tesoro-Funzione pubblica. Per cui la quantificazione potrà essere fatta anche in un momento a successivo rispetto al varo del dl Sviluppo.
Nell’ambito del piano di assunzioni, la Lega Nord sembra poi aver spuntato il vincolo a restare sulla sede di prima assegnazione non più per 3 anni ma per 5. Se non ci saranno cambiamenti dell’ultima ora, per 5 anni saranno vietate anche le assegnazioni provvisorie. Il tutto è giustificato dalla necessità di evitare il balletto delle nomine e garantire la continuità didattica. Una magra consolazione per il Carroccio, che aveva chiesto di congelare le graduatorie permanenti per un anno e di evitare così che, al primo turno utile per le assunzioni, nelle province del Nord arrivassero i precari del Sud. (da ItaliaOggi di Alessandra Ricciardi)