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Precari verso la soluzione pettine

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Future assunzioni: oltre il 50% ai prof provenienti dal Sud. Un decreto per aggiornare le graduatorie e cambiare la provincia. Ma la Lega Nord è contraria

La questione è spinosa. E si può dire che ogni giorno cambia la soluzione che viene caldeggiata dai piani alti di viale Trastevere. Alla fine la via d’uscita, la più accreditata e al tempo stesso la più blindata rispetto a futuri, nuovi contenziosi, sembra essere la prima, la più semplice: dare il via libera attraverso un decreto ministeriale all’aggiornamento delle graduatorie dei docenti precari, con la possibilità che rivedano il punteggio e scelgano anche una nuova provincia di inserimento.

Ma le resistenze non sono del tutto superate, quelle della Lega Nord e non solo. Il problema è che, con l’aggiornamento delle graduatorie in una nuova provincia a scelta, è altamente possibile che tantissimi precari meridionali decidano di portarsi il loro punteggio, più pesante in termini di titoli o di servizio, in una provincia dove siano più sostanziose le chance di spuntare un’assunzione a tempo indeterminato: tutte al Centro-Nord. Scalzando tanti altri precari già iscritti, magari provenienti sempre dal Sud, che in quelle province ci si erano trasferiti da tempo. Una guerra tra due eserciti, quelli del «pettine» e «no pettine», che è diventata sempre più una guerra tra poveri che poco ha a che vedere con le origini territoriali e con le logiche dei partiti.

 

A rendere poi esplosiva la miscela, la previsione di una imminente autorizzazione a nuove assunzioni. Stimate tra i 50 mila e le 70 mila, andrebbero fatte utilizzando proprio le graduatorie che da settembre saranno pronte. Quelle aggiornate con l’inserimento a pettine. Secondo una stima ufficiosa, se passasse l’inserimento a pettine, oltre la metà dei posti che saranno autorizzati per le regioni del Nord andrebbero a personale del Sud arrivato grazie al cosiddetto pettine. Una situazione che rende difficile per il ministero prendere una posizione. L’eventuale intervento normativo di congelamento delle graduatorie, quello a lungo auspicato dalla Lega Nord, avrebbe bisogno infatti di un appoggio parlamentare che è arduo al momento poter valutare, dovendo fare i conti con schieramenti nuovi, che poco hanno a che fare con i numeri dei singoli gruppi. Ecco perché al ministero si sta facendo maggioritaria la tesi di dare attuazione sic et sempliciter alla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionali le code e ha previsto l’aggiornamento a pettine. Anche se Mario Pittoni (capogruppo Lega in commissione cultura al senato) continua a dire: «Per noi il blocco delle province è prioritario». A pesare negativamente sugli sviluppi della vicenda graduatorie, il recente parere dell’Avvocatura generale dello stato. Interpellata sul da farsi dal ministero dell’istruzione, l’Avvocatura ha detto che non è possibile impedire lo spostamento di provincia senza una norma di legge ad hoc. E dunque ha così fatto abortire il progetto di autorizzare per via ministeriale l’aggiornamento del punteggio, ma rimanendo nella provincia principale in cui si è collocati. Con decreto ministeriale, dunque, è possibile dare il via libera all’aggiornamento con cambio di provincia. Tant’è.

Per prendere definitivamente una strada o l’altra restano ormai pochi giorni. Anche perché l’aggiornamento delle graduatorie è l’atto propedeutico per tutta una serie di operazioni successive sugli organici e l’avvio del prossimo anno scolastico. Non ultima la partita delle assunzioni «su tutti i posti vacanti e disponibili», come ha detto di aver chiesto al Tesoro il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini. Per domani è in calendario un vertice con i sindacati.

da flcgil

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