di Alessandro Giuliani
25/03/2011
Si tratta di personale con alle spalle almeno tre anni di servizio: il giudice ha assegnato ai 15 ricorrenti, assistiti dai legali della Uil, circa 30.000 euro ciascuno. Ma nella stessa situazione ve ne sono almeno altri 100.000: se facessero ricorso, il Governo vanificherebbe mezzo piano di risparmi triennale. Anche perché hanno diritto pure agli scatti di carriera.
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Tre miliardi di euro: è l’ingente quota che rischia di dover pagare il ministero dell’Istruzione, quindi lo Stato, a seguito della mancata stabilizzazione dei precari della scuola che lavorano da almeno tre anni attraverso contratti fino al 31 agosto o al 30 giugno. La fondatezza del pericolo (che vanificherebbe quasi la metà del piano triennale di risparmi imposto dall’attuale Governo con la Finanziaria di fine 2008) ha preso corpo a seguito della sentenza emessa dal Tribunale del Lavoro di Genova riguardo il ricorso di 15 precari della scuola: il giudice ha di fatto accolto la richiesta di risarcimento danni, con tanto di quota record, la più alta mai decretata in Italia, per la mancata stabilizzazione dei supplenti disponendo che ad ogni lavoratore venga riconosciuto un risarcimento di circa 30 mila euro, pari a 15 mensilità, oltre al diritto agli scatti di carriera.
Della sentenza, che trova origine nell’espressione della Corte di giustizia europea secondo cui non vi è differenza tra i diritti del personale di ruolo e quelli di dipendenti precari ma confermati per diversi anni consecutivamente, potrebbero potenzialmente beneficiarne la gran parte dei 120.000 supplenti annuali che ogni estate vengono licenziati, per poi essere riassunti alcuni giorni dopo, ad inizio anno scolastico, non di rado nello stesso istituto. Di questi, peraltro, un numero ancora da definire – probabilmente tra i 20 ed i 40.000 – hanno anche già presentato ricorso per non incappare nella scadenza di rivendicazione dei diritti dei precari, poi prorogata a dicembre, imposta attraverso il cosiddetto Collegato al lavoro della fine dello scorso anno (Legge 183/2010).
Alla luce degli alti rischi per le casse dello Stato, alcuni addetti ai lavori giù paventano la possibilità che il Miur proceda ad una assunzione di massa. Chi la pensa così è il segretario generale Uil Scuola della Liguria, Corrado Artale, per il quale “ormai è chiaro che al Ministero non conviene affrontare i ricorsi in oggetto. E’ invece necessario, legittimo e decisamente più conveniente riconoscere il ruolo ai lavoratori che ne hanno maturato il diritto”.
Ottimista è anche l’avvocato Massimo Pistilli, che ha curato il ricorso dei 15 precari liguri insieme alla collega Stefania Reho: “abbiamo avuto una condanna ad un risarcimento del danno pari a 15 mensilità, la più elevata mai comminata in Italia. Se questa misura fosse ripetuta -aggiunge Pistilli- determinerebbe la fine del precariato perché il Ministero non potrà pagare risarcimenti del danno così alti per tutti i circa 100.000 precari della scuola”.
Ancora più trionfalistica la prospettiva di Marcello Pacifico, presidente Anief: oltre a sottolineare che ora “i precari con tre anni di servizio devono essere stabilizzati”, Pacifico si sofferma sul fatto che “il risarcimento non è tutto, dovendo l’Amministrazione pubblica effettuare una ricostruzione di carriera corretta in termini retributivi e contributivi. In tale senso si è pronunciato (sentenza 699 del 25 gennaio) il tribunale di Siena e più di recente (14 marzo 2011) il giudice del lavoro del tribunale di Livorno”.
La vicenda ha raggiunto anche i palazzi della politica: secondo Leoluca Orlando, portavoce dell’Italia dei Valori, la sentenza del Tribunale di Genova “ha reso giustizia ai lavoratori” e “ha confermato l’inadeguatezza del ministro Gelmini, che ha calpestato i diritti fondamentali dei lavoratori precari della scuola è sempre più evidente. Il sistema dell`istruzione è stato distrutto da Berlusconi, Tremonti e dall`ignobile riforma Gelmini. La misura è colma, vadano a casa”. |