NAPOLITANO, ELUSO VAGLIO PREVENTIVO COLLE – “Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa del Quirinale – ha oggi inviato una lettera ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio, nella quale ha richiamato l’attenzione sull’ampiezza e sulla eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario del decreto-legge cosiddetto “milleproroghe”. “Il Capo dello Stato, nel ricordare i rilievi ripetutamente espressi fin dall’inizio del Settennato – prosegue la nota -, ha messo in evidenza che la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti-legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al Capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge”.
PREMIER CONCORDA CON OSSERVAZIONI COLLE – Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha convenuto sulle osservazioni di metodo formulate dal Presidente della Repubblica nella lettera oggi inviata a lui e ai Presidenti delle Camere in materia di decretazione d’urgenza. Lo rende noto un comunicato del Quirinale diffuso al termine dell’incontro di questo pomeriggio.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, legge in Aula a Montecitorio della lettera del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul dl milleproroghe. La seduta della Camera è sospesa: i lavori riprenderanno domani mattina alle 9. Lo ha annunciato all’Assemblea di Montecitorio il presidente Gianfranco Fini dopo aver dato lettura all’Assemblea di Montecitorio della lettera del presidente della Repubblica sul decreto legge Milleproroghe.
NAPOLITANO: D’ORA IN POI NON RINUNCIO A FACOLTA’ RINVIO – Mi riservo, qualora non sia possibile procedere alla modifica del testo del disegno di legge approvato dal Senato, di suggerire l’opportunità di adottare successivamente possibili norme interpretative e correttive, qualora io ritenga, in ultima istanza, di procedere alla promulgazione della legge. Devo infine avvertire che, a fronte di casi analoghi, non potrò d’ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio, anche alla luce dei rimedi che l’ordinamento prevede nell’eventualità della decadenza di un decreto legge”. E’ quanto si legge nel testo della lettera che Giorgio Napolitano ha inviato ai presidenti di Senato e Camera.
“Ritengo possibile anche una almeno parziale reiterazione del testo originario del decreto legge” Milleproroghe. E’ quanto afferma nella lettera inviata ai presidenti di Senato e Camera il capo dello Stato, Giorgio Napolitano aggiungendo che ciò può ovviare i problemi che nascerebbero da un rinvio alle Camere del provvedimento.
“Ho ritenuto di dovervi sottoporre queste considerazioni, perché a mio avviso non mancherebbero spazi attraverso una leale collaborazione tra governo e Parlamento da un lato e fra maggioranza ed opposizione dall’altro, per evitare che un decreto legge concernente essenzialmente la proroga di alcuni termini si trasformi sostanzialmente in una sorta di nuova legge finanziaria dai contenuti più disparati”. Lo scrive il Capo dello Stato nella lettera inviata al governo sul milleproroghe.
Molte delle disposizioni aggiunte al decreto Milleproroghe “in sede di conversione sono estranee all’oggetto quando non alla stessa materia del decreto, eterogenee e di assai dubbia coerenza con i principi e le norme della Costituzione”. E’ quanto scrive è stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella lettera inviata al governo e letta in Aula alla Camera dal presidente Gianfranco Fini.
PDL, GOVERNO VERSO MAXI-EMENDAMENTO – E’ molto probabile che il governo presenti al più presto un maxiemendamento che riproponga il testo originario del decreto ‘milleproroghe’. E’ questa una delle soluzioni, che prospettano fonti autorevoli della maggioranza, per uscire dall’impasse che si sarebbe creata dopo la lettera del Capo dello Stato nella quale si sostiene che il provvedimento sarebbe stato trasformato al Senato in una sorta di nuova finanziaria. E sul nuovo maxiemendamento è probabile che si chieda il voto di fiducia.
(Ansa)