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ADIDA: La questione dei precari non abilitati

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Da alcuni giorni Adida ha lanciato una campagna stampa  su siti web e stampa locale per allargare e diffondere meglio le problematiche legate alla situazione dei docenti di III Fascia, quelli non abilitati non inseriti in graduatorie privilegiate, ma docenti a tutti gli effetti abilitati all’insegnamento con stessi incarichi, oneri e onori dei docenti di ruolo, anzi spesso con più titoli e più punteggio nelle graduatorie di merito dei loro colleghi abilitati e anch’essi precari.
Abbiamo incontrato un rappresentante dell’ADIDA, l’associazione che tutela i diritti dei precari della scuola senza abilitazione. Uno squarcio sulla complessa e lungi dall’essere risolta, questione del precariato.
      L’Associazione Docenti Invisibili Da Abilitare é solo una delle tante parti del complesso mondo della scuola italiana, è molto probabile che proprio grazie a quest’eterogeneità e alla complessità di una tematica che va sempre più complicandosi, agli occhi della maggior parte delle persone, questi non vengano visti di buon occhio, o, come sostiene l’acronimo, divengono addirittura invisibili.

Sovente, soprattutto nei periodi “caldi”, quando la scuola inizia portando con sé il suo bagaglio di problematiche, assistiamo alla disamina più o meno corretta del fenomeno del precariato scolastico, che rappresenta una voce preponderante nell’agenda del ministro. Spesso però l’informazione sembra essere alquanto pregiudiziale e supportata da retrivi luoghi comuni. Ecco perché desideriamo, nella scia dei nostri approfondimenti, dare voce anche a loro, sperando di renderli meno invisibili e più vicini a un’opinione pubblica sempre più distante e monocolore.
Il nostro interlocutore è Luca Dibitonto, docente non abilitato di scuola primaria.

Maestro Luca Dibitonto, ci illustri per sommi capi, cos’è l’ADIDA e soprattutto quali sono le sue aspirazioni.
«Per prima cosa vorrei ringraziarla per il fatto di consentirmi di poter parlare della nostra associazione Adida, Associazione Insegnanti Invisibili da Abilitare, per noi è importantissimo incontrare e trovare giornalisti disponibili a parlare della nostra gravosa questione. Che cos’è l’Adida? L’Adida nasce l’11 Novembre del 2009, attualmente rappresenta l’unico ente legalmente riconosciuto che si occupa esclusivamente della tutela dell’intera categoria dei docenti precari non abilitati inseriti nella III fascia delle graduatorie d’istituto. Stiamo parlando di circa 300.000 docenti (secondo il ministro Gelmini), di cui almeno 40.000 con esperienza pluriennale di insegnamento. Siamo un’associazione radicata sul territorio e legalmente riconosciuta, che consta di un coordinatore nazionale, di un vice coordinatore, di una segreteria e di numerosi coordinatori provinciali e che in un solo anno ha saputo raccogliere c.a. 7.000 adesioni».

«Chi sono i precari non abilitati? I precari di III fascia sono docenti privi di abilitazione ma in possesso dei titoli e dei requisiti curriculari necessari all’insegnamento, tant’è che molti svolgono regolarmente attività d’insegnamento da più anni. Secondo la normativa vigente infatti, per ‘salire in cattedra’, o se si preferisce, per esercitare la professione di docente, è indispensabile possedere tutti i requisiti curriculari previsti dal vigente regolamento (diplomi e lauree a seconda degli insegnamenti, con un preciso piano di studi), ma non l’abilitazione».

Lei sa che c’è gente che punta il dito contro il precariato? Gente, anche qualificata, come giornalisti e addetti ai lavori che fanno di tutt’erba un fascio, sottolineando il fatto che esistano ancora docenti non abilitati nel mare magnum del precariato, come gli vuole rispondere?
«A differenza di altre professioni, il ministero è sempre intervenuto a monte richiedendo che l’aspirante docente orientasse il proprio piano di studi in prospettiva dell’insegnamento. Chi è in possesso del titolo (diploma o laurea) senza tuttavia che questo sia accompagnato anche da un piano compatibile con i requisiti stabiliti dal Ministero, non può accedere ad alcuna graduatoria e conseguentemente non può insegnare»

«Questi docenti sono stati per anni assunti a ricoprire cattedre vacanti e supplenze annuali. con gli stessi incarichi e le identiche mansioni e contratti dei colleghi abilitati e di ruolo; nominati non a discrezione delle singole istituzioni scolastiche, ma da graduatorie di merito, redatte e pubblicate dallo stesso Ministero. È indispensabile precisare che i criteri mediante i quali i docenti abilitati e non, maturano il punteggio di servizio sono esattamente gli stessi; e che la nomina da parte del MIUR prevede in entrambi i casi lo scorrimento di graduatorie di merito compilate secondo precisi criteri dettati dallo stesso ministero dell’Istruzione: una procedura che è a tutti gli effetti è da considerarsi di tipo concorsuale».

«Deve essere inoltre evidenziato come per i precari non abilitati il diritto alla stabilizzazione sia stato negli ultimi anni sistematicamente leso. La chiusura delle Scuole di Specializzazione all’insegnamento (S.I.S.S.), la cui ultima indizione risale al 2007 ha determinato l’impossibilità oggettiva per questi docenti di potersi abilitare. Per alcune classi di concorso e possessori di diplomi validi all’insegnamento – tra cui gli ITP (Insegnanti Tecnico Pratici), i diplomati Magistrali, i diplomati ISEFF – mancano percorsi abilitanti ordinari dal lontano 1999. Inoltre, anche quando i Corsi di Specializzazione all’insegnamento – S.I.S.S., CobasLid, Didattica della Musica erano attivi gli alti costi e gli obblighi di frequenza che non prevedevano deroghe di alcun tipo ne hanno di fatto impedito la frequenza a chi non poteva permettersi di pagare le salate rette o di trascurare O addirittura abbandonare il proprio lavoro per un periodo di 2/4 anni».

«La recente esclusione operata nei confronti dei precari non abilitati dal Salvaprecari e l’istituzione delle graduatorie di coda, ossia dell’opportunità offerta ai soli docenti abilitati di fare domanda in quattro province anziché in una, ha provocato una disparità di trattamento che ha fortemente discriminato dei dipendenti del Ministero, quali sono, appunto, anche i docenti di III fascia».

Come vede il suo futuro di precario non abilitato in questo tormentato panorama?
«Molti docenti si sono spesso visti scavalcare da chi, seppur abilitato, non poteva vantare un solo giorno di servizio e punteggi di merito assai inferiori finendo così per perdere il proprio posto di lavoro: tale situazione, ha portato negli ultimi 2 anni al drammatico licenziamento della quasi totalità dei docenti non abilitati di scuola secondaria di primo e di secondo grado (scuole medie e superiori), lasciando solo qualche speranza ai docenti privi di abilitazione di scuola dell’infanzia e di scuola primaria, i quali sono spesso passati da contratti annuali a supplenze di pochi mesi o di pochi giorni od a semplici spezzoni di 4, 6 o per i più fortunati 12 ore».

«Sono pochissime le province nelle quali vi è ancora la possibilità di insegnare per i docenti privi di abilitazione di scuola dell’infanzia e di scuola primaria: come riportato sopra, quasi nessuna possibilità per i docenti di scuola media e superiore, che sino a 2 anni fa potevano insegnare tutti gli anni, sempre da precari non abilitati, ma senza la benchè minima difficoltà. Ecco il quadro devastante della situazione dei docenti non abilitati in Italia, dall’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado: docenti che hanno insegnato per anni, da precari, spinti dall’amore e dalla passione per la propria professione, si ritrovano oggi a casa, disoccupati, licenziati senza un perché, umiliati nella loro dignità di lavoratori e soprattutto di persone». 
 
Autore: Ciro Teodonno    (Da Adida)

da aetnanet.org

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