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Diffama il preside attraverso Facebook: professore nei guai

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Nei guai un professore salernitano di educazione fisica. Il docente è stato licenziato e anche querelato. Adesso rischia un anno di carcere
SALERNO. Avrebbe diffamato il proprio dirigente scolastico attraverso il social network Facebook. Prof di educazione fisica è ora destinatario di un avviso di garanzia. La denuncia è scattata due anni fa dopo che il preside dui una scuola media del Salernitano era venuto a conoscenza dei “commenti” che il professore, Giuseppe F., di 45 anni, aveva postato nella bacheca del social network alla libera lettura di tutti gli amici. Immediatamente licenziato, il professore era stato poi querelato. Due anni più tardi arriva l’avviso di garanzia dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Salerno.

I fatti risalgono al 2009. A fornire maggiori dettagli del la singolare vicenda, sono gli avvocati difensori del professore Anna Orecchioni e Giacinto Canzona. «Tutto nasce dal fatto che Giuseppe è iscritto a Facebook da molti anni ed ha contatti anche con insegnanti e studenti iscritti al social network – spiegano i legali del docente – Per alcuni mesi, il nostro assistito si è lamentato su Facebook del preside della scuola, asserendo che non era mai in sede e che, dopo continue sollecitazioni, da parte anche dei genitori degli studenti, ha fatto ristrutturare la palestra in maniera molto “rudimentale”, affidando i lavori addirittura alla ditta del cognato».

Il dirigente scolastico, scoperto quanto detto contro di lui, denuncia, nell’aprile 2009, l’insegnante per diffamazione, senza neppure rinnovargli il contratto. Tornato nella sua cittá natale, a Roma, il prof, precario, si mette alla ricerca di un nuovo posto di lavoro, finché, qualche giorno fa, si vede recapitare l’avviso di garanzia. «Giuseppe si è limitato a comunicare “privatamente” con i propri amici on-line, le sue considerazioni sulla gestione della scuola da parte del preside – continuano i legali – Seppur è vero che tramite Facebook le informazioni si diffondono a macchia d’olio tramite i contatti degli amici di rete, è importante sottolineare che il nostro assistito si è limitato a portare avanti quella che potremmo definire una “campagna informativa” sulla mala gestione della scuola presso cui ha insegnato: non risultano, infatti, espressioni ingiuriose nei confronti del dirigente scolastico».

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Tra le frasi postate dal docente: «I miei colleghi, gli studenti e i genitori devono sapere che razza di preside hanno a scuola. Anzi non hanno, perché sempre assente», oppure: «Sa solo rubare lo stipendio dallo Stato», ed ancora: «L’anno scorso, con la scusa di dover ristrutturare le aule della palestra, si è scelto una ditta di comodo, quella del cognato, per mettersi in tasca un po’ di soldi». Per queste frasi, il prof si ritrova indagato (ai sensi degli articoli 81 e 595, comma 1 e 2 del codice penale). «Molte procure hanno incardinato dei giudizi di diffamazione tramite Facebook – concludono i legali – Si tratta di un fenomeno dilagante». Il reato di diffamazione è punibile con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 1.032 euro.
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