A posteriori non si può definire inutile, ma sicuramente evitabile l’affannosa corsa contro il tempo intrapresa a gennaio da almeno 40.000 di precari per non incappare nella perdita di alcuni diritti, come rivendicare l’assunzione in ruolo con tre anni di supplenze alle spalle o l’anzianità di carriera che contempli per intero il pre-ruolo: il 9 febbraio le commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato hanno infatti approvato, con il parere positivo del Governo, un emendamento al Milleproroghe presentato da Achille Passoni (Pd), attraverso cui i lavoratori precari si sono visti slittare quasi di un anno l’applicazione della norma del Collegato sul lavoro che fissava inizialmente in 60 giorni il termine per l’impugnazione dei licenziamenti. Nel testo dell’emendamento approvato si legge che “in sede di prima applicazione, l’applicazione delle disposizioni di cui al comma 1 relative al termine di sessanta giorni per l’impugnazione del licenziamento è prorogata al 31 dicembre 2011”. Secondo il promotore della proposta di modifica legislativa, con lo slittamento “finalmente si riesce a salvaguardare in questa legislatura una norma che tutela chi lavora, anziché tagliare quelle che esistono, e questo è certamente un fatto assai positivo”; il rappresentante dei democratici ha aggiunto che il provvedimento incluso “sposta alla fine di quest’anno l’applicazione di quella norma che tanta apprensione aveva creato tra i precari che, a contratto scaduto, avevano solo pochi giorni per decidere se ricorrere sull’illegittimità del licenziamento”. In effetti, anche se le adesioni sono andate oltre le aspettative, la gran parte non hanno presentato ricorso. “Migliaia – sottolinea il senatore Passoni – sono stati coloro che, avuto conoscenza dell’esistenza della norma niente affatto pubblicizzata dal Governo, hanno aperto vertenze entro la scadenza prevista dall’art. 32 della legge 183 del 2010, ma molti di più saranno coloro che, grazie al nostro emendamento, avranno il tempo per decidere se impugnare un licenziamento ritenuto illegittimo”. La notizia è stata bene accolta dai sindacati. Secondo il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, è “un risultato molto positivo e molto importante, frutto della caparbia mobilitazione di questi due anni contro le norme sbagliate del Collegato lavoro”. Il dirigente sindacale ricorda che il sindacato aveva “chiesto in tutti i passaggi parlamentari l’abolizione della retroattività o perlomeno la sua non applicazione per tutto il 2011. Adesso – aggiunge Fammoni – anche il Governo si è dovuto piegare, dando parere positivo all’emendamento, perché sa bene che la norma sarebbe risultata incostituzionale e perché le decine di migliaia di ricorsi presentate nei 60 giorni avevano già in gran parte vanificato la norma tagliola”. Per il segretario confederale Cgil, inoltre, “non è il primo stop al collegato lavoro, già sulla norma relativa al massimale di mensilità, in caso di vittoria nelle cause per i lavoratori temporanei, sia la giustizia del lavoro che la stessa Cassazione hanno già rinviato la norma alla Corte dichiarandola incostituzionale. Una coerente mobilitazione dunque ottiene risultati importanti, in questo caso per i giovani e i precari. L’iniziativa dunque proseguirà con rinnovato vigore contro le altre norme sbagliate e incostituzionali del Collegato (certificazione, arbitrato di equità) e per far conoscere a tutti i lavoratori precari – ha concluso Fammoni – i diritti che possono a questo punto ancora esercitare”. Sempre a proposito delle novità introdotte dalla nuova normativa sul lavoro, la Cgil intende inoltre contestare duramente l’attuazione dell’apprendistato a 15 anni: una norma che permetterebbe di svolgere praticamente in azienda l’ultimo anno di obbligo scolastico. |