fbpx

Graduatorie in attesa di consulta. Pressing di Lega e Fli per congelare le liste e bloccare l’inserimento a pettine

1189

L’aggiornamento delle graduatorie a esaurimento resta in bilico. Il 27 gennaio, infatti, nelle commissioni riunite affari costituzionali e bilancio del senato, sono stati presentati alcuni emendamenti che mettono in discussione l’aggiornamento degli elenchi, che dovrebbe avvenire quest’anno, di fatto congelandoli.
Un emendamento in particolare, quello della Lega Nord, gode dell’appoggio anche del ministero che lo vede come una scappatoia per blindare le graduatorie in attesa della riforma del reclutamento. Ma nel frattempo tutto potrebbe complicarsi. Secondo rumors parlamentari, sta per essere emessa dalla Corte costituzionale una sentenza che rimette mano alla disciplina del settore. Di fatto dichiarando incostituzionale l’inserimento in coda alle graduatorie. Ma la portata della sentenza potrà essere soppesata solo con le carte in mano, perché nel declinare il diritto di inclusione nelle graduatorie provinciali si può passare dalle inclusione in una o in tutte e 4 le province.                    
La Consulta ha esaminato l’ordinanza del 5 febbraio 2010 con la quale il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio aveva sollevato dubbi di legittimità costituzionale sull’articolo 1, c. 4° ter del decreto legge 25/09/2009 n. 134, aggiunto da legge 24/11/2009 n. 167, relativo all’aggiornamento e integrazione delle graduatorie. La legge «salvaprecari» aveva chiuso il lungo contenzioso sulle iscrizioni in graduatoria (in coda o a pettine), stabilendo che l’iscrizione in graduatorie di altre province comportava l’accodamento dei nuovi iscritti. Da qui i ricorsi, davanti al tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha ritenuto non infondata al questione di illegittimità. Intanto, è spuntata la pista parlamentare. Con un emendamento presentato dai senatori Mario Pittoni, Mariapia Mura, Massimo Garavaglia e altri (1.0.45), il Carroccio prevede che le graduatorie ad esaurimento previste dall’art. 605 lett.c) della legge 27 dicembre 2006,n.296, vigenti per il biennio 2009/2010-2010/2011 vengano prorogate per l’anno scolastico 2011/2012. In buona sostanza, dunque, se l’emendamento made in Lega venisse approvato, i trasferimenti da una provincia all’altra verrebbero bloccati e le graduatorie di coda rimarrebbero in vita per un altro anno. In linea con questa posizione anche due emendamenti presentati dai senatori di Futuro e Libertà: Valditara, Saia, Viespoli, Baldassarri, Contini, De Angelis, Digilio, Germontani, Menardi, Pontone, D’Alia. Che chiedono la l’allungamento del periodo di vigenza delle graduatorie a esaurimento da 2 a 3 anni, comprendendo anche la proroga di un anno delle attuali graduatorie (1.129). In entrambi in casi si impediscono i trasferimenti dei docenti del Sud, a punteggio maggiore, verso il Nord, dove ci sono più posti disponibili. Oppure la mera proroga di un anno degli attuali elenchi senza incidere sulla vigenza strutturale degli stessi. Che rimarrebbe comunque biennale(1.124). Sempre in materia di graduatorie a esaurimento va segnalato un emendamento di segno contrario, che mira a mantenere le code consentendo però i trasferimenti. Si tratta di una proposta avanzata dai senatori del Pd Rusconi Mariapia Gravaglia e Ceruti (PD). Che assumerebbe la forma della norma di interpretazione autentica dell’art. 1, c.65 della legge 296/2006, nel senso di garantire comunque il trasferimento da una provincia all’altra con inserimento a pettine. E nel contempo, anche la possibilità di inserirsi in altre 3 graduatorie di altrettante province, ma in coda. Insomma, due orientamenti del tutto inconciliabili.
Per capire che sorte avranno gli emendamenti congela-graduatorie, è necessario attende la sentenza della Corte costituzionale. È probabile infatti che il governo, prima di appoggiarli, voglia capire che cosa dice la Consulta. Perché i dubbi di incostituzionalità riguardano la preclusione del diritto alla mobilità in senso lato, che in ogni caso va a incidere anche sulle code. Insomma, il rischio che si corre e che, qualunque decisione prenda il parlamento, essa sia destinata scontrarsi contro il veto della Corte costituzionale. (da ItaliaOggi di Alessandra Ricciardi e Carlo Forte)

In questo articolo