Gli insegnanti verranno reclutati solo su base regionale, da albi regionali. «Perché siamo stufi di vedere arrivare qui docenti che hanno fatto i concorsi al Sud dove sono di manica ben più larga, dove c´è il business dei titoli. Basta, vogliamo che sia premiato il merito e finisca il valzer dei professori».
Albi regionali, questo prevede il disegno di legge presentato dal senatore leghista friulano Mario Pittoni per la prima volta due anni fa e che ora, corretto e integrato, è stato valutato e considerato «molto serio» dal ministero alla Pubblica istruzione. Avrebbe ricevuto commenti positivi dai sindacati (tranne Cgil) e persino da alcuni esponenti dell´opposizione. Tanto che la sua approvazione sarebbe ora in pole position, con la benedizione del ministro Gelmini che ieri, parlando di riforma della scuola, ha insistito sul fatto che «mettere privati, imprese e fondazioni bancarie nei cda dell´università pubblica non è uno scandalo ma un beneficio per tutti».
Ma torniamo al ddl scuola: prevede che possano concorrere alla docenza solo gli iscritti ad appositi albi regionali. Per assegnare il punteggio di base ai candidati non si farebbe dunque più riferimento, se non in misura ridotta, alla valutazione acquisita sul proprio territorio. Gli aspiranti insegnanti dovranno infatti scegliere una e una sola regione nella quale eleggere il proprio domicilio professionale – che può essere diverso dalla residenza – e sottoporsi a un test di preparazione, attraverso il quale si verificherà l´attitudine all´insegnamento e l´effettivo livello di preparazione nelle singole materie.
«L´Albo regionale non significa che ci saranno solo professori veneti in veneto, ma che gli insegnanti decidono di candidarsi per una regione, e stabiliscono li il loro domicilio professionale, magari mille chilometri lontano da dove sono nati e vivono. Docenti che una volta vinto il concorso dovranno impegnarsi a restare per 5 anni nella stessa scuola e altri due in regione prima di chiedere il trasferimento». Così specifica il senatore friuliano Pittoni che aggiunge: «L´obiettivo è risolvere il problema di quei 72 mila docenti che cambiano sede ogni anno lasciando sguarniti gli istituti del Nord ma soprattutto di evitare che candidati valutati con “manica larga” in altre realtà possano scavalcare chi effettivamente merita». E il senatore leghista non ha dubbi su dove si trovino le regioni dove le valutazioni sono immeritate: «Molti dal Nord spostano la residenza al Sud, fanno gli esami e poi tornano su con voti ben più alti dei loro colleghi magari più bravi rimasti al loro posto. È una cosa notoria, non è razzismo, è solo questione di cultura: culture diverse, diverso modo di valutare».
Quello che immagina Pittoni è l´avvio di «un percorso virtuoso che può mettere fuori gioco il business dei titoli, pessima realtà in alcune regioni, e la pantomima delle supervalutazioni che per decenni ha relegato in fondo alle graduatorie diplomati e laureati di Regioni come la nostra».
(Di Caterina Pasolini da la Repubblica)