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Dottorandi senza borsa: congedo straordinario solo se “compatibile con le esigenze dell’amministrazione”

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red – Il DdL Gelmini, la cosiddetta “Riforma dell’Università”, all’articolo 19 (disposizioni in materia di dottorato di ricerca), afferma: dopo l’espressione “è collocato a domanda”, si aggiungono le parole “compatibilmente con le esigenze dell’amministrazione”. Questo potrà comportare, per i dottorandi, la perdita della remunerazione per l’aspettativa di dottorato di ricerca, in quanto a discrezione. In tanti si troveranno ad un bivio decisionale che inciderà anche sulla ricerca: continuare senza alcun tipo di sostegno economico, pagando le alte tasse universitarie o mollare la ricerca e il proprio progetto che avrebbero contribuito a migliorare uno stato che non li vuole? In precedenza chi vinceva un dottorato e si trovava in servizio presso una pubblica amministrazione (leggasi supplenza presso scuola statale), aveva la possibilità di conservare la retribuzione e il posto, se non borsista, potendo così finanziare la ricerca e il suo sviluppo per poi rientrare in servizio con un bagaglio culturale e scientifico che differentemente non avrebbe potuto avere. Un diritto sancito a partire dalla C.M. 120/2002, che riconosce al dottorando la possibilità di richiedere il congedo straordinario senza che l’Amministrazione possa decidere a discrezione di negarglielo, circostanza quest’ultiam che il Ddl Gelmini, modficando le disposizioni per il dottorato, intende riproporre. Nel nostro forum un apposito topic testimonia il disagio dei dottorandi che si ritroveranno presto a dover fare i conti con “le esigenze dell’amministrazione”. Citiamo l’intervento di Alberto: “Propongo e sollecito a diffondere su gruppi di social network, blog e altro, questa nuova aggiunta dell’art. 19 ddl 2010 che se attuata, a me come ad altri, toglierebbe la speranza di credere e fare una ricerca libera e economicamente autonoma. Se necessario dovremo chiedere anche noi l’intervento del Nostro garante della Costituzione italiana, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In questo caso il silenzio dei dottorandi, corpo universitario spesso misconosciuto, in quanto né studenti né docenti, deve levarsi dalle aule universitarie e mobilitarsi per riprendersi un diritto che sarebbe solamente dovuto crescere e non decrescere. Prima dell’entrata in vigore di questa modifica ci sono circa sei mesi che la separano da decreti attuativi che ne renderanno effettiva l’attivazione. Secondo il testo, non è suscettibile di retroattività ma spesso le amministrazioni vanno anche contro la legge e non ci stupiremmo se avvenisse il contrario”

da orizzontescuola.it

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