Spesso succede che notizie importanti passino sotto silenzio, senza che neanche gli interessati se ne accorgano. E’ il caso delle modifiche attuate nel corso del 2010 ai coefficienti di calcolo delle pensioni con il sistema misto e retributivo che determineranno conseguenze negative sui pensionamenti futuri, con l’esclusione di coloro che, avendo almeno 18 anni di contributi al 31.12.1995 andranno ancora in pensione con il sistema retributivo.
I nuovi coefficienti,infatti, esplicitati nella circolare n. 9/2010 dell’INPDAP e stabiliti ai sensi dell’art. 1 comma 11 della legge 335/96 sulla base delle rilevazioni demografiche e sull’andamento del PIL nel lungo periodo rispetto alle dinamiche dei redditi soggetti a contribuzione previdenziale rilevati dall’ISTAT hanno determinato il seguente risultato:
Età anagrafica al termine del periodo lavorativo |
Trattamento pensionistico % annuo rispetto ai contributi | Indice di crescita della pensione (60 anni = 1) |
57 | 4,419 | 0,921 |
58 | 4,538 | 0,946 |
59 | 4.644 | 0,967 |
60 | 4,798 | 1 |
61 | 4,940 | 1,029 |
62 | 5,093 | 1,061 |
63 | 5,257 | 1,095 |
64 | 5,432 | 1,132 |
65 | 5,620 | 1,171 |
La conseguenza di questo provvedimento è duplice: se paragoniamo i coefficienti ai 60 anni di età riscontriamo un calo netto delle pensioni superiore al 7% rispetto ai coefficienti precedenti, con una riduzione in crescendo che arriva al 9% al raggiungimento dei 65 anni.
E’ mia personale convinzione che non si sia riflettuto abbastanza prima di intraprendere la scelta di diminuire la convenienza al mantenimento in servizio con il trascorrere degli anni.
Probabilmente la scelta inversa, quella cioè di premiare economicamente i lavoratori che decidevano volontariamente di rimanere in servizio, avrebbe determinato maggiore consenso.