Il disegno di legge al Senato dal 9 dicembre per il via libero definitivo. Tutte le misure previste
La Camera dei deputati ha detto sì alla riforma dell’Università voluta da Mariastella Gelmini. I presenti erano 566, i votanti 559. I sì sono stati 307, i no 252, gli astenuti 7. Il 9 si torna al Senato per il via libera finale. Il ddl si compone di 25 articoli che rivedono la governance degli atenei, il reclutamento di ricercatori e professori, introducono un codice etico per le università. Per la prima volta “i fondi saranno legati al merito”, spiegano dal ministero, “le università saranno autonome, ma risponderanno delle loro azioni. Se saranno gestite male riceveranno meno finanziamenti”. A votare a favore del disegno di legge sono stati Pdl, Lega e Futuro e libertà, contro Pd, Idv, Udc. I rutelliani dell’Api si sono astenuti.
CODICE ETICO PER TUTTI, NO A PARENTOPOLI – La riforma introduce un codice etico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. La Camera ha anche introdotto un emendamento del governo per mettere ko le parentopoli: non si potranno avere parentele fino al quarto grado nei dipartimenti che bandiscono il posto. Non potrà diventare docente in un dato ateneo anche chi ha una parentela, sempre fino al quarto grado, con rettore, direttore generale o con uno dei consiglieri di amministrazione. Chi violerà il codice etico sarà punito con un provvedimento deciso dal Cda, ma senza la componente studentesca.
RETTORI SOLO A TEMPO – Viene introdotto il limite massimo complessivo di 6 anni al mandato (unico e non rinnovabile) dei rettori. I rettori potranno essere sfiduciati dai Senati Accademici a maggioranza di due terzi.
APERTURA A MEMBRI ESTERNI NEI CDA – La riforma distingue più nettamente le funzioni di Senato Accademico e Consiglio d’Amministrazione. Il primo ha competenze di indirizzo sulla didattica e le attività di ricerca, il secondo decide sui bilanci e anche su chiusura e apertura dei corsi. Si apre alla presenza di esterni nei Cda, con specifiche quote: non dovranno essere meno di 3 se il Cda ha 11 membri, non saranno meno di 2 se il Consiglio è più piccolo.
ANCHE NEGLI ATENEI ARRIVANO I DIRETTORI GENERALI – La riforma introduce la figura del direttore generale al posto del direttore amministrativo. Il dg dovrà rispondere delle sue scelte, come un vero e proprio manager dell’ateneo. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti.
VIA ALLE FEDERAZIONI – Gli atenei avranno la possibilità di fondersi tra loro o aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e costi inutili.
VALUTATORI A MAGGIORANZA ESTERNI, ‘VOTI’ ANCHE DA STUDENTI – Arriva il nucleo di valutazione d’ateneo a maggioranza esterna. I curricula dei valutatori dovranno essere pubblicati sui siti degli atenei. Anche gli studenti valuteranno i professori, valutazione che sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università. I migliori avranno più fondi.
PROFESSORI, ARRIVA ABILITAZIONE NAZIONALE – Il ddl introduce l’abilitazione nazionale, senza non si può accedere ai posti di ordinario e associato. L’abilitazione è attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità. I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati. L’emendamento anti-parentopoli interviene su questo punto: alle chiamate non partecipano coloro che hanno parenti nel dipartimento che bandisce il posto o che sono parenti di alcune cariche come il rettore.
PIANO ASSUNZIONI, 1.500 ASSOCIATI/ANNO – Gli emendamenti alla Camera dei finiani hanno permesso l’introduzione di un piano di assunzioni di 1.500 associati all’anno per tre anni. I soldi sono stati stanziati in Finanziaria. La copertura effettiva ci sarà quando questa sarà approvata.
RICERCATORI SÌ, MA SOLO A TERMINE – Arriva il ricercatore a termine, mai più contratti a tempo indeterminato. Il governo introduce la tenure track: ci saranno contratti 3+2+3 e poi si potrà tentare di diventare professori, previa abilitazione. Secondo il ministero “questa norma abbassa l’età in cui si entra di ruolo in università, da 36 a 30 anni, con uno stipendio che passa da 1300 euro a 2100”. Nel concorso da ricercatori arriva l’obbligo di una prova di lingua straniera.
PROFESSORI MERITEVOLI – Scatta la valutazione di docenti e ricercatori: in caso di pagella negativa i ‘bocciati’ non potranno entrare negli organismi di valutazione. Ogni tre anni il personale dovra’ presentare una relazione sul proprio operato, se la valutazione sara’ negativa salteranno gli scatti di stipendio. I soldi risparmiati confluiranno in un fondo di ateneo per la premialità dei docenti migliori.
‘BADGE’ PER I PROF E RICERCATORI IN CATTEDRA – I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione, contro l’assenteismo. Viene per la prima volta stabilito un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 500 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Arriva la quota oraria da dedicare alla didattica anche per i ricercatori: quelli di ruolo sono “tenuti a riservare annualmente a compiti di didattica integrativa e di servizio agli studenti fino ad un massimo di 350 ore in regime di tempo pieno e fino ad un massimo di 200 ore in regime di tempo definito”.
STOP PROLIFERAZIONE PROF A CONTRATTO E PIU’ MOBILITA’ – I contratti a titolo gratuito non potranno “superare nell’anno accademico il 5% dell’organico dei professori e ricercatori di ruolo in servizio presso l’ateneo”. Inoltre i contratti di docenza (oggi spesso abusati per coprire i vuoti di organico) possono essere rinnovati per “un periodo massimo di cinque anni”. Viene favorita la mobilità all’interno degli atenei e viene data la possibilità a chi lavora in università di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto.
DOTTORATO DI RICERCA, PASSA MINI-RIFORMA – Il ddl ridefinisce le istituzioni che possono avere corsi di dottorato. Non si parla piu’ solo di atenei ma anche di “qualificate istituzioni italiane di riforma”. Si allarga il cerchio, dunque. Sara’ il ministero, dopo aver sentito l’Anvur, l’Agenzia di valutazione, ad accreditare i corsi. Inoltre salta l’obbligo di coprire almeno il 50% dei posti con borse di studio.
STUDENTI, ARRIVA FONDO MERITO – Sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore. il 10% di queste borse saranno destinate, per volere della Lega, a studenti che studiano in atenei situati nel luogo dove sono residenti.
30 novembre 2010
(da www.dire.it)