Prima di andarsene, come sarà costretto a fare se i parlamentari della Repubblica non venderanno la loro coerenza in cambio di qualche regalino, Berlusconi ha voluto lasciare un dono avvelenato ai giovani e ai lavoratori italiani. Ha approvato una legge, preparata dal ministro della disoccupazione Sacconi, che elimina la sola arma che avevano i precari per far valere almeno in parte i loro diritti. La legge 183 impone a tutti i precari che vogliano avanzare una causa di lavoro di farlo entro 60 giorni dalla scadenza del contratto. Per i rapporti già scaduti, il termine decorre a partire dalla data dell’entrata in vigore della legge, il prossimo 24 novembre”. Parole forti di Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori che in una nota stampa rileva come “in apparenza può sembrare una modifica piccola, ma si sa che il diavolo si nasconde nei particolari. Il risultato di questa “leggina” è una sanatoria che cancella migliaia di cause di lavoro e renderà praticamente impossibile in futuro ai precari intentarle. In Italia esistono una quarantina di forme di lavoro precario e servono tutte allo stesso scopo: pagare i lavoratori molto meno di quanto sarebbe giusto e togliere loro tutti i diritti. Ci sono contratti che fanno apparire il lavoratore come un finto professionista, con tanto di partita iva. Questi precari, soprattutto giovani, lavorano sempre per la stessa azienda e quindi sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti, però compaiono come professionisti autonomi, così non bisogna pagargli tredicesime, malattie, ferie e li si può licenziare quando non servono più. Poi ci sono i finti “lavoratori a tempo determinato”. I loro contratti durano qualche mese e poi vengono rinnovati. Così anche se fanno lo stesso lavoro di quelli regolarmente assunti e con la stessa continuità li si può far passare per lavoratori “a contratto”, negargli ogni diritto, pagarli molto meno del dovuto e tanto per cambiare cacciarli senza sforzo quando si vuole. I precari, e soprattutto i giovani, accettano queste condizioni perché vivono sempre sotto ricatto. Quella minestra la devono mangiare, altrimenti vengono cacciati e perdono anche quel poco che hanno. Finora gli restava uno strumento: se venivano cacciati potevano intentare causa di lavoro. Ora non lo potranno più fare, perché il datore di lavoro rinvierà il rinnovo del contratto sino a quando non sarà sicurissimo che non sia stata intentata la causa. Il ricatto diventa permanente, eterno. Per i contratti già scaduti, il termine dei 60 giorni a partire dal 24 novembre equivale a una sanatoria. I giovani che pensavano di avere un tempo illimitato per impugnare il contratto scaduto dovranno ora farlo di corsa e senza avere neppure le informazioni necessarie, oltretutto con il Natale di mezzo. E’ facile prevedere che moltissime di quelle cause finiranno nella pattumiera. Tra tutte le pessime leggi dei governi Berlusconi questa è una delle più indecenti, perché colpisce soprattutto i giovani e perché vuole freddamente togliergli la speranza di poter mai far valere i loro diritti e di costruirsi una vita migliore. E’ una legge ispirata dall’odio e dal cinismo. L’Italia dei valori – annuncia Di Pietro – non intende accettare questa legge che calpesta il diritto. Il 10 dicembre, nel corso della grande manifestazione che stiamo preparando a Bologna, presenteremo la nostra campagna di resistenza e illustreremo gli strumenti che la nostra Consulta giuridica sta mettendo a punto per reagire a questo sopruso. Io credo che resistere sia non solo possibile ma doveroso. Lo dobbiamo ai nostri giovani, ai lavoratori e al nostro senso della giustizia”.