I numeri di Brunetta: 300mila posti di lavoro in meno (-8,4%) nel pubblico impiego tra il 2008 e il 2013, e già nel biennio 2008-2009 il personale si è ridotto di circa 72mila unità, scendendo ad un totale di 3,5 milioni. Un’emorragia che è «l’effetto delle misure in materia di blocco del turn over, contratti di lavoro flessibile e collocamento a riposo». E che nel quinquennio significherebbe «un contributo alle manovre di correzione dei conti pubblici di circa 62 miliardi, oltre il 4% della spesa annuale per personale e consumi intermedi». Lui, il ministro alla Pubblica amministrazione, ne parla tutto soddisfatto come della «sua» riforma, presentando i dati ad un convegno. Tralascia il fatto che, in realtà, sia stato il collega Tremonti ad imporgli blocchi e risparmi. E ci mette del suo: quanto alla ricollocazione del personale, la mobilità «non può essere solo volontaria – dice – perché le esigenze della pubblica amministrazione deve avere la prevalenza su quelle del lavoratore ». A breve, dunque, «ci saranno novità», perchè «questo è l’altro mio sogno che cercherò di realizzare nelle prossime settimane». BRUNETTISMI Il leader del Pd Pierluigi Bersani parla di taglio all’occupazione «alla carlona». Nel senso: «Io stesso sarei per un ragionevole lavoro di razionalizzazione – spiega – ma sulla base di progetti industriali. È questo il grande limite del brunettismo, che gioca molto sulle parole, sui “fannulloni”, ma non immette il concetto di missione industriale nell’amministrazione ». Bersani propone, ad esempio, «un piano che se manda qualcuno in pensione, preveda assunzioni dei giovani ». Aggiunge il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani: «Se il problema è l’occupazione, dare il numero di tutte le persone fuori dal lavoro non è un buon viatico: non scimmiottiamo Cameron per cortesia», il premier della Gran Bretagna dove, peraltro, in rapporto alla popolazione ci sono più dipendenti pubblici che in Italia. Dello stesso tenore il commento di Rossana Dettori, segretaria dellaFp Cgil: «Dichiarazioni di un ministro che ha l’obiettivo di smantellare la pubblica amministrazione, non di migliorarla o renderla più efficiente ». Ma anche quello di Gianni Baratta, segretario confederale Cisl, che sottolinea quanto sia «preoccupante » la «disarmante superficialità con cui il ministro parla dei tagli». «Tagliare organici – continua – in maniera casuale può servire forse a presentare una lista di risparmi, ma sicuramente inaridirà la capacità del mondo pubblico di erogare servizi al cittadino e alle imprese ». Manon è finita. Secondo Brunetta le misure di contrasto all’assenteismo «hanno comportato una riduzione media delle assenze per malattia pro capite dei dipendenti pubblici di circa il 35%», ovvero «65mila dipendenti in più ogni anno sul posto di lavoro». Ovviamente, il ministro assicura che non verranno pregiudicati «volume e qualità dei servizi pubblici offerti». Prossimi passi: dal 2011 i supplenti non saranno chiamati più via telefono, fax o telegramma dalle scuole, ma via sms ed e-mail «con costi zero per lo Stato». Poi, le auto blu: «Tra qualche giorno», dice sempre il ministro, sarà varato un decreto legge per tagliare 4 miliardi di costi. «Se le compriamo sul mercato dimezzeremo i costi». Brunetta lascia aperta una speranza: la riforma ha «troppi nemici – lamenta – vi dico a cuore aperto che da solo non ce la faccio, e la riforma non andrà avanti».(da L’Unità di Laura Matteucci)