red – Pubblichiamo la lettera che i dirigenti delle scuole della Sardegna hanno inviato al Ministro per protestare contro la nota firmata dal Direttore generale dott. Felisetti, con la quale si informa che non sono previsti in bilancio fondi per la retribuzione dei docenti cosiddetti “collaboratori vicari”, cioè coloro che sostituiscono a tutti gli effetti il dirigente in caso di assenza o impedimento. L’ANP Sardegna ha già raccolto 150 firme
“On. Mariastella Gelmini
Ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca
Dott. Giovanni Biondi
Capo Dipartimento MIUR
LORO SEDI
Oggetto: sospensione della retribuzione ai docenti incaricati di sostituire i dirigenti delle scuole.
Signor Ministro,
una recente nota a firma del dott. Felisetti, direttore generale del suo Ministero, responsabile per i finanziamenti alle scuole, informa che non sono previsti in bilancio fondi per la retribuzione dei docenti cosiddetti “collaboratori vicari”, cioè coloro che sostituiscono a tutti gli effetti il dirigente in caso di assenza o impedimento.
Tali docenti – è bene ricordarlo – non godono di alcuno specifico esonero dal servizio per la funzione svolta, che quindi verrebbe a configurarsi come lavoro straordinario senza diritto a compenso.
Particolarmente grave la situazione di quei docenti che espletano la funzione di “vicari” in una delle oltre 1600 scuole che, in tutta Italia, sono prive di dirigente titolare ed affidate ad un reggente: il quale, per ovvi motivi, non può assicurare la propria presenza quotidiana.
A seguito della comunicazione della sua Direzione, si sta innescando un meccanismo di dimissioni a catena dall’incarico, che determinerebbe in poco tempo il venir meno della possibilità di gestire le scuole date in reggenza (oltre il 15% del totale). Ancora: il dirigente titolare non potrebbe più fruire di ferie, visto che nessuno accetterebbe di sostituirlo a titolo gratuito; quando fosse malato – o altrimenti impedito – la sua scuola (più quella eventualmente data in reggenza) rimarrebbero prive di governo.
La nota del dott. Felisetti assume un carattere di particolare gravità in quanto si spinge a precisare che l’eventuale corresponsione di compensi ai vicari a carico del bilancio della scuola, attingendo ad altre poste, configurerebbe la diretta e personale responsabilità erariale del dirigente che la disponesse. Eppure si tratta di un compenso contrattualmente dovuto, come le potranno agevolmente confermare i suoi uffici. Non è pensabile che l’Amministrazione da un lato assuma per contratto un obbligo a pagare e dall’altro ometta di stanziare nel proprio bilancio i fondi relativi: e che in aggiunta diffidi i dirigenti delle scuole dal pagare quanto dovuto, perché la voce non è stata prevista.
E’ evidente che – oltre alla paralisi operativa che si profila per i prossimi mesi – è in arrivo un numero assai rilevante di contenziosi per il lavoro già svolto negli anni scorsi: finora non pagato, in attesa che venissero assegnati quei fondi che ora si chiarisce non verranno mai erogati. Inutile dire che si tratta di altrettante vertenze perdenti, con l’aggravio di spese giudiziarie a carico dell’Amministrazione, cioè delle singole scuole che saranno chiamate in causa. Con il risultato che quei compensi che i suoi uffici vietano di pagare per via amministrativa, saranno pagati per via giudiziaria, maggiorati di interessi e spese. Quando si agita lo spettro del danno erariale, occorrerebbe valutare anche questo.
Signor Ministro, quali che siano le difficoltà economiche del suo ministero, Ella non può certamente accettare che a pagare siano personalmente i suoi dirigenti ed i loro più stretti collaboratori, privati di una retribuzione dovuta e costretti a scegliere fra un lavoro “in nero”, svolto unicamente per senso di responsabilità, ed il “chiamarsi fuori” lasciando andare allo sfascio le scuole.
I sottoscritti – dirigenti delle scuole della Sardegna, già fortemente penalizzati da mesi nella propria personale retribuzione per effetto di altre pronunce unilaterali dell’Ufficio Regionale – le chiedono di adoperarsi per evitare questo ulteriore danno. Riaffermano la propria lealtà alla missione che svolgono e che intendono continuare al meglio, senza alcuna intenzione di invadere il campo delle decisioni politiche che appartengono ad altri: ma non possono essere i soli a dar prova di lealtà istituzionale, ricambiati unicamente – essi ed i loro più stretti collaboratori – con penalizzazioni e diffide ripetute da parte delle stesse istituzioni che difendono.”