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Inps, è ufficiale: i precari saranno senza pensione

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Vi proponiamo una serie di articoli sull’incresciosa questione della pensione dei precari…(da blogosfere, il fatto quotidiano, acta)

DA IL FATTO QUOTIDIANO

Lavoratori precari, un futuro senza pensione Il presidente dell’Inps dice che l’istituto non permetterà a chi è iscritto alla “gestione separata” di poter fare online una “simulazione” della propria pensione: “Si rischierebbe un sommovimento sociale”. Rivolta in Rete dei precari, ma i sindacati rimangono in un imbarazzante silenzioPrecari in allarme, un futuro senza pensione. E i sindacati che fanno? Tacciono. Nei giorni in cui su Internet si moltiplica il tam tam intorno al destino dei parasubordinati, i confederali sono impegnati a esprimere solidarietà e sdegno nei confronti degli attacchi con uova e vernice alle sedi della Cisl di Terni e Roma. Ma non sono loro che devono difendere i lavoratori? Se lo domandano i giovani che in Rete hanno dato il via al passaparola della dichiarazione di Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, che lo scorso 6 ottobre sulle pagine del Corriere della Sera ha chiosato al convegno dell’Ania e Consumatori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. Questo significa che, mentre i lavoratori che entro 12 mesi raggiungono il diritto al pensionamento possono consultare online quanto riscuoteranno, per i precari l’incertezza sulle cifre è assoluta. I contributi che pagano oggi, ovvero il 26% del loro stipendio, finisce nelle casse dell’istituto di previdenza per pagare nonni e genitori. Non certo il loro futuro.

La notizia passa in sordina sui media tradizionali ma viene rilanciata in rete, da Agoravox a Beppe Grillo, e su Facebook sono in decine di migliaia a condividere questo post di Blogosfere. La protesta sale su Internet, ma non trova una reazione adeguata dei sindacati che glissano sulla “battuta” del presidente dell’Inps. Nei commenti sui social network emerge un dato certo: i sindacati rappresentano solo i loro tesserati, ovvero chi è in procinto o già in pensione. E i giovani pensano a due alternative plausibili: lavorare in nero ed evitare di pagare i contributi. Insomma, sì all’illegalità e ai soldi sotto il materasso piuttosto di un versamento iniquo, peraltro a favore di chi ha già goduto di maggiori garanzie e tutele. Ilaria Lani, reponsabile coordinatrice politiche giovanili Cgil nazionale è imbarazzata: “Il timore è che questa dichiarazione abbia paradossalmente incentivato il lavoro nero, mentre i giovani dovrebbero essere più interessati a conoscere la loro realtà contributiva”. La Cgil tergiversa così sul vero problema: non è una scarsa diligenza dei contribuenti in tema di gestione separata, piuttosto è la consapevolezza radicata che ciò che oggi versano all’Inps non confluirà nella loro pensione. E ci sono anche altri problemi: “Certo, è evidente il nodo della sostenibilità intergerazionale ed è necessario sensibilizzare anche sulla pensione integrativa”. Ma quali precari, oggi, possono permettersi di pagarla? Pochissimi perché i soldi in busta paga sono ancor meno. Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl, spiega che il sindacato non era nemmeno a conoscenza della dichiarazione di Mastrapasqua: “Apprendo ora della notizia e credo che Mastrapasqua sia stato incauto. In questa situazione è preferibile una maggiore responsabilità alle dichiarazioni inopportune”. Anche se la situazione è drammatica. “Intendiamoci, l’allarme non è di oggi. Per questo chiediamo da tempo la riduzione della forbice tra lavoro standard e parasubordinato, perché la forte differenza in termini contributivi si ripercuoterà sulla pensione”. Se il sindacato fosse così propositivo, sarebbero incomprensibili le ragioni dei precari, ma Petriccioli è convinto che la Cisl sia sulla strada giusta: “Non credo che ci sia un buco di rappresentanza. Certo, dobbiamo migliorare ed è necessaria anche la volontà politica di farlo. Se Mastrapasqua dice così deve anche fornire una soluzione”. Sorprende in ogni caso che la Cisl sia concentrata sul lancio di uova e vernice e non abbia né visto né commentato la dichiarazione del Presidente dell’Inps. “E’ legittimo che in casi di violenza così eclatante si manifesti solidarietà. Non si tratta di un complotto. Noi di precari ci siamo sempre occupati”. L’unico a emettere un comunicato all’indomani della dichiarazione contestata è stato NidiL – Cgil, che si occupa di lavoratori atipici. “Il problema è reale”, spiega la segretaria generale Filomena Trizio. “Non so quali stime abbia Mastrapasqua e la recessione di oggi è un’aggravante sul maturato pensionistico. Il mondo del lavoro ha creato condizioni individualizzate, ma i precari devono ancora credere nei sindacati e rivolgersi a loro con più forza”. Domenico Proietti, segretario confederale Uil con la delega ai temi della previdenza elenca i successi del lavoro sindacale: “Siamo impegnati per trasformare la flessibilità in stabilità aumentando anche la contribuzione”. Come è possibile che la Uil non si sia pronunciata a fronte di una dichiarazione simile? Non sarà forse che è lontana da chi pretende di rappresentare? “Commentiamo le notizie solo quando veniamo sollecitati”, puntualizza Proietti. “I precari sanno che siamo dalla loro parte e non parliamo solo con le parole di Mastrapasqua, che ha confermato quanto il futuro delle giovani generazioni sia segnato al ribasso. E ai parasubordinati, adesso, manca davvero qualcuno che, fuori dalla piazza virtuale, porti avanti i loro diritti.

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DA BLOGOSFERE

La notizia è arrivata e conferma la peggiore delle ipotesi. Rimarrà sotto traccia per ovvi motivi, anche se in Rete possiamo farla circolare. Se siete precari sappiate che non riceverete la pensione. I contributi che state versando servono soltanto a pagare chi la pensione ce l’ha garantita. Perché l’Inps debba nascondere questa verità è evidente: per evitare la rivolta. Ad affermarlo non sono degli analisti rivoluzionari e di sinistra ma lo stesso presidente dell’istituto di previdenza, Antonio Mastrapasqua che, come scrive Agoravox, ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.

Intrage scrive che l’annuncio è stato dato nel corso di un convegno: la notizia principale sarebbe dovuta essere quella che l’Inps invierà, la prossima settimana, circa 4 milioni di lettere ai parasubordinati, dopo quelle spedite a luglio ai lavoratori dipendenti, per spiegare come consultare on line la posizione previdenziale personale. Per verificare, cioè, i contributi che risultano versati.

La seconda notizia è che non sarà possibile, per il lavoratore parasubordinato, simulare sullo stesso sito quella che dovrebbe essere la sua pensione, come invece possono già fare i lavoratori dipendenti. Il motivo di questa differenza pare sia stato spiegato da Mastrapasqua proprio con quella battuta. Per dire, in altre parole, che se i vari collaboratori, consulenti, lavoratori a progetto, co.co.co., iscritti alla gestione separata Inps, cioè i parasubordinati, venissero a conoscenza della verità, potrebbero arrabbiarsi sul serio. E la verità è che col sistema contributivo, i trattamenti maturati da collaboratori e consulenti spesso non arrivano alla pensione minima.

I precari, i lavoratori parasubordinati come si chiamano per l’INPS gli “imprenditori di loro stessi” creati dalle politiche neoliberiste, non avranno la pensione. Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché l’INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.

L’unico sistema che l’INPS ha trovato per affrontare l’amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.

Quindi paghiamo i nostri contributi che non rivedremo sotto forma di pensione. Se reagiamo adesso, forse, abbiamo ancora la speranza di una pensione minima.

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INTERVISTA A ANNA SORU

“Ci bastonano senza pudore ormai. E sono ben consapevoli che scatterebbe la rivolta sociale, per cui è meglio stare zitti”. La Rete, come ha scritto anche Cristina Maccarrone su Walkonjob sta diffondendo a ritmo vertiginoso la dichiarazione di Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, che a margine di un convegno ha detto: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.

Questo è o sarà a breve un fatto politico che, lungi il catastrofismo apocalittico, causerà sommosse di piazza. I contributi degli iscritti alla gestione separata dell’Inps nella quale rientrano, fra gli altri, collaboratori a progetto e liberi professionisti stanno pagando contributi per ripianare i buchi dell’istituto di previdenza e pagare le pensioni di oggi. Ovvero di chi, prima della riforma, era a regime retributivo. I sindacati difendono i loro iscritti e tacciono sulla dichiarazione di Mastrapasqua. Noi abbiamo approfondito lo scenario insiema ad Anna Soru, Presidente di Acta, Associazione Consulenti Terziario Avanzato.

“La situazione è drammatica per tutti quelli iscritti alla gestione separata, sia collaboratori che partite Iva”, spiega Anna. “In qualche modo siamo tutti precari”.

Cosa pensi delle dichiarazioni di Mastrapasqua?

Ha confermato quello che diciamo da sempre. Ma credevamo che quanto meno sopravvivesse ancora il pudore.

E’ sorprendente che nessuno reagisca. Non c’è la consapevolezza di quello che spetta con la gestione separata. Nei mesi scorsi abbiamo fatto una campagna per richiedere l’invio della busta arancione(che fornisce una proiezione annuale della pensione totale maturata da ogni lavoratore, ndr) ai liberi professionisti. Anche Sacconi aveva garantito l’invio a giugno, ma non si è visto nulla. Poi è arrivata la smentita dell’Inps che non prometteva più le proiezioni ma il conteggio di quanto era stato versato.

L’Inps ha comunicato infatti di fornire user e password per verificare online i contributi versati.

Anche questa strategia è solo un deterrente per insabbiare l’informazione. Tanti per pigrizia non vanno sul sito, ma aprono la posta che arriva a casa. E ripeto, le informazioni che vengono fornite dal sito sui contributi versati non sono leggibili in termini pensionistici.

I sindacati hanno reagito?

No, non hanno fatto nulla. Difendono i tesserati, chi è già in pensione o chi deve andarci. E che ha la gestione separata e ricade nel sistema contributivo generalmente non è iscritto.

Quindi a chi rivolgersi?

Acta sta valutando cosa fare, certamente useremo la Rete. Mastrapasqua sa benissimo che scoppierebbe la rivolta sociale se i lavoratori fossero informati. La proposta di Cazzola e Treu vuole modificare in senso migliorativo la riforma delle pensioni. Il fatto è che hanno risolto il problema del bilancio dell’Inps nelle nostre tasche. Non puoi chiedere il 26% di contributi se in cambio riceverai una pensione ridicola.

La riforma delle pensioni è stata il punto di rottura.

Sì, il nostro sistema è passato da retributivo a contributivo. Adesso è proporzionale a quanto hai versato, ma i coefficienti sono molto bassi e la rivalutazione è legata al Pil, peggiorato ora con la recessione. Per intenderci, anche se hai versato una cifra cospicua, la pensione lorda sarà intorno al 40% dell’ultimo reddito, nel peggiore dei casi al 30%.

Quindi tutti i lavoratori della gestione separata condividono lo stesso futuro pensionistico.

Sì. In particolare, tutti gli iscritti alla gestione separata rientrano nel regime contributivo. Negli anni Novanta, ai tempi della riforma, si pensava a un meccanismo per frenare la spesa pensionistica. Il risultato è che chi lavorava allora ha scaricato i costi sui lavoratori di oggi. I primi col nuovo regime andranno in pensione intorno al 2030. Quindi non fanno notizia e sono ancora meno numerosi, nonostante il trend in ascesa.

Negli altri paesi i lavoratori a gestione separata, però, riescono a fare proiezioni.

Sì, tutto è cominciato nei paesi del Nord. Sarebbe civile informare i lavoratori che almeno potrebbero pensare a una pensione integrativa. Certo, ma maggior parte non se lo può permettere visto che versa all’Inps il 26% dello stipendio.

In tanti hanno proposto in Rete di non pagare più i contributi.

da aetnascuola.it

Non è facile. Le multe sono carissime. O smetti di lavorare o paghi.

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