Come preannunciato, nelle prossime settimane entrano nel vivo alcune delle iniziative di mobilitazione del nostro sindacato.
Un appuntamento importante sono le ore di sciopero che saranno attuate in maniera articolata fino a dicembre 2010. Inizialmente sarà interessata la prima ora di lezione per i docenti della scuola, la prima ora di attività per i docenti universitari e ricercatori, la prima ora di servizio per il personale ausiliario-tecnico-amministrativo (per la scuola, il personale impegnato nei turni pomeridiani/serali sciopera l’ultima ora di servizio); per gli enti di ricerca si tratta della prima ora di lavoro per i ricercatori e tecnologi (che va effettuata nell’ambito dell’autonoma determinazione dell’orario di lavoro) e la prima ora di servizio per il personale tecnico e amministrativo.
La prima ora di sciopero sarà effettuata per tutti i comparti l’8 ottobre – inizialmente previsto per il 4 ottobre – successivamente saranno attuati scioperi ad intermittenza ogni quindici giorni.
Nota. Lo spostamento della data dello sciopero da lunedì 4 ottobre a venerdì 8 si è resa necessaria a seguito dei rilievi mossi dalla Commissione di garanzia sul diritto di sciopero (concomitante indizione di uno sciopero da parte di altra sigla sindacale).
Il quadro della situazione
I tagli pesantissimi a scuola, università, ricerca e Afam, il netto peggioramento della qualità del lavoro nelle scuole non statali e la crisi devastante della formazione professionale richiedono risposte di lotta all’altezza dello scontro.
L’apertura del nuovo anno scolastico avviene in una situazione di incertezza il cui dato incontestabile è quello di un netto impoverimento della qualità dell’offerta formativa.
Il disegno di legge Gelmini sull’università e l’attacco agli enti di ricerca, veicolato dalla legge di riordino e dagli altri provvedimenti, stanno compromettendo già ora la funzione di queste istituzioni.
I sistemi di istruzione formazione e ricerca sono sempre più al centro di un processo di smantellamento della centralità del ruolo pubblico con la chiara intenzione del Governo di favorire un esteso processo di privatizzazione dei saperi. Si vuole tornare indietro nel tempo non garantendo più a tutti l’accesso all’apprendimento come sancito dalla nostra Costituzione.
Vi è anche il tentativo di restringere gli spazi di democrazia nei nostri comparti per affermare logiche autoritarie, centralistiche e burocratiche che intendono cancellare la libertà d’insegnamento e di ricerca, la laicità e l’autonomia delle scuole, delle università e degli enti di ricerca pubblici.
Ciò che accade nei comparti della conoscenza è lo specchio di una idea regressiva di società e di relazioni sociali che questo Governo e Confindustria vogliono imporre. Le vicende di Pomigliano e la disdetta del contratto dei metalmeccanici configurano una lacerazione profondissima delle regole democratiche e il venir meno del carattere universale dei diritti sociali e degli istituti contrattuali.
Il blocco dei contratti e delle carriere per tre anni, la legge Brunetta, il congelamento degli scatti di anzianità nella scuola con l’intenzione di cancellarli definitivamente, fanno parte integrante dello stesso disegno teso alla distruzione del sindacato confederale. L’obiettivo è l’eliminazione di ogni dissenso rispetto alla devastazione sociale che s’intende affermare nel nostro Paese.
Anche per queste ragioni occorre rinnovare le Rsu, quale risposta coerente e decisa al restringimento degli spazi di democrazia nel lavoro e per recuperare ogni spazio possibile di contrattazione sui posti di lavoro. Dobbiamo difendere le regole democratiche nel pubblico impiego quale condizione per una loro estensione nei settori privati. Ogni lavoratrice e lavoratore deve avere il diritto di votare le piattaforme rivendicative e le intese e non può essere il Governo e il padronato a scegliersi i sindacato con cui trattare.
Nei settori della conoscenza stiamo vivendo una vera e propria emergenza occupazionale a causa delle politiche del duo Tremonti-Gelmini. Oltre al licenziamento di decine di migliaia di lavoratori hanno provocato un’ulteriore processo di precarizzazione.
Fondamentale è la mobilitazione dei precari e bisogna sostenerla con determinazione, dalla scuola all’università, dalla ricerca all’Afam, dalle scuole non statali alla formazione professionale. Le tante precarietà vanno ricomposte in un disegno generale unitario che sappia coniugare la cancellazione della precarietà con i necessari cambiamenti che assicurino maggiore qualità ai nostri comparti.
Altrettanto importante è la protesta dei ricercatori universitari che, assieme ai precari e agli studenti, rappresentano le categorie più colpite dal disegno di legge gelmini. La FLC sostiene questa mobilitazione ritenendola centrale per riaprire una discussione pubblica sul ruolo dell’Università e contrastare le politiche scellerate del governo.
Negli enti di ricerca, e in particolare al CNR, è in corso una iniziativa unitaria che sarà rilanciata e intensificata nei prossimi giorni con un appuntamento nazionale.
Le priorità della FLC CGIL…
In questo quadro pesantemente negativo la FLC CGIL conferma l’agenda delle sue priorità
* Blocco dei tagli per tornare ad investire in tutti i comparti della conoscenza
* Sostegno al ruolo pubblico
* Superamento del precariato in tutti i comparti pubblici e privati
* Riconquista del contratto nazionale e del diritto alla contrattazione decentrata
* Difesa delle regole democratiche e della rappresentanza in tutti i settori pubblici e loro estensione nei settori privati
* Rilancio del sistema pubblico di ricerca
* Costruzione di un sistema nazionale della formazione professionale
…e il percorso di mobilitazione
La FLC CGIL mette al centro della propria mobilitazione la qualità e la stabilità del lavoro per governare i necessari processi di cambiamento dei nostri comparti, dando così un anima ed un filo logico alle nostre rivendicazioni e ponendo le premesse per un nuovo patto generazionale che abbia come pilastri e in rapporto inscindibile, diritto allo studio, Welfare studentesco e qualità del lavoro.
La proclamazione dello sciopero nazionale deve essere quindi parte integrante di un percorso di lotte che deve intrecciare una forte iniziativa sui posti di lavoro e sul territorio con le scadenze nazionali dei prossimi giorni:
* Assemblea delle Rsu di tutto il pubblico impiego il 24 settembre,
* giornata di mobilitazione europea del 29 settembre, caratterizzata per la CGIL con il tema della precarietà nel mondo della conoscenza,
* sostegno alla manifestazione dei metalmeccanici del 16 ottobre,
* sostegno alle manifestazioni degli studenti,
* le diverse iniziative sul precariato,
* assemblee nel primo giorno di scuola,
* la settimana di mobilitazione nelle Università, a partire dal 4 ottobre, e degli enti di ricerca pubblici.
Il prossimo direttivo valuterà l’ipotesi di convocare una grande manifestazione nazionale nei primi giorni di novembre.
L’intero nostro programma dovrà avere forti connotati confederali ricercando il massimo di convergenza con tutte le categorie della CGIL, a partire dalla FP, e saranno tappe importanti delle iniziative che saranno decise dal Comitato direttivo della confederazione del 16 e 17 settembre.
La convocazione degli Stati generali, il cui lavoro preparatorio è già partito, sarà fondamentale per proporre al Paese una proposta alternativa per uscire dalla crisi, attraverso la centralità della conoscenza come la più importante risorsa per lo sviluppo economico e sociale, costruendo una rete larga di alleanze sociali e politiche.
www.flcgil.it