Quasi sempre i ricorsi presentati al Tar in quest’ultimo biennio su aspetti della riforma del sistema di istruzione hanno ottenuto ascolto, strappando la rituale ordinanza di sospensiva dell’applicazione degli atti.
In questi casi, altrettanto ritualmente, il Miur si è visto costretto a impugnare quelle sospensive davanti al Consiglio di Stato, con esiti non sempre favorevoli come nell’ultimo caso delle riduzioni di orario nelle classi intermedie dei tecnici e dei professionali.
Raramente, a posizioni invertite, capita invece che i soggetti risultati soccombenti davanti al Tar abbiano portato i loro ricorsi davanti al Consiglio di Stato. Questo è, comunque, successo con alcuni ricorsi respinti dal Tar nel dicembre scorso e che ora sono approdati al Consiglio di Stato.
Il prossimo 12 ottobre il Consiglio di Stato si pronuncerà infatti sul ricorso presentato dal Coordinamento genitori democratici, dal Cidi e dal 126° circolo didattico di Roma contro la sentenza con cui il Tar Lazio aveva respinto i ricorsi presentati contro il Piano Programmatico e contro i Regolamenti sul Primo Ciclo d’Istruzione (D.P.R. n. 89/09) e sulla razionalizzazione della rete scolastica (D.P.R. n. 81/09).
I contenuti del ricorso non sono di poco conto e se il Consiglio di Stato ne dovesse riconoscere la fondatezza, si aprirebbe un vulnus notevole per l’applicazione (già in atto) dei primi regolamenti della riforma Gelmini, relativi soprattutto alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo di istruzione.