fbpx

Il teorema Gelmini: meno prof, più scuola, 4000 docenti espulsi in Sicilia. E un consiglio: li paghi la Regione

1162

Quattromila posti di lavoro in meno nella fascia intermedia in piena crisi economica in Sicilia, e la storia viene trattata con la stessa attenzione che si concede ad una azienda di una decina di unità lavorative. Non solo, arriva il sottosegretario Pizza da Roma e dopo essersi guardato in giro, che fa? Suggerisce ai siciliani di investire i quattrini “europei” per salvare le quattromila famiglie. Pizza è comprensivo, si immedesima, si guarda in giro, e giudica che, effettivamente, la situazione è disperata e bisogna trovare una soluzione. Ma è in Sicilia che trova l’uscita dal tunnel. La Sicilia dovrebbe fare da sé, a pagare gli stipendi “statali”. Ricapitoliamo.
La riforma Gelmini della scuola taglia più posti di lavoro dell’intera Fiat senza che succeda nulla, anzi spiega che il taglio farà bene alla scuola, ne migliorerà la qualità. E non perché si farà di necessità virtù, ma perché la ristrutturazione è fatta in modo da migliorare le cose. E questa tesi riesce a passare indenne e viene anzi avallata da economisti ed attenti osservatori della crisi in atto. Mentre altrove, come in Germania, si taglia ovunque, ma si investe sull’istruzione, in Sicilia avviene il contrario e si riesce a raccontare panzane incredibili, come l’equazione “meno prof-più scuola”. I soldi risparmiati verrebbero investiti nella scuola.

Quale alternativa hanno i quattromila prof che escono dal mondo del lavoro in Sicilia ed i circa 140 mila del resto del Paese? La scuola privata? O che cosa?
Le riflessioni del sottosegretario Pizza sembrano provocazioni senza esserlo, eppure non hanno provocato alcuna reazione. La Sicilia che paga gli stipendi dei docenti della scuola pubblica è un episodio senza precedenti, provocherà un depauperamento delle risorse, impedirà investimenti idonei a fare partire la macchina dello sviluppo (la ricerca, la modernizzazione ecc.).
(da Sicilia informazioni)

In questo articolo