1. Gli annunci / 2. Gli interventi e le applicazioni
Il ministro Gelmini, fin dai primi mesi del suo incarico, aveva espresso più volte un severo giudizio su quello sconto contrattuale dell’orario concesso ai professori; uno sconto che da molti anni prevede la facoltà di non recuperare le ore di insegnamento non prestate per la riduzione dell’orario di lezione degli studenti.
Il necessario minor orario effettivo di lezione degli studenti (per cause di forza maggiore) è diventato un diritto per un minor orario di servizio, riconosciuto ai docenti con sconti di due-tre ore settimanali sull’orario-cattedra di 18 ore.
Ma a quali ore si riferiva il ministro? Alle ore di lezione degli studenti o alle ore di servizio degli insegnanti? La domanda non è di poco conto.
Nel primo caso, cioè sull’orario di lezione, un primo livello di intervento viene dalle norme di ordinamento che fissano i quadri orari; un secondo livello di intervento è rimesso alle scuole che hanno autonomia di organizzazione didattica.
Nel secondo caso, invece, cioè sull’orario dei professori, verrebbe chiamato in causa il contratto nazionale di lavoro del comparto scuola che tutela questo sconto orario gratuito per i docenti.
E, come si sa, il ministro non ha poteri di intervento sul contratto, né in questo periodo ci sono le condizioni per aprire una trattativa specifica su questa materia.
2. Gli interventi e le applicazioni
Le ore di lezione degli studenti, secondo i nuovi quadri orario previsti dalla riforma degli istituti superiori, sono contenute in un orario settimanale più contenuto che eviterà, in linea di massima, di ricorrere a riduzione di orario come avveniva prima.
Già le prime classi del prossimo anno scolastico non avranno più bisogno di ridurre per causa di forza maggiore la durata dell’orario settimanale (e delle singole ore di lezione), in considerazione del fatto che la quantità è contenuta tra le 27 e le 30 ore settimanali. Con i conseguenti effetti sugli organici.
Tutto a posto, dunque?
Ma se questo vale per le prime classi che da settembre andranno a riforma, la situazione oraria delle classi successive alla prima, funzionanti a vecchio ordinamento, resta invece tutta confermata, soprattutto nei licei dove, a differenza di quanto deciso per gli istituti tecnici e professionali, le classi intermedie (sperimentali) manterranno i vecchi orari di lezione di 34 e più ore settimanali.
In quei casi come si fa?
In vista del nuovo anno scolastico, cosa sta succedendo nei diversi istituti superiori, licei in testa, preoccupati di rispettare le “grida” ministeriali sulle ore da 60 minuti?
Si stanno verificando, a quanto risulta, varie situazioni di segno opposto.
L’orario settimanale diventa effettivamente quello che prima era soltanto sulla carta (34 e più ore), senza le precedenti riduzioni, con conseguenti disagi per gli studenti che si vedono costretti a rientri pomeridiani o a rimanere a scuola con orario continuato a partire dalle primissime ore del mattino fino alle prime ore del pomeriggio. In questi casi l’ora di 60 minuti è rispettata, per studenti e per professori. Ma era questo che voleva il ministro?
In altri casi – ci riferiamo sempre a classi intermedie e funzionanti con il vecchio ordinamento – si continua come prima: orari di lezione ridotti per causa di forza maggiore per gli alunni e conferma della norma contrattale dello sconto per i docenti con diritto di non recuperare le ore non prestate. Proprio come se nulla fosse.
Infine vi sono situazioni nelle quali per le classi successive alla prima viene mantenuta, quando necessaria, la riduzione dell’orario settimanale (e la relativa riduzione dell’ora da 60 minuti), con i professori che, rinunciando alla norma contrattuale, recuperano, tutte o in parte, le ore non prestate.
Forse era questa la soluzione auspicata dal ministro?
www.tuttoscuola.com 21/06/2010