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Lettera di una nostra lettrice

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 Mi peremetto di rispondere all’articolo del blog perché voorei esprimere la mia opinione sull’argomento. ho 34 anni. ho una laurea, due master, l’abilitazione alla SSIS, la specializzazione alla SOS e lavoro come una docente precaria nella scuola superiore. Facevo l’avvocato in uno studio con una P.IVA fittizia, ma dopo la gravidanza non ce l’ho fatta a continuare a lavorare 12 ore al giorno per 700 Euro nette. Preciso di essere una moderata, trasversalmente aperta al dialogo ed alle idee e convinta che il giusto, il bene non stiano da questa o quella parte, ma che essi siano attributi delle azioni e dei pensieri umani da chiunque essi provengano.
La questione degli operai della FIAT non è da sottovalutare poiché il punto non è quanto è stato negato alla nostra generazione, ma il mondo che vogliamo per i nostri figli: noi siamo l’emblema di un modo distrutto. Il fatto che io non abbia assolutamente alcun diritto (neppure l’astensione per maternità) non significa che chi ha uno stipendio fisso debba rinunciare a diritti conquistati con lacrime, botte e sangue.
Poi ci sono i sindacati dei lavoratori che non sono più sufficientemente rappresentativi e che devono rinnovarsi, cambiare e adeguarsi. In ogni caso sono convinta che la lotta sindacale abbia fatto il suo tempo, così come l’esercizio del diritto di sciopero. In particolare lo sciopero non può più essere considerato una forma di lotta utile ed accettabile: esso danneggia chi lo fa e non desta particolari difficoltà in chi lo subisce. Appare necessario escogitare nuove e diverse forme di lotta/ protesta contro il potere imprenditoriale che vuole diventare (o meglio tornare ad essere) potere PADRONALE indiscutibile.

Al di là dei contenuti tecnici del documento d’intesa tra i sindacati e la FIAT, in cui si deroga espressamente a NORME DI LEGGE (D.Lgs. n .66 del 2003 e deroga anche ad alcune norme del CCNL dei metalmeccanici),
l’elemento pericoloso che risalta è una sorta di aut aut delle maestranze detentrici del potere economico ai lavoratori: questo potrebbe divenire il primo di una serie di accordi peggiorativi, distruggendo anni di lotte operaie che hanno portato alla conquista di importanti diritti. E non mi riferisco solo allo Statuto dei Lavoratori (il pensiero corre al grandissimo prof. Gino Giugni, morto proprio nel 2010… ), ma anche a tutte le norme a tutela dell’orario di lavoro, dei riposi, della malattia.
Serpeggia l’idea che per continuare a produrre in Italia è possibile derogare alla Costituzione Repubblicana, ai Ccnl e alle Leggi: sembra che per uscire dalla recessione sia necessario ridurre i diritti e i salari.
La mollezza dei sindacati è però lo specchio della debolezza dei lavoratori che la fragilità della nostra società sgretolata in nome dell’individualismo.
Stiamo viveno una crisi epocale che è la decadenza del capitalismo: per uscire dalla crisi è necessario reinventarsi e non tornare indietro.
dobbiamo tenerci stretti i nostri diritti perché quello che spero per il mio futuro è di avere un lavoro un po’ più stabile e un minimo di diritti che non mi facciano vivere come vivo adesso: vorrei migliorare la mia posizione e non cristallizarla per sempre. Vorrei che quello che sta vivendo la nostra generazione fosse un’eccezione in un momento di stordimento generale e di decandenza non l’inizio di una nuova forma di schiavitù.
Vorrei discutere di questo argomento e vorrei che molti di noi “diversamene giovani” (visto che ho 34 anni, ma vivacchio come uno di 20)riflettesero su quello che desiderano e sperano per il loro futuro.

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