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Pensione a 65 anni. Fuga in massa dalla scuola?

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L’Europa lo ha preteso e il Governo ha dovuto introdurre (ma non si sa quanto malvolentieri) l’obbligo per le dipendenti della Pubblica Amministrazione di rimanere in servizio fino a 65 anni, a cominciare dal 2012, come già previsto per i loro colleghi uomini.

Lo ha già deciso il Consiglio dei Ministri che prevede di inserire con un apposito emendamento la nuova norma nel decreto legge della manovra di correzione dei conti pubblici, attualmente in discussione al Senato.

Secondo i primi calcoli, rimarranno bloccate in servizio tra il 2012 e il 2017 per altri quattro anni e fino a 65 anni di età circa 32.300 lavoratrici, una quantità che il Ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, ha ridimensionato dichiarando che l’aumento dell’età pensionabile riguarderà “una platea di 25mila donne da qui al 2019“.

Di queste, 18 mila sono dipendenti della scuola (in media il 56% delle donne che vanno in pensione di vecchiaia o anticipata appartengono al comparto dell’istruzione).

Se questo è il numero quasi preciso delle dipendenti “bloccate”, non si sa invece quante siano le dipendenti, soprattutto della scuola, che non aspetteranno l’applicazione della norma e se ne andranno per dimissioni qualora raggiungano i limiti di anzianità contributiva e di età oggi previsti.

Per il settore scolastico c’è soltanto una finestra utile per lasciare il servizio prima della norma sul nuovo limite dei 65 anni, quella del 1° settembre 2011 (la prossima finestra del settembre 2010 è già chiusa per le domande presentate nel gennaio scorso).

Tenuto conto anche degli effetti negativi della manovra, oltre che del rinvio a 65 anni per l’uscita dal lavoro, potrebbe esserci una fuga in massa delle dipendenti della scuola.

da tuttoscuola

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