Mentre si avvia il dibattito in Parlamento sulla manovra finanziaria, è opportuno fare il punto della situazione sulle ricadute negative che il decreto legge 78/10 avrà sugli stipendi del personale scolastico.
C’è, prima di tutto, come previsto anche per gli altri dipendenti pubblici, il blocco dei contratti. Il CCNL della scuola, previsto per il triennio 2010-12, non ci sarà e non sono nemmeno previsti recuperi stipendiali a carico del successivo contratto. Il triennio viene sterilizzato e gli stipendi restano bloccati al loro valore attuale fino al successivo CCNL 2013-2015.
Nel triennio 2010-12 non sono previste in alcun modo altre forme di incremento stipendiale che possano far aumentare anche di un solo centesimo l’importo delle retribuzioni attuali. Questo significa che anche per la scuola, come per gli altri comparti, i dipendenti non potranno fruire dei normali scatti di anzianità. Per il comparto scuola quasi la metà dei docenti e degli ATA non potrà avere in questo periodo il passaggio di posizione che mediamente vale circa 2 mila euro all’anno (il 10% della retribuzione in godimento).
Non potrà nemmeno esserci in questo triennio l’assegnazione ai meritevoli delle risorse derivanti dal 30% dei risparmi della precedente manovra finanziaria; risorse che, invece, saranno destinate a risanare debiti delle scuole e a pagare i supplenti. Per i docenti bravi, nulla. Dal 2013 poi si vedrà.
Infine, un’apposita disposizione riservata soltanto al personale della scuola prevede che il triennio 2010-12 non abbia alcun effetto sulla progressione giuridica ed economica di carriera. In questo modo, e per tutti, i futuri passaggi di posizione stipendiale fino al termine della carriera saranno ritardati di tre anni. Lo Stato ci guadagnerà circa 19 miliardi, mentre il personale scolastico da qui al 2047 ci perderà complessivamente in media 29 mila euro di stipendio.
E poi ci sono le ricadute sulla pensioni e sulla buonuscita. Ma questo è un altro capitolo, doloroso.