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Graduatorie solo per prof regionali, il Piemonte spinge sull’acceleratore

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L’assessore all’istruzione, Alberto Cirio, esplicita la filosofia che guida il progetto leghista: “vanno via a Natale e tornano a Pasqua”, ha detto riferendosi ai docenti in servizio ma residenti altrove. Insorge il Pd: sparano nel mucchio. Replica: nessuna pregiudiziale anti-meridionali, vogliamo solo tutelare i piccoli comuni e le zone montane.Potrebbe essere il Piemonte ad aggiudicarsi il modello apripista delle nuove graduatorie di reclutamento degli insegnanti della scuola. La neo-giunta leghista, guidata da Roberto Cota, che si appresta ad inserire nel pacchetto lavoro dieci milioni di euro destinati a nuovo personale nella scuola, ha infatti preparato un testo con una clausola molto restrittiva: la residenza in Piemonte. La giustificazione degli esponenti leghisti è ufficialmente quella di “tutelare il precariato piemontese” perchè ad oggi ” per garantire la continuità didattica si usano risorse della Regione”, ma “molti insegnanti non piemontesi non finiscono l’anno scolastico”. Il 10 giugno l’assessore all’istruzione, Alberto Cirio, ha esplicitato fino in fondo la filosofia che guida il progetto leghista: “vanno via a Natale e tornano a Pasqua”, ha detto riferendosi ai docenti in servizio presso la regione ma residenti altrove. La frase non poteva certo passare inosservato. Il Pd è subito insorto. “Da meridionale mi sento offeso dalle parole dell’assessore – ha detto a nome del partito democratico il consigliere Nino Boeti – lavoro in Piemonte da trent’anni e non ho mai fatto un giorno di mutua nel mio ospedale. Cirio eviti di sparare nel mucchio, offendendo la dignità di tutti gli insegnanti del Sud che lavorano con professionalità e impegno nelle scuole del Nord”. Cirio ha presto ribattuto sottolineando di non aver “mai detto meridionali, ma ‘non residenti in Piemonte’. Quindi – ha continuato l’assessore competente di istruzione nella regione Piemonte – le accuse di antimeridionalismo sono infondate. Stiamo solo valutando la possibilità di dare priorità agli insegnanti residenti – ha concluso – perché per noi è giusto così: per tutelare i piccoli comuni e le zone montane. Noi abbiamo detto che sono esclusi gli altri, qualunque sia la loro regione d’origine”. Senza entrare nel merito della querelle, ognuno potrà trarre le sue conseguenze, rimane il fatto che uno dei partiti più rappresentativi del Governo insista sempre più (anche a livello centrale, basti pensare al recente ddl presentato dalla leghista Paola Goisis) sulla necessità di introdurre un modello di assunzioni di stampo decisamente regionalista. I primi effetti si sentiranno, fonti Miur lo confermano, con il rinnovo delle graduatorie ad esaurimento programmate per la prossima primavera: si parla sempre più insistentemente di un superbonus per coloro che hanno svolto il servizio nella regione di residenza. Si prospettano tempi duri per chi era disposto a fare la valigia pur d’insegnare.

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