Mentre il regolamento sulla formazione dei docenti va verso l’approvazione definitiva, con possibile applicazione dall’anno accademico 2011-12, permangono molte incognite sulle forme di reclutamento che dovranno essere adottate.
Oltre alla forma che sarà scelta tra concorso tradizionale per titoli ed esami, chiamata diretta delle scuole da albi regionali o altro, c’è anche, a nostro parere, l’urgenza dei tempi di avvio effettivo del nuovo reclutamento degli insegnanti.
La relazione che accompagna lo schema di regolamento per la formazione dei docenti conviene che non vi possa essere formazione senza reclutamento e che le due operazioni debbano essere messe in sequenza (prima formare poi assumere), ma afferma anche che per la seconda operazione (le nuove assunzioni) bisognerà attendere di esaurire le liste di attesa dei precari iscritti nelle graduatorie.
Se da un lato questa soluzione verrebbe incontro alle richieste dei precari, con l’assenso dei sindacati e, forse, anche dell’attuale opposizione che, durante il ministero Fioroni, si era battuta per ottenere il famoso piano triennale per l’immissione in ruolo di 150 mila docenti precari, dall’altro essa comporterebbe la prospettiva di non aprire la scuola a nuove generazioni di insegnanti per i prossimi 15-20 anni (o forse più). Infatti, al ritmo di 10-15 mila immissioni all’anno come sta avvenendo, per assorbire i circa 200 mila iscritti nelle graduatorie ad esaurimento bisognerebbe arrivare al 2025-2030.
Se si tiene conto che l’ultimo concorso ordinario per titoli ed esami nella scuola c’è stato nel 2000, si raggiungerebbe il periodo record di 25-30 anni senza il bando di un concorso per insegnanti. Praticamente la durata della guerra dei trent’anni che funestò l’Europa da 1618 al 1648. Allucinante. Con effetti a catena sulla qualità della scuola, dall’età media dei docenti, che già oggi ha raggiunto i 50 anni, che schizzerebbe inevitabilmente verso i 60, all’inevitabile allontanamento dall’insegnamento dei giovani più preparati.
Su questi temi dovrebbe essere impegnata una classe dirigente lungimirante e dovrebbe avviarsi un dibattito nel paese, coinvolgendo le migliori intelligenze. Ma non sembra questa l’aria che tira.
Le attuali disposizioni prevedono che metà dei posti disponibili vada alle graduatorie ad esaurimento e l’altra metà alle graduatorie dei vecchi concorsi che, anche se datate da dieci anni e più, restano valide fino a nuovo concorso (ad libitum).
Nell’attesa del meglio e per evitare che la scuola in modo schizofrenico guardi al futuro con la nuova formazione e guardi al passato reclutando soltanto da vecchie graduatorie, sarebbe il caso di dare attuazione alla Finanziaria 2008 che prevede(va) subito bandi di concorso a cadenza biennale, pur nel rispetto delle altre forme di assunzione (graduatorie).