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Maestre, maestri, tutti in piedi…da oggi parlerete inglese!

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Amici che avete a cuore la sorte del Paese, del lavoro, del tempo pieno… capisco che le questioni scolastiche sono ormai legate a una questione di sopravvivenza puramente “fisica” in tutti sensi, e che quindi il discorrere di didattica sia divenuto pane per i “ricchi”, tuttavia suggerirei di non sottovalutare il peso apparentemente insignificante dell’approccio più culturale perché ritengo sia il meno conosciuto da chi è seduto in alto, quello che fa paura, che ci rende animali diversi e, a volte, grazie al cielo, ingestibili, difficilmente manovrabili…
La coscienza si ribella dinanzi all’arroganza del potere (qualsiasi!) quando pretende di prenderci in giro col parlare di efficienza e efficacia del sistema, magari raggiunte per mezzo di prove sul territorio volte a leggere un pezzettino degli apprendimenti-insegnamenti (per poi farla lunga sui risultati), ma si ribella fino all’urlo finale con “stramazzamento” per perdita di sensi, quando, zac e zac, di contro, anzi di lato, con elegante nonchalance, ci ritiene esseri unici, non importa la nostra età di maestre/i, non importa la nostra formazione iniziale in lingua straniera, non cale l’ormai abominevole pronuncia acquisita e non più modificabile, insomma non importa cosa e come insegneremo, non importa la competenza, non importano più per nulla l’efficacia, l’efficienza, non importa la carenza di sussidi indispensabili…e…ci formerà in poche centinaia di ore dicendo: “Lazzaro, alzati e cammina…in inglese!”…
Ma come potremo, nel futuro, tenere il bavaglio (come qualcuno pretenderebbe!) su simili amenità incomprensibili per chi ha sale in zucca?!

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