Un’ amministrazione cieca e sorda, della sordità di chi non vuole sentire, è stata quella che giovedi 20 maggio ha visto manifestare davanti a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione Siciliana, centinaia di docenti e rappresentanti del mondo della scuola, del personale ATA e dei precari, oltrechè dei rappresentanti delle maggiori sigle sindacali nazionali, CGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA, arrivati da tutte le parti della Sicilia per incontrare il Presidente Regionale Raffaele Lombardo. Le organizzazioni sindacali avevano richiesto da settimane al Presidente un incontro in cui chiedevano d’intervenire presso il governo nazionale per impedire lo scempio perpetrato nei confronti della scuola pubblica siciliana adottando tutti i provvedimenti necessari per garantire agli studenti siciliani una scuola statale di qualità. Il sit-in, seppure colorato da bandiere, striscioni, foulard e supportato da slogan di protesta contenuti nei toni, attende sotto la pioggia con la paziente fiducia di chi vuole risposte. A un rappresentante dell’ordine pubblico scappa da dire che “se i manifestanti non si allineano sul marciapiede antistante il Palazzo d’Orleans e non liberano la strada permettendo alle auto di circolare, i rappresentanti sindacali non saranno ricevuti”. Quando gli viene fatto notare che le due cose non possono essere subordinate perché la richiesta ha il tono di un ricatto, arriva l’immediata rettifica: “La manifestazione è stata autorizzata solo sul piazzale antistante il Palazzo d’Orleans, non sulla strada. Gli organizzatori sono responsabili in prima persona, perché soggetti a multe di migliaia di euro, di far rispettare i termini delle autorizzazioni concesse. Questo però non ha nulla a che vedere con il fatto che la delegazione sindacale sia ricevuta o meno”. E infatti, di lì a poco, la delegazione viene ricevuta.
Ricevere, in questo caso, non costa nulla. Ma all’appuntamento, richiesto dai sindacati, Lombardo non si fa trovare. Non c’è nemmeno l’assessore regionale all’istruzione Mario Centorrino ad accogliere i disagi di un mondo, quello della scuola pubblica, che oggi vive un drammatico momento di transizione e che rischia, dopo i 7.000 tagli di posti dell’anno scorso e i 5.000 annunciati quest’anno, di non garantire più il diritto allo studio agli studenti e alle famiglie. L’ingrato compito di ascoltare i delegati sindacali regionali è affidato a un funzionario del comitato per l’occupazione, Salvatore Cianciolo, che annota diligentemente le richieste che gli vengono rivolte facendosi carico dell’onere di riferirle agli amministratori competenti e rinvia il colloquio tra i sindacati e i politici al 25 maggio. Un rinvio, interpretato come l’ennesima beffa da quanti, sfidando ore di pulman e maltempo sono partiti da tutte le provincie della Sicilia e che più che delle promesse, si aspettavano di avere riconosciuta la dignità dell’interlocutore che chiede di essere ascoltato. La tensione sale. Non raggiunge mai intensità troppo esasperate ma il malcontento è generale. “Quando gli spazi di confronto democratico vengono meno è necessario riconquistarsele con azioni dure, ricorrendo se serve alla disobbedienza civile. – dichiara con veemenza Lillo Fasciana, segretario provinciale della FLCGIL di Catania – L’azione di disobbedienza civile non è l’illegalità di chi contravviene alle norme, ma la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo sanciti anche dalla Costituzione. Il diritto al lavoro e quello allo studio sono tra questi. Il sindacato deve portare avanti con forza e coerenza ciò in cui crede, solo così riacquisterà credibilità agli occhi della gente che si sentirà rappresentata e sarà disposta a seguirlo nelle battaglie sociali”.
In un Paese dove il Ministro della Pubblica Istruzione Gelmini dichiara che “gli studenti sono con lei” nonostante le centinaia di manifestazioni e cortei in tutta Italia, contro quello che viene definito dai sindacati come “uno degli attacchi più pesanti alla scuola statale nella storia della Repubblica”, e chi sta al potere si sottrae, con arroganza, al confronto e al giudizio di chi dovrebbe rappresentare e difendere, viene da pensare alla torre sempre più color avorio in cui si sono rinchiusi, isolati e lontani dai cittadini, coloro che dovrebbero rappresentare i nostri interessi nell’amministrare la “cosa pubblica”. Difesa della scuola? “La scuola pubblica siciliana ha bisogno di essere difesa proprio per garantire il pluralismo culturale della democrazia” fa eco Gianni Di Pisa, segretario provinciale Snals, e il taglio degli organici viola norme di leggi già esistenti. (legge sulla sicurezza che impone un numero massimo di alunni per classi, legge sull’handicap che limita il numero di alunni diversamente abili nelle classi ndr). Chiediamo al presidente Lombardo di farsi portavoce presso il governo nazionale del rispetto di alcune norme che garantiscono il diritto allo studio”. Ma del “difensore” Lombardo nessuna traccia!
Mari Miccichè