Le scuole statali del Veneto varano l’austerity: tagli, nuove «tasse» alle famiglie e finanza creativa per racimolare qualche soldo che permetta di andare avanti
VENEZIA — Di «sbirciatina» al portafoglio ne è bastata una soltanto: stop alle gite scolastiche e nuove tasse in arrivo per le famiglie, varato il piano di austerity delle scuole venete per «salvare» i corsi di recupero e c’è anche chi arriva a proporre «il 5 per 1000 per la scuola». I presidi sono tutti concordi: «In qualsiasi modo i corsi vanno salvati altrimenti ci rimettono i ragazzi» e così mentre a Roma nelle scorse settimane il preside del liceo Keplero Antonio Pannaccione aveva preannunciato il «6 politico» o bocciature-fiume per tutti gli studenti con debiti, le scuole venete corrono ai ripari scegliendo le «soluzioni fai da te». La rassicurazione (finora verbale) del ministero, che ha promesso 50 milioni di euro «aggiuntivi» in arrivo nei prossimi mesi, non ha tranquillizzato affatto i presidi (che hanno crediti nei confronti dello Stato che vanno in media dai 10 agli 80 mila euro) e che per i prossimi mesi hanno annunciato nuove «manovre d’emergenza». C’è chi chiederà 100 euro agli alunni per ogni corso di recupero frequentato, chi invece raccoglierà le adesioni scritte pur di non far partire corsi «inutili» o deserti, chi li ha ridotti (dimezzati quelli del primo quadrimestre al Liceo artistico di Venezia e attivati soltanto quelli per cui «c’erano i soldi» al Liceo classico Marco Polo di Venezia), ma anche chi rinuncerà alle gite scolastiche più costose e alle attività non istituzionalizzate applicando una «finanza creativa» che ha trovato finora l’appoggio completo delle famiglie.
«Abbiamo dovuto chiedere alle famiglie di intervenire, questo non è giusto ma non c’erano altre possibilità – spiega Giovanni Zen, preside dell’Itis Rossi di Vicenza – i genitori pagheranno 100 euro per un corso, 200 quando i figli dovranno seguirne due, una tassa pesante, mi rendo conto, ma tutti i genitori si sono detti d’accordo e hanno capito. Sono finiti i tempi in cui le cose funzionavano senza i contributi delle famiglie, ormai o si fa così o si chiude baracca». E la strada dei contibuti «volontari» richiesti dalle scuole è stata percorsa in lungo e in largo nel Veneto, da Vicenza a Verona (dove al liceo professionale Fermi una circolare ha avvisato gli studenti interessati che avrebbero dovuto versare una quota di 100 euro ciascuno e all’Istituto tecnico Marconi sono stati chiesti 5 euro a testa) fino a Padova dove la richiesta di finanziamento dalle famiglie è arrivata anche all’Istituto Mattei di Conselve: «La quota per ogni famiglia sarà di 100 euro – spiega Umberto Rigato, preside dell’Istituto – abb i a – moportato la proposta in Consiglio di Istituto ed è stata accettata. Altre vie non erano possibili, avanziamo 16.000 euro dallo Stato ». Soluzione-ponte, un po’ provocatoria, quella proposta invece da Gaetano Sicilia, preside del Liceo da Ponte di Bassano: «Alla scuola statale manca solo un Gratta e vinci – ha commentato – oltre ai soldi delle famiglie (noi chiederemo 10 euro a corso) bisognerebbe pensare alla possibilità di devolvere il 5 per mille alle scuole, sono sicuro che i genitori sarebbero felici di poterlo fare».
La richiesta di aiuto alle famiglie non è tuttavia l’unica strada trovata finora e dove i soldi ancora non sono arrivati inizierà ora una stringente politica di austerity che durerà fino a fine anno. «Ci sarà una riduzione drastica delle gite scolastiche: viaggi da meno giorni e destinazioni meno costose, la parola d’ordine in tutte le attività sarà risparmio. Abbiamospedito anche le richieste di adesioni alle famiglie per poter attivare così solo i corsi indispensabili, ma anche per quelli i soldi non bastavano – spiega infatti Marisa Gruarin, professoressa del liceo scientifico Bruno di Mestre – ci sono materie che i ragazzi possono recuperare più agilmente con lo studio individuale, altre per cui il corso di recupero è necessario, come nel caso di latino, matematica e inglese. C’è il rischio che per garantirli nei prossimi mesi qualche classe non vada proprio in viaggio d’istruzione». «Risparmieremo su tutto il possibile fino a giugno, nella speranza che il ministero alla fine stanzi i fondi che ha promesso – aggiunge invece Edoardo Adorno, preside del liceo scientifico Quadri di Vicenza – per ora taglieremo su tutti i progetti aggiuntivi, dai viaggi d’istruzione agli approfondimenti fino al potenziamento delle eccellenze. Tutte attività “non indispensabili” che però danno un valore aggiunto all’istruzione che in questo modo e di questo passo andrà definitivamente perso».
Alice D’Este
19 maggio 2010