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ItaliaOggi: Niente contratto? Forse assunzioni

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La Gelmini prova a spuntare un piano per 20 mila posti

Il contratto pare definitivamente tramontato. Aumenti congelati per un anno, forse due. Un congelamento che, anche se non lo stabilisse la manovra finanziaria in corso di stesura, era già nell’aria. Già, perché la riforma Brunetta prevede un nuovo sistema contrattuale che, per diventare operativo, deve ancora essere definito nei particolari, a partire dagli aggregati dei comparti. Trattativa che al momento è in alto mare all’Aran. Ed è dunque quasi certo che i dipendenti della scuola, circa un milione (il settore più corposo del pubblico impiego), si vedranno arrivare in busta paga la seconda tranche di indennità di vacanza contrattuale per il 2010: un aumento automatico complessivo di 21 euro. La scena si ripeterà probabilmente, se saranno confermati gli intenti trapelati in questi giorni da parte del governo, il prossimo anno. Insomma, una moratoria che andrebbe di pari passo con la riforma contrattuale: dal 2012 al via il nuovo assetto, probabilmente triennale, e le risorse.

Con il rinnovo pare tramontare anche la ripartizione meritocratica dei 300 milioni di euro che il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, avrebbe voluto mettere subito sul piatto. I 300 milioni sono la quota parte dei risparmi conseguiti con l’avvio della riforma disposta dalla prima manovra finanziaria, quella prevista dal decreto legge 112/2008. Risparmi che sarebbero stati conseguiti per gli ultimi due anni ma, stretti dalla necessità di tenere sotto controllo i conti, ed evitare un effetto Grecia, all’Economia non vedrebbero di buon occhio un loro immediato investimento. Tra l’altro quando il contratto nazionale resterà bloccato per tutto il pubblico impiego. Ecco perché il ministro Gelmini, secondo quanto risulta a Italia Oggi, si starebbe muovendo in una triangolazione con il dicastero della Funzione pubblica e quello del Tesoro per tentare, incassato il no al contratto, di spuntare una deroga al blocco delle assunzioni che dovrebbe essere sancito, sempre nel decreto finanziario, per il settore pubblico. In questo spalleggiata dai sindacati che più hanno investito sulla linea della concertazione con il governo. La scuola è il comparto della pa più costoso, vanno argomentando da anni a via XX Settembre. Ma è quello che ha pagato più di tutti in termini di riduzioni di spesa, ribattono a viale Trastevere. Il prossimo anno ci sarà (si legga l’altro servizio in pagina) un esodo di oltre 30 mila dipendenti, tra insegnanti e Ata. Tutti a fine carriera e dunque con retribuzioni più corpose. Fare un piano in deroga di assunzioni, il monte su cui si sta ragionando è di 20 mila unità, magari collegato a un nuovo concorso, anche per rinverdire le piante organiche, non costerebbe di fatto niente di più rispetto alla copertura dei posti vacanti attraverso contratti di supplenza.

Il blocco delle finestre pensionistiche, altro elemento forte della manovra anticrisi, non dovrebbe invece applicarsi alla scuola, che ha un sistema di uscite diverso dal resto della pa.

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