Un aspetto della riforma Gelmini-Tremonti nella scuola primaria su cui vale la pena di ritornare, per le conseguenze che ha sul piano della qualità dell’insegnamento, è la vicenda degli insegnanti di lingua straniera. Si tratta di una storia lunga, che si è protratta nel corso del tempo. Per capirne la portata occorre quindi fare qualche passo indietro e ricostruirne per sommi capi gli sviluppi.
Partiamo quindi da lontano. O meglio, dall’inizio. L’insegnamento obbligatorio della lingua straniera nella scuola elementare (sperimentazioni didattiche e metodologiche a parte) è una realtà dal 1992. Ha formalmente avvio con la legge di riforma n.148 del 1990. Questa all’art.10 rinvia espressamente, per quanto riguarda i criteri per la scelta della lingua e le modalità di utilizzazione dei docenti, ad un successivo decreto ministeriale. E’ infatti il DM 28 giugno 1991 “Insegnamento delle lingue straniere nella scuola elementare” a dettare modalità e condizioni. Sottolineiamo, en passant, che l’insegnamento della lingua straniera riguardava, allora, le quattro lingue più diffuse, vale a dire non solo l’inglese ma anche il francese, lo spagnolo e il tedesco.