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Scuola: graduatorie regionali (Dubbi e utili riflessioni)

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Scuola: graduatorie regionali (Dubbi e utili riflessioni)di  Giovanna D’Arbitrio

Il progetto di legge sulla formazione di graduatorie regionali per i docenti presenta diversi aspetti sui quali riflettere. Il Consiglio di Stato  ha affermato che tutto ciò è anticostituzionale  e i sindacati si sono schierati contro per diversi motivi.

C’è chi afferma che ancorando gli insegnanti al territorio si favorirebbe la continuità didattica, altri invece temono che l’effetto “federalismo” dal campo fiscale si stia spostando pericolosamente ad altre aree, con provvedimenti dannosi soprattutto per il Sud.

Esaminando i fatti e riflettendo in modo razionale, si arriva alla conclusione che mentre in passato i laureati  settentrionali (peraltro in numero inferiore rispetto al Sud) trovavano facilmente lavori più allettanti e meglio pagati , ora in tempo di crisi anche la scuola diventa interessante per loro. Via dunque gli insegnanti meridionali dalle graduatorie del Nord nelle quali per “merito” hanno sempre occupato i primi posti!

Con i pesanti recenti tagli sull’ Istruzione che si sono aggiunti a quelli già attuati in passato con la legge Bassanini sull’autonomia scolastica (in particolare con  accorpamenti di istituti e consequenziale riduzione di posti di lavoro), il numero dei precari è in crescente aumento, soprattutto nel Meridione.

Secondo Maristella Curreli, Presidente dei “Comitati Insegnanti Precari”, se dovesse passare questo modello “si creerebbero graduatorie non più imperniate su competenze ed esperienze ma sulle provenienze, non più sullo spessore culturale ma sulla ristrettezza e la pochezza dell’identità regionale”.

Riflettendo poi ci si chiede: –  Ma chi mai lascerebbe la propria casa, gli affetti più cari, i luoghi amati, per andare nelle fredde e spesso ostili terre del Nord, se non fosse spinto da gravi necessità? -. In genere infatti se si riesce a trovare lavoro nella propria regione, non si emigra. Si prevede dunque un’ulteriore ondata di “laureati con la valigia” che si dirigerà verso i paesi europei e un incremento di lavoro “nero”  di vario genere nel Meridione. A questo punto non sarebbe utile in futuro orientare le scelte dei  giovani in campo scolastico o universitario, fornendo loro una mappa delle opportunità lavorative territoriali, pur nel rispetto delle capacità ed attitudini individuali?

Sorgono poi  altre inquietanti domande. In un mondo globalizzato nel quale il principio della mobilità regna sovrano nel mondo del lavoro, come faranno i docenti a riunirsi ai propri coniugi? Poiché per lo più si tratterebbe di  “donne” insegnanti, dovranno esse fare una scelta tra famiglia e lavoro?

E se un genitore anziano abitasse in una regione diversa da quella di residenza del docente, cosa accadrebbe? Anche qui ci sarebbero gravi problemi da risolvere.

Insomma i valori di scuola e famiglia ancora una volta probabilmente verranno messi da parte per dar spazio ad un imperante egoismo.

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