PAVIA, PRONTI RICORSI AL TAR PAVIA. C’era tempo fino al 28 febbraio. Per dire agli insegnanti con 40 anni di contributi che la scuola non aveva più bisogno di loro: pensione obbligata. In provincia sono una cinquantina in questa situazione. In dieci sono pronti al ricorso. Da quest’anno: le pubbliche amministrazioni – quindi anche le scuole – possono «risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro» (licenziare) con i dipendenti con 40 anni di contributi. L’h anno chiamata la «manovra d’estate», ovvero il decreto legge 78 del primo luglio scorso. Poi c’è anche la direttiva della Gelmini. PAVIA. C’era tempo fino al 28 febbraio. Per dire agli insegnanti con 40 anni di contributi che la scuola non aveva più bisogno di loro: pensione obbligata. In provincia sono una cinquantina in questa situazione. In dieci sono pronti al ricorso. Da quest’anno: le pubbliche amministrazioni – quindi anche le scuole – possono «risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro» (licenziare) con i dipendenti con 40 anni di contributi. L’h anno chiamata la «manovra d’estate», ovvero il decreto legge 78 del primo luglio scorso. Poi c’è anche la direttiva della Gelmini. Gli insegnanti, che rientrano nella categoria dei dipendenti pubblici, e con loro anche il personale Ata, si sono visti recapitare una lettera dai dirigenti scolastici, costretti a mandarli in pensione. Cinquanta lettere in provincia. Ci sono maestre che si trovano a dover lasciare a un’altra insegnante i bimbi in quinta elementare, nel delicato anno di passaggio verso le medie, ma anche docenti delle superiori. In alcuni casi, come per la maestra Franca Rapallini della Carducci, i genitori si stanno mobilitando. Ora si sta cercando una soluzione per vie legali: impugnare i licenziamenti. A Pavia se ne sta occupando l’avvocato Luisa Flore. Davanti al giudice del lavoro porterà il ricorso, per il momento, di sette docenti. Altri si stanno aggiungendo. «Entro aprile faremo un ricorso urgente per ottenere la sospensione di questo preavviso di licenziamento», spiega l’avvocato Flore. I suoi assistiti sono di Pavia e Vigevano. Si stanno aggrappando alla speranza di poter continuare un lavoro che fanno con passione. La speranza, in questo caso, ha elementi su cui lo studio legale farà leva per riuscire a vincere il ricorso. Il «collocamento anticipato a riposo» è stato messo in atto senza tenere conto delle esigenze delle scuole. Dal ministero l’indicazione era di evitare situazioni di esubero e favorire il riassorbimento dei soprannumerari mandando in pensione un po’ di insegnanti. Ma di esuberi per le elementari non ce ne sono. E tra gli «obbligati» ci sono insegnanti con progetti affidati loro dai presidi, lavori ancora in corso, ci sono docenti che si occupano di formazione per i colleghi più giovani. Sono tutte esigenze delle stesse amministrazioni pubbliche che devono rinunciare al personale. Un altro punto da far valere per il ricorso è il riferimento alle leggi sulla pensione, anche a livello europeo. Si sta portando l’e tà pensionabile delle donne a 65 anni come per gli uomini. «Appare quindi contraddittorio questo provvedimento – spiega l’avvocato Flore – e discriminatorio. Anche perché l’obbligo del licenziamento per chi ha i 40 anni di contributi è una disciplina transitoria, che vale solo dal 2009 al 2011». Dopo le regole cambieranno. Così oltre a chiedere l’annullamento dei licenziamenti, verrà chiesto davanti al giudice del lavoro di lasciare in servizio gli insegnanti almeno fino al 65esimo anno d’età. (13 aprile 2010) da PROFESSIONEINSEGNATE