Signor Presidente, intanto comincio con il ringraziarla perché aderendo ad un invito, ad una richiesta pervenutale da parte di più gruppi politici, mi consente, nel corso di queste comunicazioni, di rispondere ai tanti interrogativi sorti nel cuore e nella mente dei siciliani, oltre che dei parlamentari qui presenti, a seguito delle notizie che mi riguardano di una vicenda giudiziaria dai contorni ancora abbondantemente nebulosi, a partire dal 29 marzo scorso. A proposito di nebulosità devo dire ai parlamentari che mi ascoltano – a cominciare da Lei signor Presidente, attraverso di loro ma anche attraverso i mezzi di comunicazione che ringrazio per la presenza – che può apparire incredibile che, per una vicenda giudiziaria che investe il Presidente della Regione siciliana e mette a repentaglio la sopravvivenza di questo Governo che presiedo, che sono stato chiamato a presiedere dai siciliani, la sopravvivenza dell’Assemblea e della legislatura di cui siamo protagonisti, chi vi parla non abbia, a tutt’oggi, ricevuto neppure un avviso di garanzia. Chi vi parla non ha ricevuto neppure un avviso di garanzia! Sembra incredibile, come dicevo, ma è vero. Abbiamo letto infamanti accuse, calunnie, oltraggi che mi sono stati rivolti da una sorta di magistratura parallela, perché questo è il ruolo che è stato affidato a certa stampa da chi, non lo sappiamo – e lo vogliamo sapere, dovrà essere la magistratura, quella vera, a svelarcelo. Chiedendo scusa se involontariamente ho determinato un equivoco, voglio chiarire che parlando di invio di ispettori, rivolgendomi al Ministro della Giustizia – ne parlavo avantieri – non invitavo il ministro a fare la stessa cosa a Catania, dove veniva aggredito mediaticamente il Presidente della Regione siciliana grazie ad una fuga di notizie che il Procuratore della Repubblica definiva ‘dovuta ad una manovra politica’. Semmai lamentavo, credo che si tratti di un sentimento che ha attraversato la mente di tutti, una palese disparità per l’intervento, quello fulmineo, un’altra procura, ad opera degli stessi giornalisti. Tante coincidenze degli stessi due giornalisti si era registrata analoga fuga di notizie stavolta a carico del Presidente del Consiglio. Un’aggressione mediatica, quella del 29 marzo, congegnata (lo si è letto tante volte) da menti raffinate e costruita su voci e su intercettazioni, a partire dalle dichiarazioni di un ex collaboratore di giustizia che sarebbe uscito dal programma di protezione, per le quali era stata per ben due volte richiesta l’archiviazione presso gli uffici competenti della magistratura catanese, sicuramente sempre egualmente intransigenti e rigorosissimi nel vagliare, nel negare o consentire eventualmente o accettare richieste di archiviazione. Di tale Avola queste dichiarazioni, un pluriomicida e rapinatore che risulta, stavolta non da voci ma ufficialmente in sentenze del Tribunale di Palermo e della Corte d’Assise di Appello di Catania, personaggio non attendibile – cito – personalità inquietante, la sua scelta di collaborazione con la giustizia ritenuta inaffidabile ed anche ritenuto come solito accusare grossi nomi della politica e della finanza per dare nell’occhio. Un uomo che non ho mai visto e col quale ho chiesto che mi si metta in confronto in video registrazione pubblica, se fosse possibile, ma credo che non sia possibile. Non ho mai posseduto, lo sanno tutti a Catania e non solo, non ho guidato, non ho mai avuto la disponibilità delle auto che egli dichiara che avrei usato. Mai frequentato un bar che egli ha indicato, mai conosciuto o incontrato il capo della mafia della Sicilia orientale, di tutta la Sicilia, almeno della Sicilia orientale, Santapaola. Mi avrebbe riconosciuto nel 2007 perché sarei diventato visibile, riconoscibile, come se almeno dal 2000, da quando fui vice sindaco a Catania, come Presidente della Provincia, non fossi stato quasi tutti i giorni sui giornali e nelle tv e in particolare nel 2005, quando fondammo il Movimento per l’autonomia e partecipammo alle elezioni comunali di Catania; visibile in tutti i network e i mezzi di comunicazione nazionali e come se, nel 2006, non avessimo celebrato un congresso visibilissimo, non foss’altro che per la presenza di tanti leader nazionali accanto a noi! Sicuro egli di una mia mancata elezione nel 1990/91, quando in realtà, raggiunsi il record di preferenze, credo oltre 60 mila, nella provincia di Catania, dal momento che a qualunque elezione io mi sia candidato, salvo quella credo del 1992, dove nella parte del proporzionale quella lista non raggiunse il 4 per cento minimo, ma non fu merito mio, allora, in particolare, come se non fossi stato eletto sempre! Né ho mai incontrato gli altri soggetti citati da quello o da altri organi di stampa, dopo il 29. Mentre, invece per il tramite, leggo sempre il 29 o nei giorni successivi, di esponenti del mio partito, nella città di Paternò, in provincia di Catania, avrei favorito o sarei stato in contatto per organizzare illeciti con tale Carmelo Frisenna, detenuto ormai da oltre un anno per reati di mafia e che viene processato e che ha subìto un duplice sequestro dei beni. Secondo costui -, si legge nelle intercettazioni che mi hanno fatto pervenire e che ho letto nei giorni scorsi – il capo dei progettisti di una tale opera pubblica sarebbe stato mio genero. Mi hanno fornito queste intercettazioni, non le ho lette tutte. Io credo che ne è emerso un quadro inquietante e credo che questo quadro un cenno minimo e tante letture di tutto il resto vada fatto. Io non ho generi, visto che ora i figli maschi si sposano ad una certa età, non ho all’orizzonte neppure nuore, però dalle conversazioni del Frisenna, beh, se sono tutte così quelle che non conosciamo di cinquemila, tremila generi, suoceri, interventi ed iniziative, siamo in attesa di leggerli questi atti, ovviamente. Dalle conversazioni del Frisenna emerge un frenetico lavorìo alla vigilia delle regionali del 2008, in cui il consenso emerge, si scambia compromessi di posti di lavoro e con ‘bei discorsi’, e va scritto tra virgolette, e che alludono i bei discorsi ad argomenti che poco hanno di culturale e di spirituale! Tante le intercettazioni di questo Frisenna – ed in particolare una molto delicata – nella quale parlando con i suoi amici, egli conferma un rapporto di appartenenza totale e di subordinazione, non al mio Movimento o a me, devo dire nelle carte e le carte contano un po’ più che non le voci, al deputato nazionale Torrisi e al senatore Firrarello, entrambi, secondo ieri, il primo oggi, componenti della Commissione antimafia, il secondo definito in dialetto, per carità, in senso politico ‘il suo padrino’ e che viene citato, in particolare, in una conversazione del 3 aprile del 2008, qualche giorno prima delle elezioni regionali, alle quali tutti voi ed io, nella qualità di candidato presidente, partecipammo. Una telefonata che riportata da un settimanale, non è stata né smentita né contestata. Egli esalta il suo leader, è bravo, riferisce (traduco è una parolaccia), mentre quando all’inizio non gli stavano dando niente si è fatto un accordo, per carità, politico, per prospettive politiche, ci mancherebbe altro, un accordo con Berlusconi si è fatto. “Ah sì, Lombardo, mi sta bene Lombardo” riferisce il Frisenna parlando con i suoi amici e facendo riferimento al suo capo “Mi sta bene Lombardo, candidato Presidente”. “Ma come?” interloquiscono “dicevi che erano ammazzati?”. “No mi sta bene, mi sta bene Lombardo, tanto muore di morte naturale”, lo eliminano di morte naturale, a Lombardo lo fanno “attaccare”. “Te lo dice il sottoscritto per una (tradotto) sciocchezza, per le assunzioni della Multiservizi che hanno fatto a Catania, ma sono preparati. “La sinistra, la sinistra”, l’ha detto lui, “agguerriti sono, la sinistra”. La destra che parla, la sinistra che colpisce in quel di Catania. E mi rivolgo all’onorevole Barbagallo. “Morte naturale” e “attaccare” inteso ovviamente come “arrestare”. Io vengo insultato, aggredito med
iaticamente, senza aver ricevuto un avviso di garanzia ad oggi, avrei favorito l’illecito in mille cose nel peggiore dei modi e ne avrei avuto vantaggi elettoralmente; mentre per quanto riferito si tratta di fatti, credo, più che riscontrati, quello accadeva a Paternò, comune sul quale, tra parentesi, grava una proposta prefettizia di scioglimento almeno da un anno per infiltrazione mafiosa. Comune nel cui territorio in un sito di interesse comunitario e di grande pregio ambientale – contro la cui localizzazione hanno manifestato tantissime volte i cittadini anche dei comuni vicini e l’allora Presidente della Provincia contro questa localizzazione fece ricorso al TAR – doveva sorgere uno dei quattro grandi termo-valorizzatori siciliani. E ancora, leggendo i giornali il 29 marzo, alcuni per carità, e nei giorni seguenti, io avrei eretto (voi mi conoscete, voi 90, ma anche tantissime altre persone) uno scudo invalicabile per furbizia o per intervenuta prudenza attorno a me, mentre io, credo che questo lo sappiate pure tutti, parlo con chiunque, chiunque mi contatta, se non ci riesce direttamente per telefono con un sms e viene contattato puntualmente, centinaia di sms alla settimana anche dai miei collaboratori, per inviare un appunto o se possibile, magari la domenica, tutto il giorno dalle 8 di mattina fino a mezzanotte, per incontrarmi! E tutto questo è registrato, credo funzioni così, nei tabulati del mio cellulare, unico numero, parlo da dieci anni a questa parte della mia esperienza di amministrazione attiva, nei tabulati del mio telefono. E tutto è memorizzato, sappiatelo, peggio per voi, nelle schede compilate per ciascuna persona che mi incontra. Numeri, tabulati e schede sono a disposizione anche di ciascuno di voi, perché io ho anche questo dovere nei confronti dei rappresentanti del popolo siciliano. Poi capita che magari inoltro un sms per invitarvi a seguire la diretta, o divisi per nome di battesimo, Francesco per Francesco, Salvatore per Salvatore, Michele per Michele, invio un messaggino di auguri nel giorno dell’onomastico. Quindi, nessuna barriera, nessun tramite, i miei amici, per la verità, credo che lo possano confermare, lamentano e ho la smania, devo dirvi faticosa, di avere un rapporto diretto e qualcuno in termini negativi dice, ma come? Non ti trovi un tramite a cui deleghi delle cose, pretendi ancora alla tua veneranda età di continuare a rapportati con tutti, ad occuparti più o meno delle cose che ti capita di vedere e di trattare? Nessuna barriera e nessun tramite, né di amici e neppure di parenti! Certo, chiunque risponde delle sue azioni o delle sue omissioni, delle sue virtù o dei suoi vizi, delle sue leggerezze o dei suoi errori, ma nessuno, amici o parenti, mi ha proposto di intervenire per affari più o meno leciti per forniture, per appalti a favore di chicchessia, mafiosi o limpidissimi imprenditori! Sono nella amministrazione attiva, in questa ultima fase, quella della vecchiaia, se volete, ormai da almeno dieci anni. Fui vice sindaco ed assessore ai lavori pubblici e una serie di altre cose. Al comune di Catania sino al 2003, presidente della mia Provincia fino al 2008 e della Regione dal 2008 ad oggi. I dirigenti di questi enti, vent’otto, trenta, oggi alla Regione, i cinque, otto, dieci del Comune o della Provincia hanno un cognome ed un nome, e godono di ottima salute. Io ho chiesto nella sede competente che si accerti se mi sono occupato di qualcosa di illecito, che non andasse, se ho fatto pressioni indebite perché qualcuno vincesse piuttosto che perdere, perché qualcuno si avvantaggiasse piuttosto che noi. Sono disponibili chiaramente. Ma voi stessi signori deputati, onorevoli colleghi, siete novanta, per la verità siete un po’ di più di novanta, ci sono diversi tecnici esterni anche nei banchi di questo Governo, qualcuno di voi mi ha sollecitato di intervenire per modificare la sorte o l’esito di un appalto? Di una fornitura? E io a mia volta l’ho chiesto a qualcuno? Dagli assessori qui presenti, all’agricoltura, saltiamo la Sanità, i rifiuti per carità, al bilancio e a quant’altro? Forse voi non avete delle sollecitazioni lecite? Forse che voi non acquisite informazioni? Non è il vostro dovere, non date notizie sul piano dell’iniziativa legislativa a favore di alcune categorie per risolvere problemi importanti? Si parla sempre delle cooperative, che riguardano l’edilizia e poi degli artigiani. E qual è la nostra funzione se non di occuparci dei problemi delle persone e delle categorie? Io vi chiedo come mai nessuno si rivolge a me? Perché sono incapace? O forse perché il nostro rapporto non è fondato su questo tipo di scambi e su interventi di questo genere. Non credo che qualcuno di voi mi abbia detto di no, non è stato interpellato per intervenire su questi argomenti e su queste materie. E devo dirvi a vanto di tutti voi e del popolo siciliano che possiamo rivendicare che questo Governo che ho l’onore di presiedere e noi tutti, anche io, non trattiamo privilegi, premi e neppure tangenti. A proposito di mafia posso affermare che questo Governo ha assestato alla mafia i colpi più micidiali che siano mai stati inflitti a Cosa nostra e così opererà. E per questo deve continuare ad operare sempre con maggiore incisività finché noi vorremo, finché voi vorrete, in quanto rappresentanti del popolo siciliano, fin quando Dio vorrà. Non è indifferente, non è estranea l’aggressione quotidiana che noi subìamo da un anno e mezzo a questa parte e che io in prima persona, se permettete in maniera particolare, giorno per giorno, subìsco rispetto a questa scelta di fermezza e determinazione che il Governo ha intrapreso, forse più forte, forse perché i tempi, le evenienze, i fatti che ci inducono ad esser così. Io non dico che siamo migliori, né di quelli che c’erano, né tanto meno di quelli che ci saranno, ma è così, abbiamo assunto insieme anche con tante leggi torneremo. La legge antimafia – è stato detto -, è tutta frutto dell’iniziativa parlamentare di quest’Assemblea. E’ la migliore che ci sia in Italia. Io credo che se c’è una ragione in più per cui questa legislatura si dovrà completare, al di là di quella che potrà essere la mia situazione, ho detto e ripeto che sono prontoa rendere conto, che me lo si chieda, non attraverso la stampa, non attraverso certa stampa, a rendere conto di ogni rilievo, di ogni azione, di ogni mia scelta. Possibile che abbia incontrato x che – in effetti – era y. Ma lo dirò. Se avessi incontrato i nomi famosi che ho avuto modo di citare, l’avrei detto. Ho incontrato quel signore. Avevo paura. Mi conveniva. Non si sfugge a queste regole elementari, indubbiamente, della verità. Credo che sia mio diritto e mio dovere, mio dovere e mio diritto, essere chiamato a render conto di ogni azione. Questa legislatura deve andare avanti per continuare e per completare questo grande, faticoso, difficilissimo irto di ostacoli impegno di cambiamenti, nonostante le pressioni, nonostante le previsioni sinistre, riportate nelle conversazioni del Frisenna di cui vi dicevo e pronunciate dai suoi riferimenti politici. Credo che non basti neppure questa legislatura. Io credo che bisognerà continuare avanti nelle prossime, certo, con nuovi presidenti, con nuovi governi, con voi che vi sarete meritata, non certo con me, mi sarò affaticato abbastanza, vi sarete meritati, attraverso il vostro lavoro, la fiducia del popolo siciliano. E’ stato letto da voi che avrei favorito le cosche, in particolare, nei settori dei rifiuti, della sanità. Cosa abbiamo fatto nella sanità? Abbiamo eliminato gli extra budget, contrattualizzato l’obbligo di denuncia delle estorsioni o delle usure; abbiamo fatto qualche gara, ma gara regolare, niente di miracoloso, che ha portato ad un risparmio di un centinaio di milioni di euro su un miliardo di farmaceutica ospedaliera, più o meno. E ha fatto ridurre al 40 per cento circa il costo di certi vaccini rispetto a quelli precedenti. Abbiamo rispettato un piano di rientro, quasi impossibile, altro che rigoroso. Ma al di là di questo, se posso permettermi, è il clima
che è cambiato. Credo che stia cambiando in molti rami di amministrazione. Non credo che questo dispiaccia alla gran parte dei siciliani o alla gran parte di voi, onorevoli colleghi. Un clima diverso che è fatto di valori diversi, che è fatto di principi diversi. Oggi si guarda e si deve guardare sempre più al merito, al lavoro degli operatori, al sacrificio, soprattutto bisogna guardare alla salute e alla persona dei pazienti e non ai favori o alle raccomandazioni. La sanità, è scritto giorno 29 o giorno 30, dove sarebbe stato questo aiuto? Dovrebbero chiederlo, non io, per carità, all’Assessore, o a ciascuno dei direttori generali, o a ciascuno dei direttori amministrativi e sanitari di ciascun direttore generale. La risposta è sempre la stessa: nessun intervento, nessuna ingerenza da parte di chi vi parla, né per forniture, né per raccomandazioni. Ah, mi dica l’Assessore al personale (non credo che si favoriscano le cosche!) o il suo dirigente generale che si occupa di funzione pubblica se gli ho chiesto un trasferimento; lui in due anni o chi c’era prima di lui. E poi l’intervento attraverso l’impiego dei fondi strutturali. Sarebbe un’iniziativa anche questa a favore della criminalità organizzata. Io vorrei capire come si fa a favorirla nel settore dei fondi strutturali, veramente sarebbe opportuno che qualcuno me lo spiegasse, io questi meccanismi non li conosco! E della formazione professionale? E come? All’indomani del nostro insediamento, Giunta insediata o non insediata, intanto la formazione, il bacino delle assunzioni, abbiamo deliberato e poi legiferato, tutti voi, all’unanimità, il blocco delle assunzioni nell’Amministrazione regionale, li avremo favoriti nel settore dell’energia, è scritto sulla stampa, con il no netto e quante critiche e contestazioni su falsi argomenti abbiamo subìto, abbiamo bloccato lo sviluppo, il lavoro, investimenti per decine di milioni di euro per il no secco che abbiamo detto all’eolico, se è possibile anticipando la stessa Magistratura, che successivamente ha attestato la presenza degli interessi di Cosa nostra e tante illegalità nel campo di quella energia alternativa. E poi vengono i rifiuti. Qui parla da sè la relazione che abbiamo adottato in Giunta, abbiamo voluto fare collegialmente, non il Presidente, non l’assessore, non questo non quell’altro, ma lo abbiamo voluto fare tutti assumendocene la responsabilità in Giunta, perché lì si attesta la infiltrazione della mafia in quel sistema, con una società in particolare, una società che si chiama con un solo nome: Altecoen, ed è presente in particolare inizialmente, poi cede le quote, in alcuni termo-valorizzatori, vale la pena di citarlo anche in quello dell’area di Paternò, la quale società doveva nascere in quel di Paternò, faceva capo a quel signore che era il leader della mafia nella Sicilia orientale. Una relazione che finalmente tramuta in una scelta politica efficace e coerente la deliberazione della Corte dei Conti n. 1 del 2005, le dichiarazioni tra gli altri del Procuratore Scarpinato e del Procuratore nazionale antimafia, rilasciate nella specifica Commissione che ci ha ascoltato per la lotta contro le infiltrazioni mafiose nel settore dei rifiuti, da anni ma che ora sono diventate, se posso permettermi, scelta politica efficace e coerente. In questa vicenda mediatico-giudiziaria, quando sarà – passerà del tempo e ce ne vuole sicuramente -, si coglierà il nesso con l’affare più grande di tutti i tempi che credo in Sicilia si sia concepito; e si coglierà il nesso anche con molte delle vicende di cui si è letto in questi giorni. Basterà fare i conti con quanto si è preteso che la Regione sborsasse e quanto effettivamente si era investito in quei siti. Basterà accertarne le proprietà, i passaggi di proprietà, i valori iniziali, e i valori di vendita. Basterà questo e i nomi e i cognomi sono già scritti sulle carte, sono scritti lì a disposizione del popolo siciliano, i nomi e i prestanome, le contrade e le discariche più o meno abusive per rifiuti pericolosi e i mattoni che si sono confezionati a partire da quelle argille nocive per la salute della gente e le autorevolissime raccomandazioni che sono intervenute su queste fattispecie! Ci sono tutti questi nomi e questi cognomi e noi questa relazione l’abbiamo fatta, l’abbiamo consegnata alla Procura della Repubblica di Palermo. E abbiamo dato vita ad un ufficio speciale che evolve nell’Agenzia per la legalità per coordinare tutte le iniziavate della Regione e degli enti locali di contrasto a “cosa nostra”; oltre ad essere impegnati affinché vengano lasciati ai siciliani i beni confiscati alla mafia. Un’Agenzia alla quale chiamare a collaborare quanti siciliani coraggiosi e onesti si sono distinti per competenza e per coraggio nella lotta alla mafia. Anche perché questa Assemblea – come vi dicevo -, lo riconoscono tutti nel nostro Paese, si è dotata di uno strumento importante, la legge antimafia di cui dicevamo. E questa nostra terra porta avanti indubbiamente una lotta senza quartiere che dà in Sicilia – è il vanto di tutti noi – risultati importanti nella lotta contro la mafia. E voglio rivolgere un appello, torno a riferirmi a lui, con il rispetto che gli si deve, al Ministro della Giustizia, e ai siciliani, e non solo ai siciliani, ai meridionali, ai calabresi, ai campani, ai pugliesi, di tutti i gruppi del Parlamento nazionale, oltre che al Ministro. Dovrei, essendo una presunta vittima, sostenerlo, ma mi si consenta di chiedere al Ministro e ai parlamentari che non si abolisca lo strumento delle intercettazioni. Guai a privare la lotta alla mafia di questo elemento importante! E non vale limitarne l’impiego, perché i più utili contributi – mi si dice – molto spesso sono venuti dalle intercettazioni apparentemente più banali. Basti salvaguardare i fatti che riguardano le persone, indubbiamente, quelli della vita privata. Certo c’è il rischio, tanti rischi. E lì bisogna controllare e vigilare. Ma tutto quello che può servire – quello che non serve si cestina, si distrugge, si elimina – per combattere la criminalità grande, piccola e media, lo si usi e lo si usi fino in fondo! Ho visto l’altra sera, e sono rimasto impressionato, la proiezione di un film che faceva vedere come, attraverso la percezione del rumore di un motore a scoppio, si individuava la localizzazione di un famoso latitante di mafia che immediatamente dopo veniva catturato. Se non ci fosse stata quella intercettazione di telefonata di quel signore – il cui telefono possibilmente era sconosciuto ed egli apparentemente un incensurato cittadino – sicuramente quel mafioso non sarebbe stato catturato e avrebbe continuato a delinquere e a diffondere violenza e morte. Quella di questo Governo, senza strombazzarlo ai quattro venti, senza proclami e manifesti, è stata e sarà, perché è nostro dovere, fin quando ci sarà dato, la sfida più alta che si possa portare alla mafia. E così dovrà essere per chi verrà dopo, nei prossimi anni, nei prossimi lustri. Guai a tornare indietro, a percorrere vecchie strade che portano certamente non al bene della Sicilia! L’obiettivo finale di questa fuga di notizie – e torno al 29 marzo! -, che ha una mano politica, di questa fuga di notizie non casuale, l’obiettivo finale è ripristinare, piaccia o non piaccia, un passato che credo che i siciliani ritengano vada comunque archiviato. Ecco in che cosa si concreta questa iniziativa, o si può concretare: quello di impedirci! Ricordate il 29? Dimissioni! Tutti a casa! Domani mattina, perché no! Quello di adottare una finanziaria di riforme serie, di riforme sostanziali, costringendoci a subire, invece, una leggina che a stento sia sufficiente per tirare a campare. Per carità il lavoro dell’Assemblea è fondamentale, ma vedete, per fare un paio di leggi importanti passano tre mesi. Fa bene il Presidente dell’Assemblea a rivendicare il merito di una produzione legislativa intelligente ed organica. Non è soltanto una questione di numero, anzi, fossero mille leggi, venti, venticinque, trenta, non lo so, tut
te ben mirate. Se in una finanziaria può trovare spazio, può trovare posto questa o quell’altra iniziativa di riforma, perché no! Una finanziaria senza la quale la legge sui rifiuti, come giustamente è stato detto, non troverebbe copertura finanziaria e si tornerebbe al vecchio sistema. Io credo sinceramente che questa finanziaria debba riprendere, ad esempio, il tema del piano energetico che è stato bocciato dal TAR Palermo e poi rimesso in vita, ma a tempo determinato – se così si può dire – dal CGA. Guai se nella finanziaria non si toccano questi temi. Una finanziaria che dovrà occuparsi dello sviluppo. Inserire – perché no – qualche elemento di semplificazione burocratica che si accompagni anche all’aumento delle entrate, piuttosto che alla riduzione delle spese. Di semplificazione burocratica che elimini o riduca le intermediazioni burocratiche parassitarie nelle quali si annida l’arbitrio e si annida, molto spesso, la sopraffazione sui più deboli. Una finanziaria nella quale – perché no! – si riprenda il tema della ripublicizzazione del servizio idrico. Sarà un tema, mi si dice, non meno delicato di quello dei rifiuti, e non solo per quanto riguarda il peso finanziario. Si riprenda il tema – so che l’Assessore ha redatto un emendamento che non abbiamo ancora avuto modo di vedere – della ripublicizzazione del servizio idrico a conseguenza di quanto il Parlamento nazionale ha fatto qualche giorno fa legiferando in materia. Una finanziaria che abolisca sperperi e sprechi. Ce ne sono tanti. Ci si dice: perché non lo abbiamo fatto? Lo facciamo domani mattina, basta un colpo di bacchetta! Indubbiamente il sigillo della legislazione, anche in questo caso, è importante. Che guardi alle categorie economiche in crisi, da quella dell’agricoltura a quella dell’edilizia, e risolva il più possibile il tema del precariato che – storicamente – da dieci, vent’anni è il terreno fertile per lo sfruttamento politico e per lo sfruttamento elettorale. Ed è difficile, indubbiamente! Come è stato difficile portare avanti, assessori Gentile e Russo Piercarmelo, nelle tante sedute d’Aula, per carità, attraverso un dibattito sempre costruttivo, le due leggi che hanno visto in prima persona, in prima linea la vostra iniziativa. Molto difficile! Molto difficile! E’ stato detto, a tal proposito, che sono “un uomo in difficoltà“. E’ vero! Sono un uomo in enorme difficoltà! Così come è in grande difficoltà la Sicilia e sono in difficoltà i siciliani. Non mi sento infatti, per quello che è il mio sentimento, di condividere una condizione di tranquillità. Il mio status di presidente della Regione me lo permetterebbe, ma non mi sentirei di sentirmi “tranquillo” in questa nostra Sicilia! Ma non sono in difficoltà dal 29 marzo, non ho motivo di essere io in difficoltà dal 29 marzo! Dal 29 marzo non ho motivo di essere io in difficoltà! Sottolineo e ripeto queste parole! Anzi dal 29 marzo mi sento, e si senta il Governo della Regione e si senta questa Assemblea, più liberi e più forti e più determinati a continuare ad andare avanti! Se non ci fosse stato il 29 marzo? Mi domando e mi rispondo: no, sicuramente non avrei fatto queste dichiarazioni all’Assemblea, e non solo all’Assemblea, ma all’intero popolo siciliano. Mi sono trovato in difficoltà dall’aprile-maggio del 2008. Non lo sapevo, non lo immaginavo. Non voglio dirvi – forse apparirei poco coraggioso – che, se lo avessi saputo, forse non mi sarei cimentato. Sinceramente condivido, ed è pesante, per quanto possibile – sono parole seppure per la verità sembrano chiacchiere – le difficoltà dei siciliani che sono costretti a cercare fuori dalla nostra terra il lavoro. Sembrano parole vuote. E invece io questo stato d’animo lo condivido. Lo stato d’animo di quanti lottano per rivendicare i diritti o di quanti, e sono la stragrande maggioranza, silenziosamente si affannano per arrivare alla fine del mese. Questa è la mia difficoltà! Le altre le supero. Le supero con la forza della verità e pronto a render conto anche a tutti voi, a ciascuno di voi – da subito, da dopo questa seduta – di ogni mia azione, di ogni mia scelta, di ogni mia parola. L’unica cosa che vi chiedo è di scusare, di perdonare qualche intemperanza del mio carattere, i tanti errori, i tanti vizi, ma non credo che siano passibili di azione penale. (E mi capirete se metto la mano sulla spalla all’assessore Massimo Russo.) E non mi sento in difficoltà, quindi, in questa vicenda giudiziaria nella quale non mi assolvo. Vi dico quello che ho letto sulla stampa e mi pare doveroso che io ve ne renda conto. Non giudico, non condanno e non assolvo. Mi è stato insegnato che non devi giudicare perché sennò sarai giudicato. E non sono in difficoltà perché non sono sorpreso. Io penso che siamo affaticati e stanchi, ma non credo che ci sia bisogno per voi di rileggere gli atti parlamentari relativamente al 9 dicembre, quando – parlandovi da questo posto, ricordate, era il 9 dicembre, quattro mesi fa – dicevo di subire uno stillicidio fatto di oltraggi, di calunnie, di insulti, ispirati da un tavolo trasversale – vi prego di verificare gli atti – ai partiti e agli schieramenti in cui si è progettato, allora dicevo, di far cadere il Governo e la legislatura da parte di quanti sono pronti a tutto, impegnati alacremente e maniacalmente ad abbattere l’avversario – ricordate? – con mezzi politici, se basta, con mezzi mediatico-giudiziari, se non bastano quelli politici. Ad abbatterlo tout court, anche fisicamente (c’è poco da sorridere) se non dovessero bastare quelli mediatico-giudiziari. Devo ricordare, fra l’altro, che, a proposito di mezzi politici e legislativi, in questa Assemblea – mi spiace ricordarlo – si sono registrate iniziative di parecchi deputati di quella che era stata una maggioranza, di quella che era stata una coalizione che non sono stato io a dissolvere irreversibilmente. Che maggioranza è e che coalizione è se da quella maggioranza o coalizione vengono fuori, tra l’altro, anche quei sentimenti? Se permettete, il 3 aprile del 2008 era prima che io venissi eletto e anche voi. E vengono fuori quei sentimenti? Quella è maggioranza? Quella è coalizione? Non vale la pena cercare responsabili?! Sono stato io a dissolverla irreversibilmente? E, letto quello che abbiamo letto, quella era maggioranza e quella era coalizione. E mi si rimprovera di averla dissolta se pure ci sono quei sentimenti: la morte naturale, la libertà e quant’altro! Signori miei, un disegno di legge nel quale oltre alla morte, anche non naturale, si prevedeva l’elezione in corso di legislatura di un nuovo presidente della Regione, ricorderete, se questi – chi vi parla – fosse stato costretto a dimettersi. Non si sa mai, prepariamoci. I sentimenti sono espressi il 3 aprile. Il disegno di legge sarà stato di un anno dopo. Non si sa mai: morte naturale, attaccari (che poi vuol dire arrestare, dimettersi, rimuovere) o fosse stato stabilmente impedito a esercitare il suo mandato. Lo avete letto che c’è qualcuno in questi giorni, forse il più bravo, che parla di “consequenziali complementi se dovesse venire una richiesta di rinvio a giudizio”. Ah, ah,“complementi”! Ora aspetto un confronto diretto così gli ricordiamo tante cose a questi rigorosi. Poi c’è stato un altro disegno di legge di iniziativa del partito ex alleato, ex di coalizione, una mozione di sfiducia al presidente, efficace in corso di legislatura, se la metà più uno dei deputati dei partiti che lo avevano sostenuto, una trentina di deputati, trentuno deputati, avesse firmato quella mozione di sfiducia. Il presidente eletto direttamente dalla gente non lo avrebbero sfiduciato 46 persone, quello è ovvio, lo sfiduciano la metà più uno di quanti parteciparono alla coalizione del presidente. Il disegno di legge non è andato avanti, penso per incostituzionalità, forse anche per ridicola illegittimità. E l’hanno sottoscritto eminenti parlamentari che a loro fianco hanno eminenti specialisti e costituzionalisti. E non è andato avanti, credo perché
– del resto lo si è visto in tante occasioni, in occasione della legge sui rifiuti, in occasione della legge sulla prima casa – in fondo, neanche questo gruppo di trenta parlamentari si sarebbe trovato. Lo dico a onore di tutti quanti hanno cominciato a provare gusto, a prescindere dagli schieramenti, a fare un po’ di riforme buone e di quanti, con grande determinazione, tengono alzata la bandiera dell’opposizione. Questo disegno di legge per una qualche ragione è stato accantonato. Ecco perché si converrà che non sono stato colto di sorpresa il 29 marzo! E sono però in difficoltà. La nostra è stata una scelta della difficoltà. Bastava autorizzare qualche decina di parchi eolici, lasciare degenerare il sistema sanitario, tanto qualche sconto un governo amico ce lo avrebbe fatto. Su queste cose eccome se si chiudono gli occhi da Roma! Bastava distrarre qualche centinaia di milioni di euro dai fondi destinati agli investimenti del FAS, sottraendoli al Piano, per coprire il buco della sanità. E tutto sarebbe andato avanti liscio. Bastava far sì che i siciliani pagassero salato per almeno trent’anni l’investimento per incenerire i loro rifiuti impegnandosi fino alla fame e anche più, nella bolletta dell’acqua e dei rifiuti e mille altre bollette sarebbero state puntualmente recapitate e non avremmo avuto nessuna difficoltà. Avremmo vissuto felici e contenti. Bastava assumere, anche per togliersi il fastidio dei postulanti sotto casa, qualche centinaio di amici nell’amministrazione regionale. E vivacchiare tra privilegi, comodità ed amicizie. E non farsi nemici lasciando che tutto restasse com’era, magari illudendo i siciliani – come capita ormai da secoli – che tutto nel frattempo andava cambiando. E possibilmente facendosi fare, perché no – per ricordarvi l’intercettazione a proposito del lavorio pre-elettorale in quel di Paternò alla vigilia del 2008 – facendosi fare tanti bei discorsi. Le difficoltà, la lotta, i mille ostacoli li abbiamo voluti perché questo ci fa sentire più adeguati e più vicini ai problemi dei siciliani e alle difficoltà da superare. E so bene che ci aspetta un grande lavoro e ancora mille difficoltà. Questa Sicilia ha più risorse di quelle ricche del nord. Ve lo posso assicurare. Non ne ero consapevole, è come se avessi vissuto per cinquant’anni con gli occhi chiusi. Che la Sicilia diventi moderna, innovativa, produttiva e libera da tutte le mafie. Che riprenda il suo cammino dopo secoli di torpore e sappia competere e superare le sfide che l’attendono, a cominciare da quella del federalismo che non sarà rose e fiori. Sarà più duro e le critiche che ci rivolgono, le mille critiche, le ho riviste sintetizzate nella mozione di sfiducia – allora non era cruenta la conseguenza, oggi sì – presentata a Silvio Milazzo, sintetizzata in tre punti. Avere tradito la volontà degli elettori (allora non c’era l’attuale sistema di elezione diretta del Presidente, eppure anche lui, fu accusato di avere fatto una sorta di ribaltone.) Fu accusato di immobilismo. (Si diceva che era tutto fermo, che non si faceva niente, che non si spendevano i soldi, che le risorse erano lì ad aspettare). E aveva portato i comunisti al governo, quelli con la ‘K’, allora, oggi non so, forse non c’è neppure la ‘C’. Il discorso non può che andare alle nostre alleanze, a questo ritrovarci una compagine autonomista che vuole fare le riforme. Con chi vuole partecipare a questo progetto riformista? Nell’Assemblea e nel Governo, lo dico a chiare lettere, a chi non resista nella illusione di potere riportare indietro nel tempo le lancette dell’orologio. Il Partito democratico ne parla, ha avviato questa esperienza di sostegno, insieme ad un’area riformista di circa trenta deputati, insieme al partito API per realizzare alcuni importanti riforme. In poche settimane, come vi dicevo, sono state approvate due riforme, questo a partire da tre mesi a questa parte. Ecco perché. Ma perché e con quale partecipazione? I rifiuti, ad esempio, credo con la partecipazione di quasi tutti i deputati, 59, 60, quasi tutti presenti, salvo chi avrebbe dovuto inscenare la solita polemica, stavolta sugli Ato virtuosi, che solo con questa legge, facendo riferimento al decreto legge numero 52/2006, articolo 200, commi 5 e 6 – mi corregga se sbaglio, assessore Russo – potrà consentire di mantenere in vita quattro Ato virtuosi, nove più eventualmente uno, più eventualmente quattro in questo anno di transizione. Quattro, onorevole Raia, quattro! Mentre in quel caso, se permaneva in vita quel famoso emendamento, la parte dattiloscritta, se non ricordo male, erano nove più uno, più i tre metropolitani virtuosi – Palermo, Catania e Messina -, c’era spazio solo per uno. Ora, se in questo anno di transizione, si valuta che quattro virtuosi hanno ragione di esistere, quattro virtuosi potranno resistere. Senza considerare che amministratori bravi che hanno avviato quella esperienza, oltre che essere stati chiamati, al di là degli schieramenti – sarà capitato nel novembre scorso – a redigere il piano di rifiuti, dovranno lavorare, se vorranno e vorranno partecipare in modo che tutta la Regione siciliana sia virtuosa per quanto riguarda la percentuale di differenziata, piuttosto che la benedetta vicenda degli impianti di compostaggio, di utilizzo e riutilizzo delle plastiche, piuttosto che bruciarle con l’emissione di sostanze venefiche. Questo è l’obiettivo che il Governo vuole portare avanti attraverso un rapporto – e lo dico ai siciliani – con il Partito democratico, che è quanto di più limpido e alla luce del sole ci sia, sulle riforme e su quanti emendamenti alle leggi e agli articoli delle leggi ci siamo potuti trovare favorevoli o contrari tra di noi. Un rapporto limpido, non portato avanti all’insegna dell’inciucio e del compromesso. Lo dico e lo sottolineo. Non alla chetichella, come accade nella mia provincia di provenienza. Come se Veltroni, dopo avere perso le elezioni, facesse il consulente di Berlusconi, così il candidato della sinistra a presidente alla provincia, sconfitto, fa il consulente del presidente del centro destra. Dove il più importante ente di sottogoverno della provincia viene affidato, come amministratore unico, a un mandatario elettorale di uno di quei leader di quell’area politica che si scandalizza di questo rapporto che, invece, è trasparente ed onesto ed è fondato sulle cose, non sullo scambio dei favori dei governi o dei sottogoverni. Ecco perché è importante questa occasione. Forse queste cose non avremmo avuto il motivo, il coraggio di dirle. Abbiamo tante difficoltà perché, scusate, mi avvio a concludere, stiamo tentando di avviarci tra mille limiti e mille difficoltà. Saranno gli altri a portarla avanti, dopo, naturalmente, i giovani, forze fresche. Con chi ci sta o con chi vuole dare una mano. Questa esperienza è una piccola rivoluzione. Intanto – lo dicevo qualche giorno fa – è una rivoluzione del nostro modo di pensare, della nostra forma mentis perché siamo abituati sempre a dire di sì, ad inchinarci, a sottometterci, se posso permettermi, per soppiantare il modello con cui è stata governata la Sicilia nei secoli da prefetti o viceré, da ministri o baroni. Avendo capito che c’è in corso questa rivoluzione, questa è l’impronta di un presidente che si è convertito, non ci è nato. Quindi, alle spalle ha tante storie brutte e negative, ha l’autonomia, ha l’idea di autonomia e si sono messe in atto mille contromisure. L La Sicilia è stata governata, signori miei, lo sappiamo, da ascari che hanno sovrinteso con lucro, con fini di lucro, ai saccheggi elettorali ed ai saccheggi delle infinite risorse della nostra terra. Sono questi gli ascari politici più o meno famosi, gli alleati naturali, consapevoli o meno dei campieri e dei capimafia (in fondo, se ci fate caso, fanno lo stesso mestiere, vigilano sul saccheggio e sullo sfruttamento). Un governo autonomista, al di là dei limiti di ciascuno di noi, per quella che è la sua azione politica, è una minaccia mortale e lo combattono con tutti i mezzi. E’
naturale, è una questione per loro di sopravvivenza. Queste due grandi categorie operanti nel sociale e nel politico ed operanti nella criminalità. Autonomia è liberarsi di tutte le ipoteche, di tutte le intermediazioni parassitarie, politiche e delinquenziali. Io credo che tutti noi dobbiamo farlo. Perché al nord sì e non anche al sud? In Sicilia, e non soltanto; e non mi riferisco – almeno leggendo qualche nota dell’Agenzia ANSA di oggi – soltanto al partito della Lega. Intermediazioni che vanno eliminate, se vogliamo salvare la Sicilia! Coloro che vivono come una minaccia mortale questo Governo, questa convergenza di fatto sulle riforme e i loro pupi che a loro volta sono pupi dei grandi poteri, dei grandi partiti, dei grandi potentati, anche se si sentono potenti si affannano a dare una mano, ad aggredire, ad insultare, ad appattare, anzi ad attaccare, e certo qualcuno si presta a dargli una mano, qualcuno che non dovrebbe in questa immane, tragica commedia che si è recitata in Sicilia, salvo l’intervallo di qualche Vespro. Noi ci stiamo incaricando di interromperla questa recita, e spero che la nostra non sia solo un’illusione, e comunque lasceremo ai nostri figli e ai nostri nipoti l’esperienza che questo si può fare, che questo, per l’avvenire, si potrà realizzare. Noi abbiamo il dovere di lottare contro quelli e questi ascari, contro i pupi dei pupi dei pupi della mafia e dell’ascarismo politico, e talvolta le due cose coincidono. Dobbiamo essere forti d’animo, e non farci intimidire dai mille sicari che assoldano e assolderanno; dico una cosa – vedete -, io difendo il mio onore e difendo anche l’onore della Sicilia. Chiedo scusa alla mia Terra, e infangando me – non è colpa mia, credetemi – hanno infangato l’onore della mia Terra e dei milioni dei suoi figli e figlie, persone straordinariamente coraggiose, grandi lavoratori e persone per bene. Ma vi posso assicurare – e credo che questa fermezza la si colga anche al di fuori di quest’Aula – che tengo innanzitutto a questo onore. Dinnanzi a tutti e, se permettete – so che mi stanno ascoltando – innanzitutto ai miei cari, i miei figli e mia moglie, e poi dinnanzi ai siciliani tutti. Dopo a questo onore, tengo alla mia libertà, quella relativa al verbo “attaccare”, tradotto in lingua siciliana. E in ultima istanza, tanto perché sia chiaro, tengo anche alla mia vita. La Sicilia, se saremo forti e non ci faremo intimidire dai sicari che assoldano e assolderanno assecondando – non si tratta di soldi, talvolta – le loro ambizioni, le loro speranze, le loro miserie, ha il diritto di vincere e noi di servirla, costi quel che costi.