Tetto del 30% di stranieri per classe? Come non detto. Passate le elezioni non serve più attirare elettori e dunque l’annuncio – di febbraio – del ministro Mariastella Gelmini su “ il limite previsto che entrerà in vigore in modo graduale e favorirà l’integrazione,” ad aprile viene ridimensionato come “documento che non ha un’efficacia normativa generale ed esterna, non può essere considerato atto regolamentare”. Proprio così ( da Il Fatto Quotidiano)
Tetto del 30% di stranieri per classe? Come non detto. Passate le elezioni non serve più attirare elettori e dunque l’annuncio – di febbraio – del ministro Mariastella Gelmini su “ il limite previsto che entrerà in vigore in modo graduale e favorirà l’integrazione,” ad aprile viene ridimensionato come “documento che non ha un’efficacia normativa generale ed esterna, non può essere considerato atto regolamentare”. Proprio così : prima si è urlato alla necessità di risolvere una volta per tutte il problema delle “classi ghetto” imponendo un tetto rigido. Poi i problemi comunque restano ma intanto il ministero si tutela dicendo che si trattava di indicazioni interne.
Ieri si è svolta la prima udienza per il primo ricorso presentato a febbraio da due mamme (di nazionalità egiziana e rumena) contro il tetto di alunni stranieri nelle classi proposto per l’appunto dal ministro Gelmini. Insieme alle due signore anche l’ Asgi e l’Onlus Avvocati per Niente. Nel ricorso si chiedeva al giudice di imporre l’accettazione delle domande di iscrizione di tutti gli alunni stranieri con le medesime condizioni previste per gli italiani nonché di dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dal Miur e dalla sovrintendenza scolastica regionale nell’aver previsto modalità diverse di iscrizione dei bambini a seconda della nazionalità.
Tutto inutile perché ieri l’avvocatura di Stato per il ministero dell’Istruzione ha sostenuto che si trattava solo di indicazioni interne per gli istituti ma che nessun bambino sarebbe stato obbligato a spostarsi da una classe all’altra in quanto straniero. In effetti già la circolare prevedeva che: “per l’iscrizioni di alunni stranieri si dovranno realizzare accordi di rete tra le scuole e gli Enti locali”. Ma allora che fine fa il tetto del 30 per cento? Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire cosa prevede questa che sembra essere stata una vera e propria bufala mediatica pre-elettorale con l’aggravante che l’oggetto è l’accesso all’istruzione pubblica.
Gli uffici scolastici regionali, di intesa con gli Enti territoriali, comunque, potranno autonomamente definire quanti bambini stranieri per classe si potranno iscrivere alle scuole della propria zona di competenza. Il limite del 30% potrà essere innalzato, dall’ ufficio scolastico, a fronte della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente accadere nel caso di quelli nati in Italia) già in possesso delle adeguate competenze linguistiche . Ma se l’ufficio scolastico non autorizza dove va l’alunno straniero “eccedente”? E chi accerta, all’atto dell’iscrizione, le competenze linguistiche? Un ulteriore passaggio, sempre secondo la difesa del ministero, è che la circolare non pone vincoli ai genitori rispetto l’iscrizione a scuola dei propri figli ma fissa piuttosto l’obiettivo di indurre le scuole ad attivare “criteri di carattere organizzativo esterno al fine di ottenere una equilibrata distribuzione degli allievi con cittadinanza non italiana tra istituti che esistono sullo stesso territorio”. Quindi? Pulmini che spostano i bambini da una scuola all’ altra? Insomma questo rischia di essere un autentico enigma da sciogliere. Circolari – dette anche indicazioni interne – che più che aiutare hanno creato un gran scompiglio tra gli stessi dirigenti scolastici e a tutto ciò va aggiunto anche il fatto che nelle “indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana” il ministero prevede di “assegnare risorse finanziarie ad hoc alle scuole per l’inserimento di bambini stranieri e ulteriori finanziamenti saranno previsti per le scuole dei territori con alta presenza di cittadini stranieri”. Un’ ottima notizia ma che purtroppo agli insegnati abituati a dover combattere con i tagli quotidiani suona piuttosto come un ulteriore inutile annuncio solo di natura politica. La vicenda prosegue: l’11 maggio il dirigente dell’ufficio scolastico regionale lombardo dovrà spiegare al Giudice cosa sta effettivamente accadendo nelle scuole.
da Il Fatto Quotidiano del 10 aprile 2010