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Federalismo e futuro dei precari

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Dopo le elezioni regionali il clima politico è cambiato, si sente sull’acceleratore il piede leghista che preme per le riforme, non ultima quella del federalismo applicato al mondo della scuola. Sul piatto c’è l’arruolamento dei docenti e il futuro di migliaia di precari.

Il federalismo è cosa inevitabile e sarà un federalismo sbilanciato verso nord, in realtà sarà una nuova fase del colonialismo interno che sposterà ancora più risorse da sud a nord. Basti pensare al pronunciamento della Corte Costituzionale che ha negato alla Sicilia di usufruire delle accise che le spettano per Statuto, alla faccia del federalismo.

In gioco ci sono anche altre risorse, quelle umane che riguardano molti settori, compresa la scuola.

Oggi le regioni si occupano già di edifici scolastici, trasporti, formazione professionale. Ma la rivoluzione è alle porte, perchè con il nuovo sistema “federalista” i programmi scolastici e gli standard di apprendimento resteranno gestiti dallo stato centrale, ma le regioni avranno la possibilità di una contrattazione locale integrata che si affiancherà a quella nazionale e permetterà una diversificazione degli stipendi.

Ma alla Lega Lombarda non basta, vuole il controllo da parte delle regioni dell’arruolamento dei docenti. Una richiesta che ha fatto capolino fin dai primi giorni dell’era gelminiana e che oggi diventa realtà grazie ad un disegno di legge a firma Goisis che richiede l’obbligo di residenza, da almeno tre anni,  per iscriversi ad un albo regionale e il blocco del trasferimento per cinque anni. Un duro colpo per i precari e aspiranti docenti del sud che vedrebbero chiudersi una importante via per accedere alla professione.

Un DDL che non è solo uno schiaffo al sud, ma anche ai propri alleati politici (se così si possono ancora chiamare). Infatti la Goisis vuol fare di questo DDL un sostituto del progetto Aprea di riforma, dopo averlo “affossato” in VII commissione cultura, modificando la governance delle scuole. A queste ultime sarà data autonomia statutaria, una carta dei servizi a garanzia degli utenti, saranno finanziati dalle regioni ma le famiglia, gli enti pubblici, i privati potranno contribuire. Non ultimi saranno modificati gli organi collegiali, dai collegi docenti ai consigli d’istituto. Una vera e propria rivoluzione marchio carroccio.

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