Europa – Mondo Il caos per le nuove abilitazioni all’insegnamento attribuibile soprattutto al modello di federalismo scolastico vigente nel paese iberico.
Spagna: parte male la nuova formazione degli insegnanti
15-03-2010 | da flc cgil
Una volta c’era il CAP, il certificato di attitudine pedagogica: era questa l’abilitazione all’insegnamento spagnola. Una abilitazione facile: bastava un mese di corso. Avevano cominciato a capirlo anche alcuni aspiranti docenti italiani: non pochi avevano già provato ad aggirare numeri chiusi e incertezze della SSIS utilizzando la parità formativa garantita anche in questo campo dalla normativa dell’Unione Europea.
Ma da un anno le cose sono cambiate: l’abilitazione spagnola richiede non più un mese di corso ma un anno, articolato in lezioni e tirocini con tanto di tutoraggio. Una soluzione che in Spagna era stata salutata come un miglioramento qualitativo della formazione iniziale dei docenti. Se non che nel passaggio dalla teoria alla pratica le cose si sono rivelate non così facili come sembravano: la stampa spagnola in questi giorni parla di caos nell’avvio dei nuovi corsi di abilitazione.
Ma il caos più che dalla legge nazionale sembra nascere dal federalismo educativo in cui la scuola spagnola è organizzata: si sa infatti che da una decina di anni ormai l’educazione spagnola dipende dalle regioni e non più dal governo centrale. E qui casca l’asino!
Infatti, fatta la legge nazionale – statale, come si dice in Spagna -, il problema diventa la sua applicazione nelle diverse regioni le cui amministrazioni non sempre hanno messo in moto leggi locali adeguate né hanno gli stessi strumenti in termini di risorse umane ed economiche. Ecco che allora in alcune regioni manca una norma sulla valutazione dei tirocini o sul loro tutoraggio, in altre non sono state definite le risorse per pagare i tutor, in altre ancora mancano tutor specifici ( in Andalusia ad esempio ci sarebbe carenza di matematici).
A ciò si aggiunge la critica al modello pedagogico adottato: la divisione netta del sistema secondario spagnolo in bachillerato (licei) e formazione professionale imporrebbe infatti due stili educativi molto diversi.
Ci sono molti quindi che parlano di occasione perduta per la realizzazione di un master formativo nazionale per la docenza e sentono nostalgia di un potere che dia disposizioni centrali almeno su queste cose. La formazione degli insegnanti infatti è regionale, ma una volta abilitati nessuno può vietare agli insegnanti di andare a lavorare in qualunque regione del paese.
E’ un tema interessante che merita attenzione: senza che ancora esista un vero e proprio federalismo scolastico anche da noi si parla con molta, troppa, disinvoltura di albi regionali e di rapporti formazione-impiego quasi automatici (basta sentire Aprea o Gelmini) e si dimenticano le implicazioni nazionali (validità del titolo) e costituzionali (metodo concorsuale) del tutto.
Roma, 15 marzo 2010