Protestano le opposizioni. Bersani attacca, il dl interpretativo è un trucco. Di Pietro, è un golpe Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto interpretativo per risolvere il ‘nodo’ delle liste alle Regionali. “Abbiamo sentito la presidenza della Repubblica che ha detto che valuterà il decreto. Lo farà pensiamo già stasera e domani potrebbe essere pubblicato in Gazzetta ufficiale”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni nella conferenza stampa al termine del Cdm che ha varato il dl sulle liste alle regionali. Con il decreto sulle liste approvato dal Cdm “é stata data una interpretazione autentica delle norme di legge vigenti senza modificarle per consentire ai giudici del Tar di applicare la legge”. Ha detto il ministro dell’Interno. Soddisfatto per la collaborazione tra le istituzioni al fine di garantire a tutti il diritto di voto: lo avrebbe detto il premier Silvio Berlusconi commentando l’approvazione del decreto legge per risolvere il nodo delle Regionali. COLLE VALUTERA’ IL DECRETO Dopo lo stop di ieri del Quirinale a un decreto per la riapertura dei termini per la presentazione delle liste per sanare il ‘caos’ in Lazio e in Lombardia, il governo tenta la carta di un dl interpretativo delle norme elettorali. E questa volta arriva la disponibilità del Colle a valutare il provvedimento. Intanto resta il no netto di tutte le opposizioni a una norma che sani in corsa la vicenda. Per tutto il giorno il leader del Pd Pier Luigi Bersani stoppa questa eventualità chiedendo che si aspettino le decisioni dei giudici. “Il dl interpretativo – attacca – è un trucco. Se decidono così potranno solo aspettarsi una nostra ferma opposizione”. Sulla stessa linea anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini che definisce “intollerabile” delegittimare i magistrati. Ancora più duro Antonio Di Pietro che parla senza mezzi termini di “golpe”. La soluzione del dl interpetativo arriva dopo una giornata di trattative e incontri. Il testo viene messo a punto in un vertice-fiume a Palazzo Grazioli tra il premier Silvio Berlusconi, il ministro dell’Interno Roberto Maroni e quello della Semplificazione Roberto Calderoli, il Guardasigilli Angelino Alfano, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e quello della Difesa Ignazio La Russa e il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Il provvedimento, di pochi articoli, dovrebbe risolvere sia il caso Lazio che quello della Lombardia. Il primo articolo, almeno secondo le ultime indiscrezioni circolate, prevederebbe la preminenza del diritto all’esercizio dell’elettorato attivo e passivo, rispetto agli adempimenti formali; il secondo sanerebbe le irregolarità di carattere burocratico, legate dunque ai timbri o alle firme; il terzo sarebbe volto a dare la possibilità ai dirigenti incaricati di dimostrare con ogni mezzo di prova di essere stati presenti nell’ufficio competente al momento della chiusura della presentazione delle liste. Non solo. Una norma transitoria – è sempre stato raccontato – stabilirebbe, circoscrivendolo unicamente ai casi di Lazio e Lombardia che lo start delle 24 ore, per sanare le liste, sia da intendersi non dal momento della loro accettazione ma dall’entrata in vigore del decreto. Il Colle fa trapelare la propria disponibilità a valutare un testo che dovrebbe essere di mera interpretazione e in alcun modo innovativo. Il Quirinale inoltre, prenderebbe atto che questo diverso provvedimento sarebbe adottato d’urgenza, tenendo presente l’esigenza di una rapida e certa definizione delle modalità di svolgimento della consultazione elettorale. A quel punto, stando agli stessi ambienti del Quirinale, i contenuti del provvedimento del governo sarebbero attentamente valutati appena sottoposti alla firma del presidente della Repubblica. Resta in ogni caso lo stop delle opposizioni. Di Pietro va all’attacco e dice che è anti-costituzionale; Bersani invita il governo a governare, oppure ad “andarsene a casa”. Il testo varato dal Cdm arriva dunque sul tavolo di Napolitano per la firma e verrà attentamente valutato. Nel frattempo sono attesi i responsi del Tar del Lazio e di quello della Lombardia.
da ANSA