In un istituto primario di Genova: a seguito delle richiesta di una parte dei genitori, in difficoltà a collocare i propri figli durante la settimana di sospensione invernale, le frizioni tra la dirigente scolastica e i 66 docenti in servizio si sono risolte con un provvedimento del capo d’istituto che farà molto discutere.
La scuola, si sa, è come una famiglia: funziona al meglio quando ognuno rispetta le regole, i ruoli di appartenenza, i diritti e i doveri che ogni componente è chiamato ad assolvere. Quando però i vari “attori” dell’ambiente scolastico (al pari di quello familiare) entrano in disaccordo, cercando di prevalere uno sull’altro, subentrano tensioni e malumori. Soprattutto perché le conseguenze di queste situazioni (spesso negative) possono ripercuotersi sui più giovani.
Una situazione di questo genere si è creata di recente in una scuola materna ed elementare di Genova, l’istituto Ariosto, nel quartiere di Certosa, dove le frizioni tra la dirigente scolastica (al fianco della quale si sono posti una parte dei genitori degli alunni) ed i 66 docenti sono sfociate in un provvedimento del capo d’istituto che farà molto discutere: la ds ha, infatti, precettato quegli insegnanti della sua scuola che rivendicavano la sospensione delle lezioni come deliberato ad inizio anno scolastico dal Consiglio d’istituto.
A dire il vero la richiesta di tenere aperto il plesso scolastico era giunta nelle scorse settimane da 250 famiglie sulle 600 complessive con figli iscritti nell’istituto ligure: attraverso una richiesta ufficiale hanno spiegato le loro ragioni.
I docenti però, forti della delibera d’inizio anno, si sono opposti. Mentre la dirigente scolastica, Gaetana Feniello, ha spiegato che le difficoltà pratiche di tanti genitori (preoccupati della collocazione dei figli durante la settimana di sospensione) hanno la priorità sulle attività ludiche: “prima viene la scuola e poi le vacanze”, ha tuonato la preside revocando lo stop didattico. Facendo così saltare la settimana bianca a più di qualche famiglia e docente.
Molti maestri, in particolare, hanno tentato sino all’ultimo di far capire alla dirigente che le delibere non possono essere disattese in itinere: per presentarsi in classe hanno così preteso un ordine di servizio formale. Che puntualmente è arrivato: ma più che un ordine a molti è sembrato un precetto.